EVENTO FILOSOFICO
Libertà Rampanti: un percorso nel tempo sul concetto di libertà
Ieri 21 luglio Egnazia è stata la location per un excursus filosofico a tre voci
Fasano - La luna, gli ulivi, la filosofia. A volte basta poco per tornare indietro nel tempo, per sentirsi proiettati in una dimensione antica e suggestiva. Questo è il potere di una location eccezionale, il Parco Archeologico di Egnazia. Ieri 21 luglio è stata la serata perfetta per discorrere di filosofia grazie all'indagine a tre voci Libertà Rampanti, organizzata dal Teatro Pubblico Pugliese insieme alla Direzione regionale Musei di Puglia. Quarta e ultima tappa, dopo Bari, Manfredonia e Canne della Battaglia, l'evento ha visto sul palco Sara Chiappori, Mario Perrotta e Vito Mancuso discorrere sul concetto di libertà. A leggere passi di letteratura, filosofica e non, è stato Mario Perrotta che, con intensità, ha interpretato i brani di un exursus ben curato e intenso. Sara Chiappori, con le sue domande e la sua guida, ha preso la parola invitando Vito Mancuso a commentare i brani letti.
Non si poteva non partire dal popolo che ha fatto della libertà il suo pensiero più alto e lo ha espresso in teatro: con Sofocle e l'Edipo Re – la più perfetta delle tragedie – i Greci hanno affermato l'esistenza di un destino-necessità. La libertà, dunque, non esiste, ma a tutto soggiace un destino già scritto, spesso crudele, che ha come luogo d'arrivo una necropoli. Per Vito Mancuso, però, la libertà non è solo una necessità; essa è caratterizzata da tre pilastri: consapevolezza, creatività, responsabilità. Se la prima è evidente nell'Edipo Re, la terza lo è nell'Antigone, la figlia di Edipo che si oppone alla legge.
La libertà è un concetto complesso, che si snoda nel tempo attraverso riflessioni e confessioni, come quelle di Sant'Agostino. Il padre della Chiesa si chiede quale sia la natura dell'uomo e quale la potenza dell'io. Libertà, quindi, è un viaggio teoretico nella mente di ognuno, che eleva lo spirito e congiunge a Dio. Non sempre, però, si trovano risposte: con Shakespeare e l'Amleto si ricade nel dubbio dell'essere e del non-essere, che paralizza l'azione. Non scegliere, a volte, è un esercizio di libertà: restare nel dubbio spinge a interrogarsi e a essere, per questo, liberi. Come Candido, il celebre libretto di Voltaire, in cui la libertà è legata strettamente al concetto di fraternità e dell'homo homini lupus: quale libertà possibile se non ci si può fidare dell'altro? Ecco che l'idea di libertà si collega a quella di bene. Un bene che in Dostoevskij e nei Fratelli Karamazov è sepolto sotto il nome di giustizia che sottende una verità triste: l'uomo, forse, non vuole essere libero in virtù della sua avidità.
Per concludere si è fatto un balzo nel Novecento, con Elsa Morante e il suo Il mondo salvato dai ragazzini e Italo Calvino con il Barone Rampante. Una libertà, quella novecentesca, che arriva da un forte senso di ribellione che porta l'uomo a essere creativo e ad affermare la sua determinazione nel mondo. A simbolo di ciò c'è Cosimo, il barone rampante, che sceglie di vivere di albero in albero per autodeterminarsi in un mondo che non gli piace.
Una serata, questa, che ha visto dialogare tre voci in una piacevole indagine su un concetto che, oggi, è importante e necessario.
di Sara Altamura
22/07/2023 alle 08:06:38
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