INCONTRO CULTURALE
'Le vittorie imperfette' di Emiliano Poddi in primo piano a Selva di Fasano
Il libro dello scrittore brindisino è stato presentato al circolo tennis silvano: intervistatore d'eccezione il sindaco di Fasano Francesco Zaccaria
FASANO - Alle Olimpiadi di Monaco, anno 1972, si sfidano Stati Uniti e Unione Sovietica nella finale del torneo di pallacanestro. Una finale annunciata che non è, non può essere soltanto una questione di sport. Specialmente dopo il massacro di atleti israeliani, avvenuto pochi giorni prima nel villaggio olimpico. Una partita che entrerà nella storia per la prima sconfitta americana ma soprattutto per gli ultimi tre secondi che, come spiega Emiliano Poddi nel suo libro "Le vittorie imperfette", diventano "un imbuto spazio-temporale che sembra inghiottire il passato e il futuro".
Proprio Poddi è stato protagonista ieri sera (sabato 30 luglio), al Tennis Club a Selva di Fasano, di un incontro organizzato dal Lions Club Fasano Host e dal Leo Club. A conversare con l'autore, proprio sul libro "Le vittorie imperfette", il sindaco di Fasano Francesco Zaccaria che con Poddi ha condiviso la passione per la pallacanestro. E' stata la presidente del Lions Club Fasano Hosto Lucrezia Florinda Bini a introdurre la serata mentre i giovanissimi Renato Muzzupappa e Mariangela Renna hanno letto qualche passo del libro.
"In questo libro - spiega Poddi - il sogno comune di due ragazzi, il russo e l'americano, ma anche del narratore della storia che si chiama come me, è quello di arrivare alle Olimpiadi. I due giocatori ci riescono a Monaco e arrivano a disputare la finale. Chi da piccolo, praticando sport, non ha mai sognato tutto questo. Nel mio libro racconto pure la storia dei tornei di Cisternino di fine anni '80 in cui russi e americani si sfidavano per quel sogno nemmeno geograficamente lontano da noi. Oggi c'è un'esasperazione del professionismo. Nella finale di Monaco, ad esempio, gli americani non erano professionisti ma ragazzi del college. C'era più spirito olimpico che comunque non è ancora del tutto estinto. Adesso, con tutto quello che sta accadendo, si nota come i russi, molti dei quali saranno esclusi dalle olimpiadi, sono come deibambini a cui è stato sottratto un sogno, quello per cui hanno faticato una vita. Queste emozioni sono rimaste, il contesto attorno è tutto cambiato".
Poddi, nel suo libro, riesce nell'intento di ridare vita a una partita talmente paradossale che se ne potrebbe mettere in dubbio l'esistenza. Alla narrazione autobiografica si alterna quella, frutto della fantasia dell'autore, che segue le vicende e i pensieri più intimi dei due protagonisti della partita, i numeri quattordici Kevin Joyce e Sasà Belov. Il primo, l'americano, si preparava alle Olimpiadi nel ritiro di Pearl Harbor, luogo-simbolo della più grande disfatta americana; il secondo, il russo, faceva lo stesso ma a Stalingrado. Joyce non ha mai più davvero ripreso a vivere e narcotizza il suo trauma visitando compulsivamente musei: conoscerà Jacqueline, la sua salvezza, grazie alla solitudine che si nasconde nei quadri di Hopper. Belov, che di quella finale segnerà il canestro decisivo, tornerà in patria accolto da eroe ma, vittima della depressione, contemplerà passivamente il suo fallimento e verrà arrestato anni dopo per aver contrabbandato jeans americani. Poddi, come detto, parla dei tornei di Cisternino ma anche dell'amore tra i suoi genitori, entrambi appassionati cestisti. Racconta degli americani che rifiutarono la medaglia d'argento e di come abbiano vissuto quella partita come un dramma. Una bella storia, sapiente e frutto di ricerche accurate dettate dalla passione per la palla a spicchi.
di Redazione
31/07/2016 alle 06:12:12
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