APPUNTAMENTO CULTURALE
Massimo Roscia a Fasano come giustiziere della grammatica italiana
Lo scrittore ha presentato il suo ultimo lavoro in un evento organizzato dal Presidio del libro in collaborazione con la Libera associazione forense
FASANO – Massimo Roscia è un artigiano della parola e il suo eloquio trasuda consapevolezza, onestà e soprattutto rispetto. Rispetto per quello che è un patrimonio collettivo inestimabile: la lingua italiana, spesso bistrattata, adoperata senza rigor di logica e privata delle sfumature di bellezza che da sempre le appartengono. L'autore del delizioso volume Di grammatica non si muore (Sperling & Kupfer), che nel 2014 aveva già scritto l'anomalo noir La strage dei congiuntivi (Exorma), ieri pomeriggio (venerdì 17 febbraio) ha presentato il suo ultimo libro nella sala di rappresentanza del Palazzo municipale, in un evento organizzato dal locale “Presidio del libro” in collaborazione con la Libera associazione forense “Francesco Saponaro” (che raccoglie avvocati di Fasano e Cisternino) e con il patrocinio del Comune di Fasano.
Dopo l'introduzione della prof.ssa Annamaria Toma, la presidente della Laf Italia Ditano ha iniziato a dialogare con il giornalista, che insegna anche comunicazione, tecniche di scrittura emozionale ed editing: stuzzicato sui temi centrali della sua analisi linguistica (l'uso di apostrofo e punteggiatura, l'impiego corretto del congiuntivo, l'introduzione spropositata di neologismi o forestierismi nel parlato quotidiano), Roscia ha avviato una conversazione eloquente ma ironica, per comprendere in modo scherzoso (ma non troppo) quali sono gli errori più comuni che si commettono nella conversazione o negli elaborati. Proponendo esempi concreti e coinvolgendo il pubblico nella ricerca degli strafalcioni più diffusi, l'autore è stato più efficace di un prontuario di mille pagine, aiutando a comprendere le potenzialità della lingua se utilizzata nel giusto modo.
Il discorso è stato abbracciato dal procuratore capo della Repubblica al Tribunale di Brindisi Marco Dinapoli, che cogliendo al volo le suggestioni di Roscia riguardo a tecnicismi, linguaggi settoriali e testi straripanti di inutili orpelli, ha ammesso, nel suo intervento finale, che anche gli atti composti in ambito giuridico a volte sono illeggibili per gli stessi addetti ai lavori, in quanto prolissi, densi di retorica e di difficile comprensione. La giusta via di mezzo tra questi estremi, ossia tra un gergo troppo semplificato e l'ampollosità senza un fine preciso, si trova sicuramente nella conoscenza adeguata della lingua italiana che la faccia abitare in ogni veste nel modo migliore.
di Antonella Argento
18/02/2017 alle 04:15:09
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