LUTTO NELLE CRONOSCALATE
E' venuto a mancare Don Mimì Scola, icona delle gare in montagna.
il pilota calabrese aveva 86 anni: nel giorno della sua scomparsa, Osservatoriooggi.it vuole ricordare il 'Lupo della Sila'.
FASANO - E' scomparso nella notte, a 86 anni, Domenico Scola, per tutti Mimì, icona delle gare in montagna e grande protagonista di tantissime edizioni della Fasano-Selva. Nel giorno della sua scomparsa Osservatoriooggi vuole ricordarlo con un'intervista rilasciata alla nostra testata cartacea qualche anno fa.
Mimì Scola, 35 volte alla Fasano-Selva
Il calabrese Domenico Scola è il più longevo pilota ancora in attività. A contendergli questo speciale primato è stato, fino a qualche tempo fa, solo il celebre attore americano Paul Newman, che ha gareggiato in competizioni automobilistiche fino all'età di 80 anni. Nato a San Vincenzo La Costa, in provincia di Cosenza, nel 1930, Scola, il “lupo della Sila” (come fu subito ribattezzato sui tracciati di gara), iniziò a correre con le moto all'età di sedici anni. Nel 1948, appena entrato in possesso della patente, trasferì alle auto la sua passione per la velocità. Da allora ha continuato ininterrottamente a partecipare alle varie corse automobilistiche in salita. In quasi sessant'anni di competizioni ha conseguito oltre 500 vittorie. Nel 1972 conquistò il titolo assoluto della montagna. In quello stesso anno vinse anche il “casco d'oro” assegnatogli dal settimanale Autosprint e venne premiato dal papa e dal presidente della repubblica. Vincitore di cinque Trofei della Montagna, ha conquistato nel 2005 e nel 2006 la Coppa Csai del gruppo prototipi E2. Nel 1992 gli è stato assegnato il premio “Pericle d'oro”. Titolare di una concessionaria di automobili a Rende (in provincia di Cosenza), che negli anni ha gestito insieme al figlio Carlo (anch'egli pilota come l'altro figlio Emilio, che invece è un apprezzato ortopedico), Scola ha iniziato a correre con una Fiat Topolino. Poi ha gareggiato con svariate auto: 1100 Tv, Giulietta Alfa Romeo, Alfa Sz, Simca Abarth 1300, Abarth 2000 in oltre venti modelli, Chevron, Lola, March e tutte le evoluzioni della Osella, con la quale corre ancor oggi.
Don Mimì Scola è il pilota che vanta più presenze alla Fasano-Selva: ben 35. Esordì nella gara silvana nel lontano 1956, piazzandosi al quarto posto nella classe turismo 1300 con una Fiat 1100. Ha poi gareggiato a Fasano nel 1961 e dal 1963 al 1966. In quegli anni divenne il vero idolo della cronoscalata, vincendola nel 1965 con una Abarth di potenza nettamente inferiore alle auto degli avversari (una vera impresa!) e piazzandosi secondo nel '64 e nel '66. È tornato a gareggiare a Fasano nel 1978 e da allora non è più mancato all'appuntamento annuale, salendo sul podio al secondo posto nel 1979, nel 1983 e nel 1986, e al terzo posto nel 1978, nel 1984 e nel 1995.
«Ho un grande ricordo del pubblico di Fasano – rammenta don Mimì a distanza di oltre quarant'anni –, gente appassionata e ospitale, che ti apriva le porte di casa con grande facilità. A Fasano ho avuto una tifoseria quasi uguale a quella che avevo in Calabria. Per questo, anche se vi erano gare concomitanti, io sceglievo sempre di correre la Fasano-Selva. Se entravo in un bar non mi facevano pagare, e c'era chi faceva a gara per avermi ospite a pranzo in casa sua. Adesso posso anche dirlo: alcune signore mi facevano la corte e volevano ospitarmi anche di notte nei trulli silvani...».
Qual è il giudizio di questo veterano sul tracciato che da Fasano porta alla Selva? «Negli anni Settanta era molto bello – dice Scola –. Purtroppo poi è stato rovinato con l'allargamento di molte curve. Ora ci sono le chicanes, che io non amo affatto, perché diminuiscono le velocità di punta. Io preferisco l'alta velocità: infatti sono sempre andato meglio nel primo settore, fino alla Vernesina. I punti nevralgici del percorso sono sempre stati la Madonnina (dove una volta presi una botta tremenda), la Vernesina e la Juppa».
Cosa spinge un anziano signore a continuare a correre su auto sempre più veloci e performanti?
«La macchina da corsa per me è la vita – afferma Mimì Scola –. Mi piace stare con i giovani, perché mi sento ancora molto giovane di cuore. Immaginate quanti sacrifici ho fatto in gioventù: partire da Cosenza negli anni Sessanta e spostarsi per correre a Trento, non era cosa facile. Nei primi anni partivo con la macchina da corsa e, raggiunta la meta, cambiavo la testata per avere il mezzo nella massima efficienza. Non mi fermo: proprio nel 2006 ho preso una macchina nuova. Fin quando avrò la patente, continuerò a correre».
A dare una mano al papà ci pensa il figlio Carlo: «Sin dall'età di 12 anni seguo mio padre in tutte le gare – spiega –. Pur non essendo meccanico, sviluppo i rapporti della macchina, risolvo i problemi logistici, in pratica lo assisto in tutto e per tutto. Così, dal 1980 ho cominciato anch'io a correre, insieme a mio fratello Emilio. Si fanno le trasferte insieme. A differenza di mio padre, mi piacciono i percorsi meno veloci. La Fasano-Selva, quindi, non è la mia preferita».
tratto del libro 50 Volte Fasano Selva - Storia di una leggenda sportiva (di Zino Mastro, Faso Editrice, 2007)
di Gianni Mastro
24/02/2016 alle 09:37:16
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