PASSIONE A 4 RUOTE
Avevo un sogno ora non dormo più!
Ad un mese esatto dalla 61ª Coppa Selva di Fasano pubblichiamo questa lettera di Leo Pezzolla, capace in queste righe di far capire quant'è grande la passione per il Motorsport nel nostro paese
Come Ray Kinsella (3 lettere per il nome e 8 per il cognome), personaggio interpretato da Kevin Costner nel film “L'uomo dei sogni” del 1989, mi sono ritrovato ad inseguire un sogno senza saperne neanche il motivo.
Eppure, a differenza del personaggio del film, non ho sentito voci strane, ma dopo tanti anni ho deciso di ricostruire la vecchia Fiat 500 con cui mio padre Stefano, scomparso prematuramente nel marzo 1980, correva nel 1979 per l'ultima volta e vinceva la “corsa” di casa. Pur non avendola vinta mai negli anni precedenti per varie problematiche, nonostante la migliore macchina di quel periodo, capace di vincere il Campionato Italiano di categoria nel 1978. Ho fatto altri sport, viaggi all'estero, ma sentivo che mi mancava qualcosa. Di sicuro avrei dovuto iniziare tanti anni fa, appena iniziato a lavorare… all'epoca della Lira, quando non avevo ancora una famiglia e quando non dovevano per forza quadrare i conti a fine mese, ma ho sempre rimandato un modellino dinamico in scala 1:1.
Tutto è iniziato a febbraio del 2010, ho fatto qualche telefonata per sapere che fine avesse fatto quella macchina dopo la morte di mio padre, ma chi doveva sapere non mi ha saputo dire niente, neanche mia madre mi ha potuto aiutare.
Allora ho deciso di smantellare la mia Fiat 500, acquistata nel 2005 e già abbandonata un anno dopo con l'acquisto di un'auto normale. Ma alla carrozzeria della famiglia Guarini ci siamo accorti che la “piccolina”, ormai datata, era irrecuperabile. Allora me ne sono procurato subito un'altra e ci siamo messi al lavoro.
Non avendo ampia disponibilità economica, i lavori di restauro sono andati avanti per tanto tempo.
Intanto sono cambiate un bel po' di cose, addirittura anche i regolamenti. Ho ristrutturato la mia casa, ed essendo quella la priorità assoluta, ho dovuto reperire disponibilità economica, dopo più di 11 anni di lavoro in Sicilia, a giugno del 2016 sono stato trasferito più vicino a casa e, cosa più grave, a settembre del 2015 ho perso mia madre. Sono stato criticato tantissimo da lei, avendo moglie e tre figli, per quello che stavo facendo, ma di sicuro sarebbe stata a persona più curiosa e più contenta di vedere il progetto finito. Purtroppo, non ha fatto in tempo a vedere né la macchina verniciata (il colore me lo aveva detto lei qual era, anche se di sicuro mio padre aveva fatto qualche miscuglio per farla assomigliare a quella dell'auto del suo idolo, Mauro Nesti), né il famoso logo del “cane” sull'anteriore e sule fiancate, operazioni completate dopo maggio 2016, e comunque non so se abbia mai visto la macchina.
A differenza del protagonista del film però, non avevo neanche mia moglie dalla mia parte perché non capiva e non capirà mai quanto io desiderassi arrivare a compimento del mio progetto.
Ho dovuto fare opera di convincimento per il mio preparatore, Dino Vinci (fratello di mia madre), che nonostante all'epoca di mio padre, giovanissimo, fosse in grado di seguirlo e assisterlo nelle gare, cercava di farmi capire che, in effetti, tutto quello che stavo facendo non me lo aveva prescritto il medico!
L'anno scorso eravamo pronti a gareggiare alla 60° edizione della Fasano- Selva, ma per un problema burocratico ci siamo dovuti arrendere a pochi giorni dalla chiusura delle iscrizioni.
Allora c'è stato più tempo per organizzare il tutto. Si fa per dire perché in effetti, da buon fasanese ho provato la macchina per la prima volta solo il giovedì prima della gara e risolto vari problemi addirittura il sabato mattina delle prove.
La prima volta non si scorda mai! In una posta di kart a Polignano a Mare, il 7 giugno ho assaporato per la prima volta le sensazioni che qualcuno aveva cercato di spiegarmi.
Senza mai aver guidato un'auto da corsa mi sono ritrovato catapultato in un mondo nuovo che non so quando mi sembrerà più familiare.
Ho indossato gli stivaletti da pilota lontano dall'auto da corsa (mio padre usava i mocassini ed io ho acquistato un paio di stivaletti omologati che potessero assomigliare a quelli), ma quando mi sono messo a regolare la lunghezza delle cinture di sicurezza e poi mi sono seduto in macchina per indossare sotto casco, casco (rigorosamente aperto e con gli stessi colori di quelli di mio padre) e guanti, ho iniziato a tremare e a stento cercavo di trattenere le lacrime. A 44anni suonati mi sono ritrovato a pensare a quanto avessi aspettato quel momento e quanto tempo avessi dedicato personalmente per arrivare a tutto ciò.
Mio zio cercava di darmi consigli per evitare di farmi fare errori, ma oramai “l'effetto tunnel” si era attivato. Battito alle stelle e occhi lucidi hanno lasciato pian piano spazio al tentativo di essere coscienti il più possibile.
Una decina di giri poi una piccola regolazione e di nuovo in pista… fino a quando una frenata in ritardo ed un “lungo” con un piccolo danno all'anteriore mi hanno riportato alla realtà e al fatto che mi dovevo rendere conto a mie spese di quanto fossi Principiante, quando invece, data l'età, poteva essere la mia 25esima “settimana santa” in vista della Fasano- Selva.
Intanto avevo fatto in tempo a fare danni, stimolando un po' troppo un motore che per alcuni suoi componenti aveva quasi 40anni.
Tornato alla realtà, raddrizzata alla meglio con qualche pugno dall'interno la carrozzeria, si ritornava a Fasano per quantificare i danni. Niente di irreparabile per chi come e più di me aveva voglia di essere sulla linea di partenza due giorni dopo.
Di nuovo in officina a smontare il motore, l'albero motore ci aveva abbandonato già la settimana prima, quindi un giro degli amici per recuperare soluzioni immediate ed entro sera tutto di nuovo montato.
Dovevamo iniziare da dove tutto era finito. Nel 1979 mio padre aveva corso con un motore da 600cc di cilindrata che mio zio aveva gelosamente conservato e con un cambio 4 marce. Per una modifica all'assetto anteriore mi sono ritrovato con un passaporto tecnico relativo ad una categoria in cui sarei partito già svantaggiato, ma sarei comunque riuscito a partecipare.
Tutti con il motore 700cc e quasi tutti con cambio a 6 marce, assetti esasperati e addirittura centraline elettroniche o cambio al volante come le macchine più moderne, ma per fortuna ancora qualcuno con motore “tradizionale” con il quale cercare di fare il confronto.
Il venerdì alle verifiche e il sabato mattina, con in macchina lo stesso porta fortuna di mio padre, qualcuno si complimentava con me per quello che ero riuscito a fare, un mix tra sentimenti e modernità, pur cercando di spiegarmi che non dovevo dimostrare niente a nessuno. Ma in cuor mio sapevo che tutti si aspettavano di veder sfrecciare la macchina con quei colori sulle strade nostrane.
Sulla linea di partenza il sabato, nottata insonne, ero più tranquillo rispetto a due giorni prima, cercando di ostentare sicurezze non mie e battutine per chi era più teso di me.
Per la prima manche ho fatto una bella passeggiata, come un imbranatone perché in tutti questi anni non mi sono neanche interessato di capire e provare le traiettorie giuste, e mi spiace di aver ostacolato chi è partito dopo di me.
Non essendo in grado di fornire informazioni per migliorare le prestazioni, cosa importantissima per poter progredire nel confronto con il cronometro, nonostante l'esperienza mio zio si è trovato ad improvvisare per cercare di darmi una macchina sempre più performante. Nel pomeriggio ben 18 secondi in meno, ma sempre con un tempo altissimo.
Il giorno della gara con condizioni meteo incerte e con la pioggia caduta in nottata, sono comunque riuscito a migliorarmi di ulteriori 12 secondi, seppur rimanendo lontanissimo dai primi. Seconda manche di gara con tempo fotocopia e con tanta delusione, credendo di essere diventato un po' più temerario.
La cosa che aspettavo di più era riscendere il percorso tra una manche e l'altra, cercando di incrociare gli sguardi di chi mi conosce o di chi riconosce solo la macchina dopo tanti anni... cercando di ritardare l'appuntamento con i rimproveri di incoraggiamento di mio zio.
Sarebbe stato bellissimo ripetere il tempo di mio padre del 1979 e cioè 3'36”25 ma nonostante il tracciato più corto, mi ha dato una bella batosta di 23”, e comunque inesorabilmente penultimo tra tuti gli arrivati al traguardo, solo una VIP alle mie spalle.
Andare veloce è tutta un'altra cosa, capire e assimilare che sulla strada che fai spesso, dall'altra corsia non arriverà nessuno non è facile e poi devo confessare di non aver mai fatto prima della gara la curva della Vernesina. Perché io personalmente, se devo andare alla Selva, “taglio” dalla Madonnina. Ma comunque uno con il cognome come il mio non deve cercare scusanti.
Si dice che il DNA non mente, ma il confronto generazionale è improponibile. Intanto sono riuscito a gareggiare prima che mio figlio Stefano compisse 18anni (esattamente 3 giorni dopo la gara) e possa reclamare la proprietà della mia amata Fiat 500. Mi rimane la soddisfazione di una intervista da parte di TeleNorba (trattamento riservato solo ai VIP) in cui ha parlato mio zio, perché io non ero presente e comunque non ci sarei riuscito.
Ma soprattutto la domenica pomeriggio alla fine di tutto, quando tutte le macchine uscivano dal Parco Chiuso per tornare alla partenza, io mi sono ritrovato con le deviazioni del caso a passare con la mia “piccolina”, sotto casa dove viveva mia madre e addirittura in Via Roma dove abitavamo tanti anni fa e dove mio padre aveva il suo negozio di vernici per carrozzeria. Con il rischio concreto che mi sequestrassero la macchina.
Un unico rammarico: dopo 39 targhe/ premio in memoria di mio padre mi aspettavo ben altro da parte dell'organizzazione.
Un ringraziamento va a tutti colori che hanno supportato e sopportato un bambinone con un sogno da realizzare.
LEO PEZZOLLA
di Redazione
09/07/2018 alle 23:36:44
Leggi anche:
serie b1 femminile
La Pantaleo Podio Volley Fasano torna in campionato con la sfida di Crotone