LA PAROLA AL MEDIATORE FAMILIARE
Questioni di famiglia: è giunto il momento di cambiare?
Ospite di Osservatoriooggi.it la dottoressa Maria Custodero: per eventuali quesiti, scrivete a redazione@osservatoriooggi.it
FASANO - Inevitabilmente questa settimana dedico un articolo alla questione di attualità che sta occupando ampi spazi televisivi e giornalistici, dividendo nettamente il pensiero di religiosi, politici, giuristi ed opinione pubblica. Nel prossimo numero spiegherò come e perchè siamo giunti a questa situazione; nei vari articoli che seguiranno, invece, sviscereremo ogni istituto trattato.. per oggi preferisco solo riportare e analizzare la realtà che ci si sta prospettando. Sappiamo che le istituzioni stanno cercando la giusta soluzione per disciplinare tutte le nuove forme di 'famiglia' che stanno prendendo piede nella nostra epoca, perchè con forza stanno rivendicando i propri diritti.
Con il saluto del Papa, lo scorso 4 ottobre, si è aperta nell'aula del Sinodo ordinario dei vescovi in Vaticano, la XVI assemblea che durerà tre settimane, dal tema "La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo". Così il Papa, che sta tentando di aprire le vedute ad una Chiesa Cattolica per molti ancorata agli antichi valori e lontana dai giovani, lancia un messaggio: "Una Chiesa con le porte chiuse tradisce se stessa e la sua missione, invece di essere un ponte diventa una barriera. L'uomo che sbaglia deve essere sempre compreso e amato". Questo significa che il Papa continua si a sostenere la famiglia tradizionale, composta dall'unione di amore tra uomo e donna, felice nel cammino comune, grazie al matrimonio che deve essere valorizzato e considerato sempre come indissolubile. Ma d'altro canto, riferendosi ai divorziati e alle coppie di fatto, afferma che chi cade o sbaglia deve essere compreso e amato e la Chiesa deve cercarlo, accoglierlo e accompagnarlo.
Maria Custodero
Sono quattro, nel complesso, le situazioni di coppia analizzate, che necessitano anche di una certa disciplina normativa da parte del legislatore:
Alle comunità dei fedeli viene raccomandata l'accoglienza dei conviventi, per presentare loro l'ideale nuziale ma con un'attenzione particolare viste le difficoltà che una tale scelta può comportare oggi.
Per i separati, si ipotizza invece un aiuto nel cammino del perdono e se possibile della riconciliazione, ma soprattutto un ascolto dei figli che sono vittime di queste situazioni.
Per i casi di rottura irrecuperabile, viene poi ribadita la necessità di istituire centri di consulenza locali per valutare l'eventuale nullità del matrimonio naufragato. (ed anche sulla nullità del matrimonio ci sono delle novità che vedremo in un secondo momento!) Infine vi è la questione dei divorziati risposati, quella che richiederà un'approfondita riflessione nel Sinodo, tanto che quasi un quinto della relazione introduttiva insiste su questo tema.
Sarà, inoltre, la stessa assemblea a valutare eventuali novità nell'approccio all'affettività omosessuale. Il coming out, ovvero la decisione di dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale, di monsignor Charamsa, avvenuto proprio alla vigilia dell'appuntamento sinodale, ha riportato alla ribalta l'argomento. «Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità», ha spiegato il quasi ex sacerdote polacco. Il quale dice di parlare adesso perché questo «è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l' astinenza totale dalla vita d' amore, è disumana». «Devo parlare di ciò che ho subito al Sant' Uffizio, che è il cuore dell' omofobia della Chiesa cattolica, un' omofobia esasperata e paranoica».
In un documento della Congregazione per la dottrina della fede, si sottolinea che non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia, ma anche che gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza e a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Dunque, accettare e rispettare chi vive una realtà diversa da quella tradizionale, evitando così ogni discriminazione, ma non dare loro la possibilità di considerarsi famiglia..?!
Abbiamo molti spunti per approfondite riflessioni per cui mi fermo qui, a questa breve illustrazione della realtà nella quale, Chiesa Cattolica e Politica, si trovano a dover disciplinare e vi saluto lanciando una provocazione: a prescindere da quello che si deciderà nelle prossime settimane, la società nella quale viviamo, è davvero pronta a tutti questi cambiamenti? La nostra forma mentis è limitata a quello che da sempre ci è stato insegnato, o davvero è giunto il momento di cambiare e di aprire le nostre vedute, eliminando ogni forma di ingiustizia e discriminazione?
di Redazione
09/10/2015 alle 15:47:01
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