INCONTRO CULTURALE
Amani El Nasif: dalla Siria a Fasano per raccontare il riscatto di una donna musulmana
Ieri (lunedì 28 aprile), nella sala convegni dell'Hotel Sant'Elia, la giovane autrice del romanzo 'Siria mon amour' ha raccontato la sua ribellione nei confronti della famiglia e dell'Islam
FASANO – Denunciare il fanatismo religioso crudele e distruttivo, conquistare un'esistenza libera e felice, riscattare la condizione delle donne islamiche sottomesse e condizionate dallo strapotere degli uomini: sono questi i motivi per cui Amani El Nasif ha deciso di ribellarsi alle costrizioni familiari e impedire le nozze combinate con un cugino iracondo e violento. La giovane siriana ha presentato il suo libro-racconto ieri (lunedì 28 aprile) nella sala convegni “Europa” dell'Hotel Sant'Elia: l'incontro letterario rientra nell'ambito della rassegna multiculturale “Primavera d'autore”, organizzata da Mario Valentino dell'Associazione di volontariato Bambini Ospedalizzati ed inaugurata lo scorso 13 aprile con il dibattito, intavolato dal giornalista Rai Sandro Petrone, sul caso Marò.
Il secondo appuntamento, messo a punto in collaborazione con l'Università del Tempo Libero e l'Università della Terza Età di Pezze di Greco, si è incentrato sull'intenso volume “Siria mon amour”: la scrittrice narra la sua vita spensierata in Italia, a Bassano del Grappa, dove è nata e cresciuta fino all'adolescenza in cui, giunta all'età da matrimonio, è stata ricondotta nel rurale villaggio asiatico d'origine per essere concessa al futuro indesiderato marito. Data l'evidente bellezza della ragazza, “per mio padre ero una banconota con le gambe”: queste le parole di Amani quando ha spiegato che il gretto genitore l'avrebbe venduta al miglior offerente.
La giovane siriana, durante i 13 mesi di permanenza nell'abitazione familiare, è stata duramente punita, quasi mortalmente, per il suo carattere indomabile e fiero: ha subìto percosse e sferzate per aver tolto le scarpe in casa in una giornata di caldo eccessivo o per aver salutato un parente maschio; è stata costretta ad indossare il burqa completo, con altri due abiti come “sottana”, nonostante il clima torrido e, per tutte le ore diurne, doveva dedicarsi ai lavori di casa (senza l'ausilio di lavatrici o altri elettrodomestici) e ai servigi per gli uomini, padroni assoluti del destino femminile. I mariti, infatti, se nella prima notte di nozze non riscontrano la verginità delle proprie spose, le ripudiano: vengono, così, arginate dalla società ed accolte solo dagli anziani vedovi.
Amani ha cercato più volte di suicidarsi ma la sua forza d'animo alla fine ha trionfato: fuggita da una terra autentica e cruenta, è tornata in Italia, è convolata a nozze per amore ed ha avuto una figlia che, significativamente, ha chiamato Vittoria. Ha perdonato la madre, la quale ingenuamente l'aveva riconsegnata al clan natale, e si è avvicinata ai valori migliori professati da Gesù. Assieme all'amica giornalista Cristina Obber, ha iniziato a scrivere un diario necessario ed urgente che è diventato un romanzo scottante e veritiero. Ora, quella ragazza siriana condannata all'infelicità e alla crudeltà è diventata una donna serena, emancipata, attenta a portare la sua esperienza nelle scuole per far sì che, nel nostro Paese, certi soprusi non accadano più o vengano denunciati immediatamente.
Il prossimo appuntamento della stessa rassegna è previsto per domenica 18 maggio: il giornalista Paolo Brosio racconterà la sua particolare esperienza religiosa.
di Antonella Argento
29/04/2014 alle 07:03:45
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