INCONTRO CULTURALE
Rodolfo Falcolini: napoletano di nascita, fasanese d'adozione
Ieri (giovedì 10 aprile) l'Università del Tempo Libero ha omaggiato l'uomo che ha rilanciato il Teatro Sociale e il Cinema Mastroianni, aiutando i poveri e aprendo una tipografia
FASANO – Riscoprire illustri fasanesi che hanno apportato un significativo contributo alla città: è questo l'obiettivo che la locale Università del Tempo Libero persegue nei giovedì culturali, in cui si raccontano pezzi di storia e di memoria collettiva. L'appuntamento di ieri (10 aprile), in particolare, che si è svolto nella sala di rappresentanza del Palazzo municipale, è stato dedicato alla figura di Rodolfo Falcolini, napoletano di nascita, trasferitosi a Fasano tra le due guerre mondiali per motivi lavorativi: un personaggio che, nel nostro Comune, ha fatto tanto per rigenerare la vita sociale e artistica di una realtà contadina impoverita.
Nell'incontro sono intervenuti l'assessore alla pubblica istruzione Renzo De Leonardis, il presidente dell'Utl Antonio Carbonara, l'avvocato Italo Gentile e i figli di Rodolfo, Mario e Renato Falcolini; la prof.ssa Palmina Cannone ha presentato accuratamente l'onorario concittadino: Rodolfo Falcolini, appartenente ad un'agiata famiglia di origine partenopea, nacque nel 1895, si diplomò come ragioniere e iniziò a lavorare per le Ferrovie dello Stato, proseguendo una tradizione di famiglia (il nonno, infatti, era stato il primo capostazione della tratta Napoli-Portici nel 1839); a testimonianza dell'intraprendente professione, i figli di Rodolfo hanno mostrato ai presenti il copricapo portato dal padre fino al 1925, anno in cui, dopo aver partecipato allo sciopero nazionale (Falcolini aderiva al socialismo nel periodo in cui prendeva potere il fascismo), fu licenziato.
Sposato con Cecilia Liantonio e alla ricerca di un nuovo mestiere, si trasferì a Fasano e s'impegnò in numerose attività: si intestò una tipografia ubicata proprio in via del Balì (tra i molti giovani apprendisti al suo seguito, vi fu il noto Nunzio Schena); continuò ad interessarsi alla politica italiana (ospitò in città il leader del Psi Pietro Nenni); investì tempo e denaro per la promozione del Cinema Mastroianni (nel tempo in cui iniziavano ad essere diffusi i lungometraggi sonori) e per il rilancio del Teatro Sociale che, proprio grazie a lui, fu frequentato da insigni attori: Angelo Musco, Peppino Mancini ed anche Totò (Antonio De Curtis), il quale donò 50 mila lire ai più poveri del paese.
Instancabile nelle sue occupazioni quotidiane, Rodolfo Falcolini fu anche presidente dell'ospedale “Umberto I” di Fasano (fece in modo che il nosocomio acquistasse il primo apparecchio radiologico della struttura) e dell'Istituto “Canonico Rossini”; si dedicò alla sezione locale della Croce Rossa, alla cura della chiesa di s. Francesco da Paola, all'assistenza minorile e all'aiuto gratuito nei confronti di diseredati e reduci di guerra. Insomma, ebbe un animo nobile con un solo vizio: quello del fumo, che lo portò alla morte nel 1964.
Il vicesindaco Gianleo Moncalvo, dopo aver appreso quanto di buono Rodolfo Falcolini ha fatto per la comunità fasanese, ha accolto la proposta dei relatori di intitolare una strada ad un uomo che, con umanità e solidarietà, ha onorato la città, lasciando traccia di sé negli scritti e nei ricordi di chi l'ha conosciuto quando era in vita.
di Antonella Argento
11/04/2014 alle 06:42:47
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