Il filosofo Paolo Ercolani a Fasano: 'Prima che uomo o donna, siamo esseri umani'

FASANO – Viviamo in una società estremamente evoluta sotto tanti punti di vista, eppure conserviamo un atteggiamento e un modo di pensare che ci lega inesorabilmente al passato: l'antico e ben radicato pregiudizio contro le donne. Il disprezzo per il genere femminile, la convinzione che al gentil sesso non spettassero certi ruoli e certe libertà in virtù di “deficienza fisica” e fragilità e­mo­tiva, ha accompagnato secoli e secoli, senza mai scomparire. In Italia (e anche oltre), nessuno studioso aveva mai intrapreso un'analisi storiografica e culturale del pregiudizio misogino. Fino a quando il prof. Paolo Ercolani del­l'Università di Urbino, filosofo, giornalista e scrittore, non ha deciso di ap­pro­fondire l'intricato argomento in un saggio edito da Marsilio intitolato Contro le donne.

L'autore è stato ospitato nel Chiostro dei Minori Osservanti di Fasano nella se­ra­ta di ieri (sabato 17 settembre) per il primo degli appuntamenti di una ras­se­gna d'approfondimento su tematiche d'attualità che coinvolgono le donne or­ga­niz­zata dal Comune e fortemente voluta dall'as­ses­­sore alla Cultura, Annarita Angelini, e dall'assessore alle Pari Opportu­ni­­tà, Cinzia Caroli. Quest'ultima, nel­l'introdurre l'appuntamento, ha vo­lu­to ribadire che «la differenza tra uomo e donna esiste, ma deve essere con­si­de­rata una ricchezza da enfatizzare, contro ogni discriminazione». Nel sot­toli­nea­re la ne­ces­sità di allontanare ogni ste­reo­tipo, la dott.ssa Caroli ha ri­mar­ca­to l'im­por­tanza dell'educazione, il ruolo che la scuola e le famiglie han­no nello sviluppo di un approccio critico che permette di allontanare ogni giu­dizio det­ta­to dalla paura e dalla mancanza di conoscenza. Prima di passare la parola al prof. Ercolani, l'assessore Angelini ha invece sa­lu­ta­to i presenti con la lettura della poesia A tutte le donne di Alda Merini.

A condurre l'intervista nel corso della serata è stato l'avv. Stefano Palmisano, che ha voluto avviare l'interessante conversazione facendo un doppio rife­ri­mento: l'ennesimo episodio di stupro consegnatoci dall'attualità (quello della 13enne di Melito Porto Salvo, ndr) e il dipinto di Magritte (del 1934) in cui un volto di donna viene privato di individualità – poiché gli occhi sono diventati seni, il naso è rappresentato dall'ombelico e il pube sostituisce la bocca –. «Tutto questo non ci sorprende, perché il pregiudizio è duro a morire – ha ribattuto Ercolani –». Nel suo libro, infatti, ha spiegato come, dalle origini della società occidentale, filosofi, pensatori, padri della Chiesa e uomini di scienza abbiano alimentato lo stereotipo dell'inferiorità femminile, consegnando il peso di questa eredità ai loro successori, e persino alle donne stesse che hanno finito per sminuirsi, nonostante le battaglie femministe.

Di fronte al persistere di questi pregiudizi, il filosofo-scrittore propone di «recuperare la nostra essenza di esseri umani, di porre l'affetto al di sopra delle leggi». E a tal proposito cita la storia di Antigone (decisa a dare degna sepoltura al cadavere del fratello anche contro il volere del re, venne condannata a vivere per sempre in una grotta fino a quando pose fine alla sua vita impiccandosi) come «metafora che ci insegna a rivalorizzare la sfera dei sentimenti».

In Contro le donne l'autore compie un viaggio nella Storia e nella diffusione del giudizio negativo contro il genere femminile, sfata falsi miti – ad esempio, puntualizza che l'imposizione del velo alle ragazze si diffuse nella democratica Atene –, contestualizza e collega pensieri e comportamenti. Le sue pagine si prestano a un'attenta lettura maschile e femminile. Perché «bisogna liberarsi dal “narcisismo di genere”, capire che prima che uomo o donna siamo tutti esseri umani, individui sociali»: questa in definitiva la via d'uscita che auspica Ercolani.  L'appuntamento ha suscitato grande interesse nei presenti aprendo un partecipato dibattito.