STAGIONE DI PROSA 2015
L'impegno contro la mafia nello spettacolo 'Dopo il silenzio'
La rappresentazione teatrale, tratta dal libro 'Liberi tutti' di Pietro Grasso, è stata portata in scena ieri, 18 febbraio, per la stagione di prosa comunale
FASANO – Il palcoscenico come luogo da cui irradiare formazione, da cui stimolare il confronto e il corretto agire. È in questa direzione che si è spinto, senza formalismi e con intelligenza, lo spettacolo “Dopo il silenzio” rappresentato ieri sera (mercoledì 18 febbraio) al Teatro Kennedy di Fasano per la stagione di prosa messa a punto dal Comune e dal Teatro Pubblico Pugliese. Si tratta della trasposizione teatrale (firmata da Francesco Niccolini e Margherita Rubino) del libro, scritto nel 2012 dal presidente del Senato Pietro Grasso, intitolato “Liberi tutti” nella forma di “Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia”. Sebastiano Lo Monaco, Mariangela D'Abbraccio e Turi Moricca sono stati i superbi protagonisti di un dialogo tra la legalità e la mafia, divenuto un'eccellente occasione per smuovere le coscienze tramite un grande esempio di teatro civile.
Il silenzio è mafia. Occorre urlare contro «il demone dell'odio», senza nascondere la testa sotto la sabbia: è questo il pensiero che ha guidato la messa in scena diretta da Alessio Pizzech. Agli antipodi due mondi, quello della legalità e quello di Cosa Nostra, che si incontrano in una sala d'aspetto. Un'insegnante tenace che sprona i suoi studenti a guardare oltre la violenza e la prepotenza e suo marito, un determinato magistrato amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, si imbattono in un ragazzo affiliato alla mafia, ferito ma pronto a difendere chi gli ha concesso denaro e onnipotenza, in cambio della sua totale libertà. In uno scambio di vedute, sigillato tra teneri abbracci e parole urlate, prende vita uno scambio di pensieri e azioni, ma soprattutto si manifesta la speranza che si può ancora dire di no all'omertà, alla morte, alla mafia. Le voci dei personaggi si sovrappongono a quelle di tante persone che hanno avuto il coraggio di gridare e rompere il maledetto silenzio pagando con la propria vita: magistrati, generali, parroci, giornalisti e persone comuni. Ma di quanti altri morti c'è ancora bisogno per urlare no alla mafia?: non si arresta una terribile piaga del nostro Paese che continuerà ad alimentarsi di accettazione, sottomissione e paure.
In “Dopo il silenzio” l'impegnata rappresentazione è riuscita a far riflettere il pubblico, potendo contare su una costruzione scenica di forte impatto dove l'interpretazione degli attori e la narrazione della realtà di fatti e volti ha permesso di divulgare la speranza del cambiamento.
di Angelica Sicilia
19/02/2015 alle 05:10:35
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