TESTO EMOZIONANTE
'Radio Shame': note di denuncia con Michele Savoia al Teatro Sociale di Fasano
L'attore fasanese e Vincenzo Ciardo hanno portato in scena il loro spettacolo a chiusura della rassegna organizzata dall'associazione 'Le Nove Muse'
Foto di Michela Di Leo
FASANO – Le interferenze stridenti che fuoriescono dalle casse di un vecchio apparecchio penetrano nella mente degli spettatori e nelle tre storie interpretate dai due attori Michele Savoia e Vincenzo Ciardo in “Radio Shame”, in scena al Teatro Sociale di Fasano ieri sera (giovedì 26 maggio) in occasione della chiusura della rassegna artistica messa a punto dall'associazione culturale “Le Nove Muse” nella stagione 2015/2016.
A introdurre l'ultimo appuntamento del cartellone approntato dal sodalizio è stata la presidente Amalia Di Leo, che ha tirato un po' le somme dei primi 13 mesi di gestione del bene comunale. Numerosi sono stati gli eventi organizzati e ospitati, notevole la risposta da parte di un pubblico eterogeneo, che è tornato a riappropriarsi di uno spazio collettivo, molte le idee in cantiere per il prossimo anno, tra cui la manifestazione “Teatro Sociale: open day all'arte” (per leggere il bando clicca qui) che si svolgerà domenica 8 gennaio 2017.
All'apertura del sipario, ecco il primo quadro: Vincenzo Ciardo ripercorre il suo dramma di uomo solo che, in modo inconsapevole, si trasforma in crudele carnefice capace di uccidere l'amore di una vita. Il suo racconto, dapprima intimo e compassionevole, rimbalza a velocità crescente sulle note di vergogna che risuonano nell'aere. E quando le luci si abbassano resta un'unica consapevolezza: il femminicidio non è una recita.
Nel secondo monologo s'insinua dolcemente la voce e la storia di Mia Martini, l'artista che, prematuramente scomparsa in circostanze misteriose, ha lasciato un vuoto nel panorama musicale italiano che può essere colmato soltanto dalla pienezza delle sue canzoni. Dedita al canto sin dalla più tenera età, percorrendo una strada disseminata di ostacoli, Mimì Berte fu capace di mettere da parte la propria carriera per l'amore proibito di un uomo (Ivano Fossati), eclissarsi per 6 anni quando le fu affibbiato il titolo di portajella ma poi risorgere dalle proprie ceneri come una fenice per l'ultimo grido lanciato dall'Ariston nel 1989: Almeno tu nell'universo. Michele Savoia restituisce dignità alla donna scandagliando a fondo i testi di quei brani già preludio di tanto dolore. E lo fa con una delicatezza che affascina e ancora una volta commuove.
Intensa l'interpretazione finale di Vincenzo Ciardo, che ciclicamente racconta il dramma dell'Aids e di come questa malattia possa sterminare famiglie e sogni. Senza pregiudizi i due attori hanno dato lustro a un teatro di riflessione che non lascia adito a equivoci: una bella sfida (vinta) da loro che, nonostante la giovane età, si sono messi in gioco come protagonisti, autori e registi allo stesso tempo.
di Antonella Argento
27/05/2016 alle 01:06:43
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