INTERESSANTE INIZIATIVA
I social network creano dipendenza: se ne è discusso a Fasano
'Dalla rete alla gabbia: rischi giudiziari e aspetti psicopatologici da uso improprio dei social network': questo il tema dell'incontro organizzato da 'CityLab'
FASANO – In un'epoca in cui è possibile comunicare nell'immediato con persone vicine e lontane utilizzando strumenti tecnologici all'avanguardia e agevoli, ciò che va perdendosi sono le relazioni interpersonali, i dialoghi faccia a faccia e l'investimento emotivo: gli anni 2000 sono stati scanditi dall'irrompere della virtualità che piano piano sta confondendo la verità e la stessa realtà. Un interessante incontro a proposito di questi temi si è tenuto ieri pomeriggio (venerdì 28 aprile) nella ex mediateca comunale organizzato dall'associazione culturale “CityLab”, scuola di partecipazione e cittadinanza attiva, che ha dato al seminario (il primo di una serie di appuntamenti sull'argomento) questo significativo titolo: “Dalla rete alla gabbia: rischi giudiziari e aspetti psicopatologici da uso improprio dei social network”. A relazionare sono stati due esperti del settore: lo psicologo Luigi Pugliese, specializzato in psicologia della comunicazione e dei nuovi media, e l'avvocatessa civilista Maria Potenza, con particolari competenze in diritto minorile e della famiglia, counselor e mediatrice familiare; a condurre il dibattito è stato l'ingegnere Michele Cisternino, membro del sodalizio promotore dell'iniziativa.
La discussione ha toccato snodi fondamentali inerenti alla materia, quali la crescita esponenziale del numero di utenti online, la normativa legata alle modalità di utilizzo delle piattaforme social e le conseguenze di questo fenomeno sulla mente umana: nato come rete di scambio per un gruppo di amici universitari, Facebook, ad esempio, è diventato la piazza virtuale per eccellenza che oggi conta, solo in Italia, 29 milioni di persone iscritte (nel 2008 invece erano “solo” 216 mila); l'accesso a un social network implica una serie di bisogni funzionali e aggreganti (comunicare, conoscere, ma anche affermarsi, avere visibilità, curiosare) che, soddisfatti (o almeno così si crede) nel proprio spazio fittizio, sembrano soppiantare i rapporti individuali: e proprio questa assenza di concretezza, questa convinzione di essere in contatto attraverso uno schermo, fa quasi dimenticare di avere a che fare con esseri dotati di sentimenti e reazioni. Tanti accorgimenti, sui social network, vengono a cadere e originano offese gratuite, diffusione di notizie false, divulgazione di materiale privato o pornografico, violenza, adescamento, furto di identità.
Attualmente la legge a riguardo è molto severa e non tollera più la libertà assoluta di parola e di azione sui social network, soprattutto quando va a ledere la dignità altrui. Sono tante le sentenze già emesse per reati di diffamazione, abuso delle immagini altrui, violazione della privacy, creazione di un falso profilo e mancato consenso alla trasmissione di dati personali. È necessario prestare molta attenzione a quello che si scrive o si pubblica o si condivide sulle proprie pagine, perché costituisce sempre elemento di prova in un eventuale processo. Una parentesi spiacevole è costituita anche dalle cosiddette “bufale” che fomentano polemiche fondate sul nulla. Questa ossessione virtuale che si mostra più accentuata che mai nelle giovani generazioni rischia di generare una serie di disturbi non da poco conto (si pensi all'“astinenza” da cellulare qualora se ne venisse privati) che andranno a incidere sulla stessa conformazione del cervello. È il rischio che si corre in questo secolo, in cui la stragrande maggioranza della popolazione è già assuefatta alla tecnologia.
di Antonella Argento
29/04/2017 alle 02:27:59
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