INCONTRO CULTURALE
Intrecci di letteratura e guerra all'istituto 'Leonardo Da Vinci' di Fasano
Il prof. Davide Canfora ha discusso di 'Guerre e battaglie del Rinascimento' in Ariosto, Erasmo e Tasso: il progetto letterario è stato messo a punto dall'Università di Bari
FASANO – L'Università di Bari si presenta agli studenti fasanesi e lo fa attraverso una serie di incontri culturali organizzati dal Dipartimento di Lettere Lingue e Arti in collaborazione con i Presìdi del libro. Il primo appuntamento del progetto messo a punto da Ines Ravasini, presidente del Corso di Laurea in Lettere, e da Maria Grazia Porcelli, docente di Letteratura e Lingua Francese, si è svolto ieri pomeriggio (mercoledì 15 aprile) nell'auditorium dell'istituto “Leonardo Da Vinci”: “Gli eroi e le battaglie. Il tema della guerra nella tradizione letteraria e artistica occidentale” è l'argomento scelto per le conversazioni che i professori dell'ateneo barese intratterranno coi ragazzi.
Il primo relatore del ciclo di incontri è stato Davide Canfora, docente di filologia italiana: la sua conversazione, intitolata “Guerre e battaglie del Rinascimento. Ariosto, Erasmo, Tasso”, è stata un coinvolgente viaggio letterario attraverso le opere epiche di tre fra i maggiori autori del Cinquecento. «Non c'è iniziativa più dannosa, persistente e tenace, squallida, rovinosa e più indegna per un uomo, della guerra. Ma oggi si entra in guerra con leggerezza e per le ragioni più futili»: così scrive Erasmo da Rotterdam in una delle pagine più attuali degli “Adagia”, una raccolta di motti ed espressioni latine commentate in prima persona.
Nella sezione denominata “Dulce Bellum Inexpertis” (“la guerra piace a chi non la pratica”), egli aggiunge: «La pace è invece la condizione più prospera. Esiste qualcosa di più soave e proficuo dell'amicizia? La pace è un'amicizia generalizzata. La pace è madre e nutrice di ogni bene. I coltivi sono ben curati, i giardini in fiore, il bestiame prospera, costruiscono ville, nascono nuovi borghi, i patrimoni crescono, aumenta la gioia di vivere, le leggi sono rispettate, si consolidano le istituzioni civili, i giovani si istruiscono, i vecchi godono il loro riposo».
Nel grande poema di Ariosto, l'“Orlando furioso”, la guerra diventa finzione letteraria e pretesto per ironizzare sapientemente sulla civiltà rinascimentale: l'autore, che racconta le battaglie assieme a «gli amori» e «le cortesie», fa combattere i personaggi per gelosia, per noia o per saziare gli appetiti della carne; i cavalieri si scontrano, infatti, per possedere Angelica. Solo una donna, Bradamante, nella narrazione epica, si rivela l'unica guerriera valorosa che, nascondendo la propria identità nell'armatura pesante, lotta per amore e per Dio. Anche nell'opera massima di Tasso, la “Gerusalemme liberata”, la guerra perde la sua carica eroica e diventa straziante nella sfida corpo a corpo tra Tancredi e Clorinda: l'uomo, nella mattanza del conflitto cristiano, uccide l'amata, non riconoscendo durante il duello il volto della donna, coperto dall'elmo scuro.
Il combattimento, insomma, non porta mai vantaggio ai personaggi epici e, fuor di metafora, anche gli intellettuali prendono le distanze dalle battaglie armate per difendere la libertà umana e i sentimenti più puri; ci sono state, tuttavia, situazioni in cui gli scontri epocali hanno permeato completamente i versi e i testi degli scrittori del tempo: nel prossimo incontro, infatti, che si terrà martedì 21 aprile alle ore 16 nello stesso istituto “Da Vinci”, Giuseppe Bonifacino, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea, discuterà proprio di “Poesia della grande guerra”, per riscoprire, a cento anni dal primo conflitto mondiale, le suggestioni e le paure degli autori del Novecento.
di Antonella Argento
16/04/2015 alle 00:00:55
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