L'Università del Tempo Libero di Fasano contro la violenza sulle donne

FASANO – Parlare di violenza sulle donne o di femminicidio genera spesso luoghi comuni o equivoci: ma il delicato argomento deve essere opportunamente affrontato affinché le vittime di atti scellerati possano trovare il coraggio di denunciare ogni atteggiamento nefando. L'Università del Tempo Libero “San Francesco d'Assisi” di Fasano ha dedicato al tema l'incontro che si è svolto ieri pomeriggio (venerdì 26 febbraio) nella sede sita ai Portici delle Teresiane: per l'occasione sono stati presentati i primi due volumi della trilogia poetica e letteraria “Ciò che Caino non sa”, intitolati rispettivamente “La tela di Penelope” e “Odi et amo”, curati dalla scrittrice Maria Teresa Infante, originaria di San Severo.

L'appuntamento, introdotto dalla presidente dell'Utl Palmina Cannone, ha previsto gli interventi dello psicologo Aldo Maschietti, del sociologo Nino del Giudice e della giornalista Antonella Argento. I relatori hanno puntato l'attenzione sui diversi “antecedenti” della violenza di genere: l'emancipazione della figura femminile, che sfugge ormai al controllo dell'uomo; lo sgretolamento delle famiglie, in cui mancano coesione e modelli di riferimento; il tam tam mediatico scatenato dalle notizie dei femminicidi, che tuttavia vengono apprese quasi con indifferenza e senza la reale valutazione della gravità del fenomeno.

La poetessa Maria Teresa Infante ha avuto modo di segnalare l'importanza delle associazioni che si occupano di sostenere le donne nella battaglia a difesa della loro dignità: per questo motivo erano presenti Massimo Massa di “L'Oceano nell'anima” di Foggia e Regina Resta di “Verbumlandi-Art internazionale” di Galatone. La voce recitante di Mariella Brai, accompagnata alle note suonate alla chitarra da Stefano Pistoia, ha omaggiato le liriche più significative delle due antologie proposte sulla materia trattata: versi intrisi di sensibilità, profondità e grazia, aspetti che certamente non mancano a quelle donne oltraggiate che cercano la propria salvezza nella scrittura.