CHIUSURA RASSEGNA
La grande lezione di legalità e perdono di don Pino Puglisi raccontata ne 'U parrinu'
Al Teatro Sociale per la finale della rassegna 'Springtime', il bravissimo Christian Di Domenico ha portato in scena un monologo sulla vita e sugli insegnamenti di un uomo umile e coraggioso
FASANO – Era piccolo di corporatura ma un gigante d'amore, di risolutezza e coraggio: don Pino Pugliesi è stato ucciso da Cosa Nostra il 15 settembre 1993, eppure, la valorosa lezione di legalità e perdono da lui divulgata ha continuato a far sentire la sua pesante voce e continua ancora a farlo. A vent'anni dalla sua morte, nel 2013, la Chiesa lo ha beatificato e, per l'occasione, uno stimato artista ha deciso di raccontare la storia di quel Padre umile, sempre pronto ad aiutare i bisognosi e a prendersi cura di bambini e adolescenti a cui andavano impartiti insegnamenti opposti a quelli predicati dalla mafia. L'attore e regista Christian Di Domenico (settentrionale di nascita, con genitori meridionali e pugliese d'adozione) porta nei teatri, nelle scuole italiane e ovunque sia richiesto ‘U parrinu - La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia', un intenso monologo che attinge alla realtà intrecciando le vicende del drammaturgo-interprete con quelle di don Pino. Proprio al Teatro Sociale di Fasano, ieri sera (mercoledì 21 maggio), la rappresentazione è andata in scena per la 114° volta in occasione della chiusura della rassegna teatrale ‘Springtime' organizzata dall'Associazione ‘Babele', presieduta da Mimmo Mongelli, e dal Comune.
Con sensibilità e rinomate capacità interpretative, Di Domenico è riuscito a fondere le sue vicende autobiografiche a quelle esemplari compiute da quel Prete, amico di sua madre, sempre presente come guida spirituale, confidente o amico. «Ho conosciuto don Puglisi quando ero piccolo - racconta l'attore -. I suoi occhi brillavano di una luce speciale che non so spiegare. Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56°compleanno, un colpo di pistola alla nuca ha spento quella luce e ha segnato un pezzo di storia della Chiesa e della società civile in Italia». Anche attraverso questo vibrante monologo ‘U parrinu', per riprendere il dialetto siciliano, diventa uno straordinario veicolo di valori come la speranza, l'amore, il coraggio e il perdono anche in posti dove albergano solo odio e atroce violenza.
L'inno nazionale apre la messa in scena: nell'estate del 1982 l'Italia vinceva i mondiali e Di Domenico venne spedito in Sicilia, insieme al fratello, in un campo estivo diretto dall'incredibile don Pino. L'esistenza di un ragazzo con tanti sogni e problemi legati alla giovinezza si intrecciò a quella di un prete che voleva cambiare lo stato delle cose in un paese dove a comandare erano gli "uomini d'onore". A Brancaccio, quartiere difficile di Palermo dove non esistevano scuole ma prostituzione giovanile ed una altissimo tasso di omicidi, don Puglisi diede il massimo per risollevare umanamente e spiritualmente le famiglie e soprattutto i giovani. Il suo invidiabile coraggio e il suo modo d'agire si scontravano con la mafia che lo condannò a morte per mano di Salvatore Grigoli.
La voce del piccolo Davide, figlio di Christian Di Domenico, che recita il Padre Nostro, la preghiera preferita di don Pino Puglisi, chiude l' emozionante racconto su un servitore di Dio che mai potrà essere dimenticato.
di Angelica Sicilia
22/05/2014 alle 06:56:30
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