LA PAROLA AL MEDIATORE FAMILIARE
L’importanza di una nuova figura professionale: il Mediatore Familiare
Ospite di Osservatoriooggi.it la dottoressa Maria Custodero: per eventuali quesiti, scrivete a redazione@osservatoriooggi.it
FASANO - Nel corso degli ultimi anni anche nel nostro paese, così come negli Stati Uniti, si sono fatti strada i metodi alternativi di risoluzione delle controversie, anche detti ADR (dall'acronimo inglese di Alternative Dispute Resolution), che sono una serie di tecniche e procedimenti di risoluzione di controversie, alternativi rispetto al giudizio amministrato dagli organi giurisdizionali pubblici. Questi sono diretti a consentire alle parti una soluzione negoziale consensuale della controversia in quanto si concentrano sugli interessi delle stesse, elaborando le cause che hanno portato al disaccordo.
La mediazione familiare nello specifico, è stata definita come quel percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione o ad un divorzio. Essa mira a ristabilire il dialogo tra le parti per poter raggiungere un obiettivo concreto, dato dalla realizzazione di un accordo per ripristinare un equilibrio tra i coniugi e conseguentemente una serenità per i figli. In Italia manca una legge nazionale che definisca le regole per espletare la mediazione, così come i giusti requisiti per poter essere considerato mediatore. Tuttavia di mediazione si parla da oltre un ventennio ed il nostro Paese ha mostrato un notevole interesse verso questa figura. Il mediatore sollecitato dalle parti, nella garanzia del segreto professionale e in autonomia dal sistema giudiziario, si adopera affinché i partner elaborino in prima persona un programma di separazione per sé e per i figli, in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale. Inoltre il mediatore, neutrale, imparziale, professionalmente formato, ha l'obiettivo di promuovere e facilitare l'autonoma negoziazione tra le parti per agevolare il raggiungimento di accordi condivisi e durevoli. La coppia pur non essendo coppia coniugale, continua ad esistere e ad essere presente come coppia genitoriale nell'interesse e per il benessere dei figli!
La principale finalità del processo mediativo è promuovere la relazione genitoriale oltre la rottura delle relazioni di coppia, i genitori sono chiamati a collaborare trovando soluzioni realistiche compatibili con le esigenze di entrambi sulle principali questioni inerenti la gestione, la cura, l'educazione dei figli, il loro mantenimento. In realtà le cose non sono proprio semplici, quando una coppia giunge in mediazione, che sia in modo volontario o perché inviato da un giudice, un avvocato o uno psicologo, lo stato emotivo non è dei migliori. Ovviamente in questi casi si genera un conflitto inteso quale stato disarmonico tra persone, idee o interessi fra loro incompatibili o opposti. La separazione è una realtà che i partner devono affrontare in maniera consapevole e responsabile, rassicurando i figli che il cambiamento in atto non pregiudica il loro rapporto con entrambi perché l'amore di un padre e di una madre rimane per tutta la vita, si accresce nel tempo, si trasforma seguendo le naturali tappe dello sviluppo di ciascuno assecondando, contenendo, partecipando alla loro crescita in maniera consapevole attraverso una presenza costante, responsabile, in grado di sostenere e sorreggere, accogliere e confrontarsi. E' necessario creare un clima di collaborazione, favorire una comunicazione funzionale e costruttiva, permettere uno scambio emotivo leale entro cui rabbia, delusione, frustrazione, dolore possano trovare un luogo ed un tempo d'ascolto, ogni storia va raccontata, ascoltata e "restituita" all'altro, il reciproco riconoscimento consente una circolarità comunicativa e relazionale, favorendo la discussione ed il confronto su proposte, opzioni, soluzioni, possibili equilibri rispetto al progetto del nuovo assetto familiare.
Ma in mediazione si può giungere anche per decidere della divisione dei beni che è, insieme al problema della condivisione dei figli, un altro punto di discussione. Ovviamente questo è un punto importante e di conflitto, ma poiché riguarda la coppia in modo più orizzontale toccando aspetti materiali, è di più agevole soluzione. Comunque si trascende, con la mediazione, la logica del conflitto, le parti sono invitate al dialogo, sono chiamati a responsabilizzarsi rispetto alle scelte, alle decisioni, agli accordi presi nell'interesse loro e soprattutto dei figli, garantendo agli stessi relazioni personali e contatti diretti con entrambi i genitori. Si giunge alla realizzazione di un “contratto”, un progetto non imposto ma negoziato, scelto dai partecipanti, un accordo così definito aumenta la possibilità di essere mantenuto nel tempo, nell'amore dei figli, con la consapevolezza che è possibile separarsi bene e superare la crisi in modo positivo perché proiettati verso il futuro, verso il possibile.
Maria Custodero
di Redazione
19/11/2015 alle 07:25:49
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