COMMEDIA DI SUCCESSO
La follia (reale) di un manicomio in scena al Teatro Kennedy di Fasano
La compagnia 'Peppino Mancini', diretta da Mimmo Capozzi, ha concluso la rassegna 'Psiche e manie' con lo spettacolo tragicomico 'Un altro medico dei pazzi' di Eduardo Scarpetta
Foto Annarita Casale
FASANO – L'arte che meglio riesce a rappresentare la follia è certamente il teatro: gli attori in scena, come gli uomini nella vita quotidiana, mostrano ossessioni ed atteggiamenti stravaganti ed eccentrici che fanno sorridere, ma anche riflettere gli spettatori. Divertire e invitare a meditare sono stati gli obiettivi dello spettacolo tragicomico “Un altro medico dei pazzi”, interpretato ieri sera (giovedì 16 aprile) al Teatro Kennedy dalla compagnia fasanese “Peppino Mancini”: la pièce, scritta e diretta da Mimmo Capozzi e liberamente ispirata all'opera omonima di Eduardo Scarpetta, ha chiuso l'applaudita rassegna “Psiche e Manie”, messa a punto dallo stesso Gruppo di Attività Teatrali “Peppino Mancini” in collaborazione con Michelangelo Busco, art director del Teatro Forma di Bari, e con il patrocinio del Comune di Fasano.
La recita è iniziata nel completo silenzio: il pubblico ha trovato sul proscenio i pazienti di un manicomio indaffarati in occupazioni futili. Ad un certo punto una voce dall'alto, quella del direttore (Mimmo Capozzi), annuncia che la terapia può cominciare: i bizzarri individui si trasformano così nei personaggi di una simpatica messinscena ed indossano, sopra al pigiama chiaro, gli abiti tipici del loro ruolo. Nella narrazione, protagonista è Ciccillo, un ragazzo che vive da anni a Napoli alle spalle dello zio Felice Sciosciammocca, residente a Roccasecca; per spillargli sempre più soldi, gli fa credere di essere uno studente di medicina e di aver aperto una casa per i pazzi, ma in realtà spende ogni spicciolo nel gioco d'azzardo.
Un giorno, però, lo zio arriva inaspettatamente a Napoli con moglie e figlia. Ciccillo, per nascondere le sue malefatte, inventa che la Pensione Stella, in cui abita, è un manicomio, e presenta gli ospiti con quelle manie che (nella finzione) li hanno portati alla follia: agli occhi di Felice, Amalia, la proprietaria ridanciana, diventa una signora che vuole costringerlo a maritare la giovane figlia; Michelino, il savio direttore, si atteggia a strambo cantante lirico; il Maggiore appare come un comandante allontanato dal servizio per schizofrenia ed infine Otello, o meglio un attore che declama il dramma shakespeariano, gli si para davanti con il suo copione.
Zio Felice crede vera la messinscena del nipote e, oltre ad elargirgli altri soldi, avendo seguito il consiglio di Ciccillo, ossia che i matti vanno sempre assecondati, ha detto di sì a tutte le loro richieste, senza neanche ascoltarle: gli ospiti della Pensione Stella si recano infatti nel suo albergo per fargli mantenere le promesse. Il vecchio uomo rinchiude tutti, con varie scuse, in camere diverse, chiamando a gran voce aiuto: quando giunge però il direttore, e poco dopo Ciccillo, che si vanta del suo guadagno, Felice capisce che si tratta di una recita. Interviene qui, per l'ultima volta, la voce dall'alto, che invita i pazienti ad abbandonare gli abiti teatrali e a riprendere le cure reali. Ma Ciccillo, in una significativa battuta finale, chiede disperato: «senza la recita, noi chi siamo?».
L'atto unico, che ha riempito il Teatro Kennedy in ogni ordine di posto, è stato interpretato dagli attori fasanesi della “Peppino Mancini”: Franco Romano (Felice), Monica De Giuseppe (Ciccillo), Gerry Moio (Michelino), Pasquina Cuzzupè (Amalia), Zoe Carolillo (Rosinetta), Ciccio Renna (Errico), Stefano Di Ceglie (Raffaele), Donato Palmisano (Maggiore), Domenico Gazzo (Luigi), Tonia Argento (Concetta), Iole Zaccaria (Margheritella), Mimmo Leogrande (Inserviente). La recitazione, curata in ogni dettaglio, è stata incorniciata dalla colorata scenografia allestita da Melania De Mola, Rossella De Mola e Ciccio Renna e dai costumi preparati da Tonia Argento, Monica De Giuseppe e Carmela Nucci.
di Antonella Argento
17/04/2015 alle 06:23:04
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