LUTTO NEL CICLISMO
Quel settembre del 76 di Felice Gimondi alla Selva
L'Italia ciclistica piange la scomparsa di uno dei più grandi campioni del ciclismo italiano. Nicola Carlone, giornalista residente alla Selva ricorda alcuni aneddoti di un suo soggiorno a Sierra Silvana
Fasano - La scomparsa improvvisa del Campione di ciclismo nelle acque siciliane di Naxos, per un malore, venerdì 16 agosto, oltre allo stupore porta alla memoria, una vecchia sua considerazione.
«Quel mare fra Ostuni e Fasano l'ho sempre visto dalla bicicletta, le volte che ho corso su quelle strade; ai Mondiali, fummo l'umica nazionale ad andare in altura, a Selva di Fasano, mentre belgi e olandesi stavano al mare. Una volta almeno, conto di venire con la famiglia».
Desiderio mai realizzato quello dell'ex iridato del ciclismo, a differenza del suo avversario di quei tempi, Francesco Moser, che qui viene abitualmente.
Ma la scomparsa del bergamasco, mi porta a una serie di considerazioni e ricordi concreti, che scattano dopo aver risentito proprio Moser, dire oggi (17 agosto), a Radiorai, una cosa che mi aveva spiegato anni fa.
«Vero che eravamo i due maggiori rivali degli anni '70, ma se ci penso bene, il passaggio delle consegne sportive fra noi, avvenne proprio sulle tue strade, laggiù fra Ostuni e Fasano, nel 1976, quando a maggio, vinsi la cronometro del Giro d'Italia a Ostuni con 7 secondi su Felice e poi a settembre io presi la medaglia e lui era il regista della Nazionale».
Gimondi stava a Sierra Silvana, con gli altri azzurri nella prima settimana del settemBre '76. Io c'ero e ben ricordo quel che successe la sera del sabato, viglia di campionato Mondiale.
Un matrimonio a bordo piscina piscina, con tanto di musica, nessuno che poteva rilassarsi e concentrare, in camera ancora peggio. Alle 23, Moser dava i ... numeri, si rischiava un tracollo mentale e così i dirigenti azzurri chiesero a Gimondi, il più celebre, di tutti, di andare per parlamentare. Felice si portò qualche cappellino della Salvarani e chiese di abbassare il volume per i motivi che quelle persone non sapevano e miracolosamente, furono comprensivi al massimo; dovette firmare un centinaio di autografi anche sulle banconote, poi a silenzio conquistato, tornò in camera e tutti presero sonno per le 6 ore rimaste.
Gimondi era dunque il regista di quella Italia ciclistica, come Pirlo o Totti nel calcio, aveva 34 anni e Moser, più giovane di 9, ne prese il posto proprio in quel ritiro azzurro a Sierra Silvana, nei primi quattro giorni di settembre del '76. Ebbe anche il permesso di portarsi la moglie Tiziana, e lei, causa una insistente ventilazione di maestrale si prese la tonsillite e dovette operarsi al ritorno a Bergamo.
Il nostro mare, lo videro dall'aereo, come al solito.
di Redazione
17/08/2019 alle 19:29:03
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