CULTURA & SPETTACOLO
Quando è la donna a tentare Satana
Il nuovo volume del fasanese Domenico Legrottaglie
Copertina del libro Domenico Legrottaglie, Il diavolo tentato –Dramma in tre atti (Adattamento teatrale dell’omonimo dramma di Giovanni Papini), Schena Editore, 2012, pagine 51, euro 10,00.
Identità cristiana e libero arbitrio, crisi morale e desiderio d'amore, ricerca spirituale e sfida al diavolo tentatore, a sua volta tentato da una donna. Sono le tematiche straordinariamente profonde e avvincenti che il nostro concittadino Domenico Legrottaglie srotola nella sua ultima fatica letteraria “Il diavolo tentato” (dramma in tre atti), edito da Schena.
L'opera, un adattamento teatrale dell'omonimo dramma di Giovanni Papini, si legge tutta di un fiato, e per il tema analizzato, e per lo stile linguistico limpido, incisivo, coinvolgente, che l'Autore declina con sapiente arte nei vari dialoghi.
Protagonista è un Satana, che vacilla sopraffatto dal peso del dubbio; gli altri personaggi: il diavolo Uriel, l'arcangelo Rafael, Virgia, i fedeli, il coro. L'azione temporale non a caso si svolge il 29 settembre, festa di san Michele arcangelo, santo tanto caro al prete-poeta conterraneo don Filippo Bonifacio, vissuto a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.
Domenico Legrottaglie, psicologo-psicoterapeuta, si serve della sua esperienza professionale per penetrare con un escavatore metaforico nella roccia psichica degli attori del dramma, estraendone pensieri, ricordi, fragilità, dubbi, sfide.
Ne viene fuori un dramma moderno, in cui lo stesso lettore diviene protagonista delle situazioni psicologiche incastonate sulle pagine.
Ogni parola dell'Autore pennella ora la presunzione, oggi solo teoretica, di Satana, la sua “collera impotente”, la maschera di una convenzione metafisica, che gli impedisce di “rifar la strada all'insù”, ora il sapiente argomentare dell'angelo Rafael, che gli risponde: “Dio aspettava un segno (...). Tu che sei l'ingannatore vuoi ingannare anche te stesso (...). Se al Suo dolore risponderà il tuo dolore sarai salvo.”.
Giovanni Papini (1881- Firenze – 1956) aveva scritto “Vita di Cristo” prima della tardiva ma clamorosa “rimpatriata” a casa del diavolo (a cui fu sempre affezionato in modo speciale) nell'opera “Il diavolo. Appunti per una figura diabologica” (Vallecchi, Firenze, 1953), che presenta in appendice il radiodramma in tre tempi “Il Diavolo tentato”, scritto precedentemente nel 1950 e trasmesso due volte dalla Radio Italia.
La concezione del Papini è che il Sommo Dio è assoluto, mentre il Diavolo è limitato. Concetto ripreso e rielaborato da Legrottaglie, che inocula nel demonio il “dubbio della tentazione in senso contrario a quella che ebbe la prima donna” (Il Tentatore tentato, Secondo Atto), come giustamente nota il prof. Pietro Magno nella prefazione.
Dunque il diavolo sedotto si avvicina alla debolezza degli uomini. Il male è conseguenza di una scelta. E Satana ricorda i momenti antecedenti alla sua rovinosa scelta dalla quale non vuole recedere. È qui che il filo dei suoi ricordi si fa principio arbitrario folle, logicamente improbabile, inefficiente come base di vita etica, nella quale rifiuta di rientrare.
Nel III Atto Virgia assurge ad eroina del mondo femminile di tutti i tempi nella sua crociata di riscatto contro colui che tentò Eva.
“Se tu avrai la forza di tornare ad essere quello che fosti – dice al Demonio – ti prometto l'amore del genere umano. E intanto, come infima caparra, accetta il mio amore. ”
Una tentazione forte... Satana di rimando: “ (...) Quel che non riuscì ad un Arcangelo riuscirebbe forse ad una donna? E a Uriel che lo invita ad andare, risponde: “Andiamo! Ma dove?”
L'Autore si chiede: “Ma se il diavolo smettesse la sua opera, gli uomini sarebbero meno tentati o addirittura non più esposti alla tentazione?”
Un interrogativo che la nostra epoca dovrebbe porsi nell'alveo dell'esperienza effettuale della morale individuale e collettiva.
A Domenico Legrottaglie va anche il merito di aver rivalutato Giovanni Papini che, per dirla con Jorge Borges, è stato a lungo ingiustamente dimenticato. Oggi, per fortuna, l'opera dello scrittore fiorentino viene letta da angolazioni critiche nuove, scevre per quanto possibile di giudizi ideologici precostituiti, mirante piuttosto ad una riscoperta propriamente letteraria.
di Palmina Cannone
19/04/2012 alle 18:37:15
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