32ESIMA STAGIONE CONCERTISTICA
L'anima e il cuore di Napoli in un concerto speciale per Fasanomusica
Nel 32° cartellone è stato aggiunto uno spettacolo dal titolo 'Napoli, anema e core' portato in scena ieri, 17 aprile, al Teatro Sociale
FASANO – “Napule è mille culure, Napule è mille paure”. Con un sentito omaggio al compianto Pino Daniele, attraverso le indimenticabili parole di Napule è, si è chiuso un concerto dedicato all'universo letterario napoletano, fatto di versi e canzoni impresse nella memoria universale. La 32esima stagione concertistica di Fasanomusica, infatti, ha offerto ai suoi abbonati uno spettacolo dal titolo “Napoli, anema e core” andato in scena ieri sera (venerdì 17 aprile) nel teatro Sociale. Sul palcoscenico è salito il gruppo di “teatralmusicanti” composto dal baritono fasanese Ciro Greco, che proprio nel 2015 festeggia trent'anni di carriera, da Donato Schena alla chitarra, Leonardo Lospalluti al mandolino e la voce narrante e coinvolgente di Floriana Uva.
In un susseguirsi di ricordi e emozioni, la serata ha riproposto la canzoni del repertorio classico in dialetto napoletano, poesie e aneddoti: elementi affascinanti che appartengono ad una terra incantevole. Tutto si è originato dal “Mito di Partenope”, la più bella sirena del Golfo che incantava chiunque la sentisse cantare. La leggenda vuole che ella si suicidò dopo un rifiuto di Ulisse e che da lei sia nata la città di Napoli.
Il programma è entrato nel vivo von l'esecuzione di Reginella (Bovio - Lama), seguita da I te vurria vasa (Russo - Di Capua) e dalla lirica Zuoccole, Tammorre e Femmene di Totò. L'intimistico pezzo Anema e core (Manlio – D'Esposito), che ha dato il nome al concerto, e Tu ca nun chiagne (Bovio – De Curtis) hanno incantato il pubblico. La musica ha lasciato il posto ai famosi versi della poesia A livella di Totò, sintesi di come, a prescindere da ciò che si è fatto in vita, con la morte si diventa tutti uguali. La melodia è tornata protagonista con la dichiarazione amorosa di Dicitancello vuie (Falvo – Fusco) e la famosa Torna a Surriento (G. e E. De Curtis). Dopo la declamazione di Scamorza, muzzarella e pruvulone di Salvatore Tolino, i bravi musicisti sul palco hanno suonato Pagliaccio – La tarantella.
Il concerto è proseguito con A vucchella (D'Annunzio – Tosti) e Marechiare (Di Giacomo - Tosti), mentre i versi di A gatta d'o Palazzo di Eduardo De Filippo ha anticipato alcuni dei più grandi successi della napoletaneità: Tu si' ‘na cosa grande resa nota da Domenico Modugno e Malafemmena, il celebre brano che Antonio De Curtis, in arte Totò, dedicò ad una donna affascinante e insensibile alle sue pene, la cui vera identità, resa nota dalla figlia del Principe della risata, sembra coincidere con la moglie Diana Bandini Lucchesini Rogliani. Del grande artista poi, è stata ricordata la poesia La donna che ha anticipato l'esibizione strumentistica de La danza di Giacomo Rossini.
Nell'ultima parte dello show, si sono susseguite canzoni simbolo dell'anima napoletana: O sole mio (Capurro – Di Capua ), O surdato Nnammurato (Cannio - Califano) e Funiculì Funiculà (Turco - Denza), interrotte soltanto dal ricordo del componimento Comme a tanne di Titina De Filippo. Gli artisti, talentuosi e molto abili nel ricreare atmosfere sognanti che hanno coinvolto il pubblico, hanno proposto in conclusione Te voglio bene assaje, un pezzo scritto nel 1835 ma ancora capace di emozionare.
È stata proprio Napule è a chiudere un cerchio sempre aperto sull'anima e sul cuore napoletano che, al di là del tempo, continueranno a preservare la sua carica emotiva servendosi di musiche e parole.
di Angelica Sicilia
18/04/2015 alle 06:21:02
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