NATURA E CULTURA 21
Il dialetto
Quando nacque la Provincia di Brindisi, Fasano fu coattivamente staccata dalla Terra di Bari, della quale aveva sempre fatto parte, per essere aggregata alla nuova circoscrizione provinciale.
Ma i secolari legami con il capoluogo regionale sopravvivono, oltre che nei rapporti commerciali, anche nel dialetto, molto più vicino a quelli del sud-barese che non a quelli di matrice salentina. Purtuttavia, il dialetto fasanese marca una netta differenza anche rispetto ai dialetti dei centri confinanti appartenenti alla Provincia di Bari, quasi a testimoniare, in fondo, l'essenza stessa di Fasano come eterna terra di confine, posta proprio sulla linea di demarcazione fra quelle che una volta erano la Terra di Bari e la Terra d'Otranto.
«Secco, asciutto, perentorio, ricco di vocali mute e semimute, con suoni che ricordano la eu francese»: così lo storico Gianni Custodero descrive il dialetto fasanese, sul quale negli ultimi trent'anni sono fioriti saggi e pubblicazioni di studiosi locali, mobilitati in difesa di un patrimonio linguistico prezioso, tramandato oralmente e perciò minacciato di estinzione come tutti i dialetti. Decano degli studi dialettali di Fasano è il prof. Giuseppe Marangelli, che nel '76 diede alle stampe una raccolta di Proverbi fasanesi e dal 1997 al 2000 ha pubblicato un Dizionario fasanese-italiano in tre volumi.
Un essenziale impulso è venuto pure dall'associazione Iniziativa Dialetto, fondata da Fernando Attoma Pepe, che si propone lo studio e la salvaguardia della lingua dei padri come fine istituzionale, e che ha riunito nel volume Parole dialettali (1996) ben 187 locuzioni e vocaboli sottratti all'oblìo e scandagliati nella loro etimologia. La pronuncia esatta del dialetto fasanese può essere appresa solo dalla viva voce degli “indigeni”. Come approccio per il forestiero, si tenga presente che, di norma, le e non accentate sono mute, mentre le ä e le ü (con dieresi) vanno lette con un suono diverso da quello delle vocali a e u.
Alcuni proverbi popolari e modi di dire:
A vìsete d'i fascianéise: chiù 'ssé nzeppäte ca azzéise: la visita dei fasanesi: di più in piedi che seduti. Quando fanno visita a qualcuno, si alzano quasi subito, ma non si decidono mai ad andarsene.
A crianze d'i fascianéise: la creanza dei fasanesi. Quando sono a tavola, lasciano sempre nel piatto di servizio l'ultima porzione.
I fascianéise, pe vènge u peniàume, fàscene a fèste allu chiancàume: i fasanesi, per far vincere il loro puntiglio, fanno festa al “chiancone”. Il motto sulla proverbiale cocciutaggine degli abitanti di Fasano nacque alla fine del secolo scorso, quando fu festeggiato in pompa magna un monumento in pietra al martire locale Ignazio Ciaia.
Add'arréive chiànte u zippe: dove arrivi (a lavorare la terra), pianta un legnetto (come segnale). Perché preoccuparsi se non si riesce a terminare un lavoro? L'indomani si riprenderà dallo stesso punto.
A ciàire se stròusce i a prucessiàume nange caméine: la cera si consuma e la processione non va avanti. Stiamo solo perdendo tempo.
Acquànne nan se päghe, jìngeme tütte: quando non si paga nulla, ùngimi tutto. Ciò che è gratuito, è sempre ben accetto.
di Redazione
10/03/2012 alle 00:00:00
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