SPETTACOLO TEATRALE
Il dramma moderno di Amleto al Teatro Sociale di Fasano
Ieri sera (martedì 8 aprile) primo appuntamento della rassegna 'Springtime' dell'associazione 'Babele' con la pièce di Michele Sinisi
FASANO – Era il 1600 quando William Shakespeare scrisse “Amleto”: la tragedia si incentra, appunto, sulla storia di Amleto, principe di Danimarca; questi, rimasto orfano di padre in seguito alla sua misteriosa morte, è costretto a fronteggiare strani fatti: uno spettro inizia ad aggirarsi di notte nel castello e la regina, prontamente rassegnatasi all'improvvisa vedovanza, sposa Claudio, fratello del defunto re. Ben presto si scopre che il fantasma in questione è lo spirito del sovrano che, ucciso meschinamente da Claudio, chiede ad Amleto di vendicarlo e di riappropriarsi del regno usurpato. Il giovane uomo, inorridito dal rapporto che la madre, Gertrude, intrattiene con l'assassino, rifiuta ogni idea di vita coniugale e respinge l'amata Ofelia, costringendola a chiudersi in convento. In un susseguirsi di situazioni drammatiche e ambigue, muoiono, uno dopo l'altro, tutti i personaggi della tragedia: Ofelia, in preda alla follia, si suicida; Polonio (consigliere del re) e Laerte (figlio di Polonio) vengono uccisi da Amleto; la regina muore dopo aver bevuto il vino avvelenato e lo stesso protagonista, una volta trafitto il re con la spada, soccombe alla sua tragedia.
Questa inestricabile trama di intrighi regali e tradimenti familiari è stata rappresentata ieri sera (martedì 8 aprile) al Teatro Sociale di Fasano, nel primo appuntamento della rassegna “Springtime” messa a punto dall'Associazione culturale “Babele” con il patrocinio del Comune di Fasano: nella pièce ha recitato l'attore pugliese Michele Sinisi della compagnia “Teatro Minimo”, che ha impersonato principalmente Amleto, dando voce, però, anche agli altri personaggi sopra citati.
La rivisitazione si è rivelata singolare ed intensa: l'interpretazione di Sinisi ha portato in scena le ossessioni, la pazzia, le paure e la solitudine di un Amleto moderno, incompreso e spodestato dalla vita e dalla realtà. Sul palco, infatti, ci sono solo sedie vuote che riportano i nomi degli altri soggetti: il protagonista si ritrova a farsi domande e darsi risposte, spiegando la propria storia per bocca degli altri, risultando uno spettro che, proprio come il padre, vive un'esistenza effimera e priva di affetti.
La narrazione ha sfiorato a tratti il farsesco con espressioni dialettali e gestualità accentuata, allontanandosi a volte dal dramma shakespeariano. Ma, probabilmente, la modernità della tragedia di Amleto che Sinisi ha voluto raccontare è proprio questa: un groviglio di emozioni dominato dal delirio dei sensi, dalla mancanza di certezze, dalla perdita dei valori e dall'inesorabilità della morte, che dissolve tutte le inquietudini della vita umana.
di Antonella Argento
09/04/2014 alle 06:35:27
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