INTERVISTA A MARIO INCUDINE
Fasanomusica: venerdì arriva Mario Incudine con il suo spettacolo “Mimì da Sud a Sud”
Venerdì 17 marzo, al teatro Kennedy, uno spettacolo che aprirà una finestra sul conterraneo Domenico Modugno
Fasano – Parlare di Domenico Modugno non è mai facile: tanto si è detto e scritto su colui che rinnovato il cantautorato italiano. Venerdì 17 marzo lo farà un artista a 360°, il siciliano Mario Incudine con il suo spettacolo “Mimì da Sud a Sud – sulle note di Domenico Modugno” nell'ambito della 40° stagione concertistica di Fasanomusica al Teatro Kennedy, apertura porte ore 20, sipario ore 20:30.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Mario Incudine in una pausa del suo tour italiano. 23ì'
Autore, cantautore, attore, regista: chi è Mario Incudine?
«Mario Incudine è tutto questo e nessuno di questi, perché non si può essere una cosa senza esserne un'altra. Io mi autodefinisco un “musicante”, un curioso, un artigiano della musica e della parola che quando si combinano creano quello che sono. Non potrei essere musicista se non fossi attore, non potrei essere attore se non fossi cantante, non potrei fare il regista se non avessi una visione d'insieme di questi aspetti in maniera dialettica. Nel mio essere “musicante” c'è anche l'aspetto di girovago che è parte della tradizione popolare, come il primo Modugno che scrisse i primi testi raccontando il suo paese».
Come nasce lo spettacolo “Mimì. Da sud a sud sulle note di Domenico Modugno”?
«Nasce da un gradissimo amore che ho per Modugno e per la prima parte del suo repertorio che è poco conosciuto. Oltre ai pezzi conosciuti come “La donna riccia”, “Lu pisce spada” ma ci sono brani come “Lu grillu e la luna”, “Pizzica po” o “Sceccareddu 'Mbriacu” che sono dei veri capolavori di cui molti ignorano siano stati scritti da Domenico Modugno. Mi affascinava quest'artista che voleva fare l'attore ma faceva il cantante e il musicista. Ogni sua canzone era un atto unico dove lui cantava, suonava e recitava. Lui aveva inventato un nuovo modo di raccontare storie e di fare teatro, facendosi precursore di tanti generi: per la prima volta mette su un palcoscenico la pizzica che, sino ad allora, era relegata ad un aspetto antropologico e sociale. Attraverso di lui volevo raccontare la vita di chi, come me, viene dalle periferie e dal sud del sud (per dirla citando Carmelo Bene) e cerca il suo posto nel mondo. Lui da Polignano a Mare e San Pietro Vernotico è diventato uno dei più grandi artisti italiani nel mondo».
Qual è il suo rapporto con Domenico Modugno?
«É un rapporto di emulazione, di grandissimo rispetto e grande reverenza. Lui ha inventato tutto quello che c'era da inventare nella musica contemporanea, ha inventato anche la nuova canzone d'autore: se noi pensiamo a “Volare” una canzone che inizia con la stessa nota che si ripete per nove volte. Lui ha rivoluzionato la canzone d'autore, il teatro. Un grande Maestro a cui io aspiro, volevo usare la sua grandezza per raccontare un po' della nostra vita di artisti».
Domenico Modugno era un pugliese che ha raggiunto il successo fingendosi un siciliano: lei è un siciliano che interpreta un pugliese…
«Esattamente! Da siciliano dico che lui fingendosi siciliano da pugliese ha raccontato la Sicilia meglio di come lo abbiano fatto i siciliani, forse perché aveva un distacco, un filtro che lo rendeva obiettivo e oggettivo. A lui venne facile “fingersi” siciliano perché il dialetto di San Pietro Vernotico, e più in generale il salentino, è molto simile a quello siciliano; doveva spostare solo qualche accento. Io tra poco interpreterò “Rinaldo in campo” al Teatro Greco di Tindari, dove anche lui si è esibito, come già mi è capitato con “Liolà” a Palermo. Mi sono reso conto che Rinaldo in campo era un siciliano: Domenico Modugno lo ha interpretato per la prima volta ed era un pugliese, poi Massimo Ranieri che era un napoletano ma nessun siciliano, sarò io il primo. Mi faceva riflettere che a fare i siciliani sono sempre gli altri, un po' come accade nelle fiction televisive».
Fasano è a pochi km da Polignano a Mare e San Pietro Vernotico, quali sono i sentimenti con cui affronta la preparazione a questo spettacolo nella “sua” terra?
«È la prima volta che lo spettacolo viene messo in scena nella sua terra e l'emozione è immensa. Questo spettacolo parla del primo Modugno ed è veramente importante farlo qui. Infatti, colgo l'occasione per ringraziare Fasanomusica per avermi dato questa opportunità, per me è un sogno che si avvera portare lo spettacolo a pochi km dove realmente lui è cresciuto».
In ultimo, si rivolga ai fasanesi per invitarli al Teatro Kennedy il 17 marzo per lo spettacolo in programma per Fasanomusica…
«Io direi che è assolutamente indispensabile e imprescindibile assistere a questo spettacolo, scopriranno il loro Modugno, quello più autentico e se ne innamoreranno sempre più. È uno spettacolo che in qualche modo racconta non solo di Modugno ma anche di loro e di tutti noi, sarà uno spettacolo specchio. Avranno l'opportunità di ritrovare quel Sud autentico che ha trovato il suo modo per “Volare”».
di Redazione
15/03/2023 alle 06:46:28
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