RASSEGNA AMATORIALE
La divertente ‘Casa di frontiera’ ha aperto il festival di teatro ‘Di scena a Fasano’
Nella serata di ieri (4 ottobre) la compagnia napoletana de ‘Gli Ignoti’, diretta da Guglielmo Marino, è stata la prima ad esibirsi per l’attesa kermesse messa a punto dal sodalizio fasanese ‘Peppino Mancini’
FASANO – In un periodo storico in cui c'è ben poco da festeggiare (onorate con un minuto di silenzio e la commozione degli stessi attori le vittime del naufragio a Lampedusa), uno spettacolo teatrale che si conclude con ‘Viva l'Italia' lascia un alone di speranza. A più di 150 anni di distanza dall'Unità della Nazione, l'augurio è quello di poter abolire ogni diversità tra settentrione e meridione, tra cittadini e immigrati, tra chi ha tanti diritti e chi non ne ha nessuno. Su questo messaggio ha voluto insistere ‘Casa di frontiera', esibizione con cui si è aperto il Festival di Teatro Amatoriale ‘Di scena a Fasano' organizzato dal gruppo di attività teatrali ‘Peppino Mancini' con il patrocinio del Comune. Ieri sera (venerdì 4 ottobre), al Teatro Sociale, la compagnia partenopea de ‘Gli Ignoti' ha portato in scena il testo in due atti scritto da Gianfelice Imparato nel 1993.
L'autore trasferì sul palcoscenico uno spunto reale: in quell'anno, infatti, il Prof. Miglio, promulgatore dei ‘valori' della Lega Nord, esprimeva in televisione il suo disappunto verso la gente del Sud che stava contaminando la cultura delle terre padane. Nella storia, per l'appunto, i protagonisti sono i napoletani Gennaro (Guglielmo Marino, anche regista dello spettacolo) e Addolorata (Patrizia Pozzi), fratello e sorella che vivono a Milano, confinati in una sorta di riserva. Il loro obiettivo è quello di superare l'esame che li faccia diventare a tutti gli effetti dei cittadini del Nord. L'assistente sociale Olga (Mariella Avellone) cerca di insegnare loro i corretti modi di esprimersi e comportarsi. Cambiare nome e cognome, modificare le abitudini culinarie, abbandonare espressioni linguistiche della propria terra, apparire in modo diverso: a tutto questo sono disposti i nuovi Genny e Dolores. Il loro processo di integrazione si rivela piuttosto difficile, anche a causa dell'interferenza del genuino Ciro (Marino Gennarelli) che, con la sua irriverenza mette a rischio ogni sforzo verso il traguardo. Il susseguirsi di equivoci e risate conduce il pubblico all'epilogo.
Brama e difficoltà verso la ‘settentrionalità' altro non sono che un verosimile incubo di Gennaro. Il sogno angoscioso del protagonista, però, ha oggi un drammatico eco di attualità. La prima delle sei rappresentazioni selezionate per il Festival ha divertito il pubblico utilizzando ironia e veracità tutta napoletana ben enunciata degli attori che, su un piccolo palco-casa, hanno cercato di raccontare le assurde divergenze tra frontiere che sono mentali, non territoriali.
di Angelica Sicilia
05/10/2013 alle 07:11:26
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