PROGETTO HERMES
"La luna e i falò" a Lama D’Antico
Ieri 3 agosto è andata in scena l'opera di Pavese a cura di Luigi D'Elia per il progetto HERMES
Fasano - Complice un luogo d'incanto e una luna piena, ieri 3 agosto è stata la serata perfetta per narrare una storia intima e delicata. Sul palco un magistrale Luigi D'Elia si è fatto tramite di un'opera senza tempo. Per il progetto HERMES, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese e l'amministrazione comunale, è andato in scena, a ingresso gratuito, La luna e i falò di Cesare Pavese in chiave teatrale in una Lama D'Antico accogliente.
L'opera di Pavese è il punto d'arrivo di una ricerca interiore ed esteriore che ha portato l'autore a scrivere una sorta di Divina Commedia delle Langhe, frutto delle sue ricerche in ambito mitologico e antropologico. La luna e i falò è l'espressione di un autore che tenta disperatamente di appartenere a un luogo, di trovare un posto nel mondo e di abitarlo in serenità. Anguilla, Nuto, Silvia e Santa: i personaggi si contendono una scena che tende a voler essere idilliaca, ma fatica a esserlo. Dopo il viaggio in America e il ritorno nelle Langhe, Anguilla spera di trovare quel luogo sacro che aveva lasciato da bambino, ma così non è: il paese sulle colline è cambiato, la gente è cambiata. Allora qual è la vera destinazione del viaggio di ritorno di Anguilla? Forse è sé stesso, forse è la rinnovata pace che rincorre e che ha avuto esito nel ritorno alle radici.
Il lavoro autoriale di Luigi D'Elia con la regia di Roberto Aldorasi va verso questa direzione. Con un'interpretazione eccezionale, l'attore è riuscito a reggere il palco in solitudine tenendo il pubblico con il fiato sospeso.
A fine spettacolo l'abbiamo raggiunto per qualche domanda.
Rivisitare Pavese è un'ardua impresa. Quali sono state le difficoltà?
«Le difficoltà sono state legate al fatto che è un testo in cui succedono pochissime cose, a eccezione dell'incendio finale. Quindi, è una narrazione messa a servizio più di un'emozione, di un sentimento che di fatti che accadono. Infatti, man mano nella riscrittura sono arrivati espedienti dal mondo magico, come i conigli. Di solito, la narrazione dovrebbe scorrere come in un film. Il romanzo di Pavese, invece, è come un adagio. La difficoltà, allora, è stata di mettere la narrazione al servizio di un modo di tornare e di vedere le cose».
Qual è il connubio tra teatro e Parco Rupestre?
«Fantastico. C'è stato un inizio bellissimo, con il gatto che è salito sul palco. Quando si riesce a stare in sintonia con il luogo è un'emozione profonda. Sta lì il perché di recitare in questi luoghi, altrimenti non avrebbe senso».
Dal punto di vista emozionale, com'è stato interpretare questo testo?
«È molto emozionante perché dentro ci sono tante vite, tantissimo tempo, ci sono salti nel passato e nel futuro. L'emozione che sento è come essere attraversato dalle cose della vita, delle persone che ci passano dentro. È davvero emozionante, perché è come dialogare con il tempo».
di Sara Altamura
04/08/2023 alle 09:14:01
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