STRAZIANTE ADDIO
'Ciao Marci, ciao mito': l'ultimo saluto a Marcello Anglani degli amici e di Tonio Leone
Le parole strazianti dei compagni di classe al liceo e di uno dei suoi più grandi amici durante il rito funebre svoltosi nella Chiesa Matrice
FASANO - Lacrime, dolore, ricordi: tanti i sentimenti ricorrenti durante la celebrazione funebre di Marcello Anglani, il 19enne scomparso a causa di un incidente stradale venerdì scorso (7 novembre) sulla Fasano-Cisternino. E Marcello non poteva non essere ricordato da chi ha vissuto accanto a lui per anni, a chi ha condiviso momenti di gioia e di tristezza. Così, al termine del rito religioso officiato da don Vito Palmisano ecco che a prendere la parola, a nome dell'intera classe liceale in cui aveva frequentato Marcello (diplomatosi due anni fa al 'L. da Vinci' di Fasano, ndr), è stata una delle sue amiche.
"Ciao Marci - ha esordito -. Non c'è che dire: sei ormai leggenda. Chi ti scrive è la classe. Tanti e troppi ricordi ci portano a te. Era il primo giorno del primo anno di liceo: Albanese presente, Alessi presente, Anglani assente. Chi non ti conosceva avrebbe solo potuto immaginarti: giubbotto in pelle, tracolla, capelli ricci e sguardo tenebroso. Unico nel suo genere. 27 alunni e solo 4 ragazzi: che fortuna, avrai pensato, ma col senno di poi ti sei ricreduto. Cinque anni intensi, fatti di abbracci, risate, pianti e scontri e confronti che hanno permesso a noi tutti di conoscerti. Quanto ti sei fatto amare con quell'aria di futuro economista e politico che sognavi di essere. Quanto abbiamo sopportato la tua lunaticità, quanto ci hai fatto ridere e quanto da te abbiamo imparato e di te ammirato. Eri tu a spuntarla quando, nonostante il ritardo costante e i rimproveri presenti dei professori, con aria indifferente ti sedevi e senza dire una parola fingevi di ascoltare. Eri tu a vincerla quando, durante le assemblee, nonostante i litigi e le urla delle rappresentanti di classe, l'ultima parola era sempre la tua. Impossibile dimenticare lo stile da american boy che ha subito conquistato noi ragazze quanto la prf di inglese di cui eri il prediletto. Eri l'unico a seguire, con grande interesse, le lezioni di storia dell'economia affrontando con passione argomenti di politica a noi quasi sconosciuti. Hai sempre lottato affinché le tue ragioni prevalessero su tutte le altre. Ci dicevi che saresti diventato un politico, l''unico onesto forse, e che avresti come primissima cosa proposto l'abolizione degli esami di stato. Ma nel frattempo dedicavi anima e corpo alla musica. Un amore che hai saputo trasmettere a tutti e un talento impossibile da non notare. Continua a rockeggiare Marci, insieme a tutti i tuoi miti. Noi continueremo ad ascoltarti. Un percorso che difficilmente dimenticheremo. Una classe non sempre unita oggi si stringe in un forte abbraccio, incredula e incapace di accettare la dura realtà del tuo non esserci. Ora tutto ci appare diverso. Piccole discussioni e futili problemi svaniscono nel nulla ma non tu, che resti e resterai con noi nella comunità scolastica che rappresentiamo. Non era così che doveva andare. E' assurdo pensare che un attimo abbia potuto cambiare tutto questo. Doloroso credere che il destino, da te sempre schernito, ti abbia giocato uno scherzo così crudele. e ancora più assurdo cercare una spiegazione. Non la troveremmo mai. Quell'attimo ha cambiato la tua e la nostra vita ma non potrà mai cancellare quello che ci hai dato. Pensiamo a te Marcello come ad un ragazzo dai sani principi, con forti ideali e tanti sogni. Cresciuto all'interno di una famiglia esemplare che ti ha reso impareggiabile. Il nostro pensiero, il nostro affetto, sono rivolti a voi genitori, a te Manuela, a te Maurizio, a quanta dignità avete mostrato in questi giorni e al grande conforto che ci avete saputo dare. Ci piace pensare che tu sia qui a salutarci, con il sorriso sulle labbra, un lieve e dolce vibrare di corde di chitarra impresso nel cuore e nella mente di tutti noi. Ciao Marcello".
Dopo i compagni di classe un'altra toccante testimonianza sul giovane Marcello Anglani. Quella di Tonio Leone, grande amico di famiglia, distrutto dal dolore anche perché è stato l'ultimo a vedere il ragazzo vivo. Infatti Marcello era stato proprio alla masseria di Leone per una lezione di economia. Al ritorno a casa il tragico, mortale incidente. "Ciao Marcello - ha detto in lacrime il professore -. Oggi non si studia Marcello. Oggi si parla di te. E tu parli con me. Voglio chiedere in prestito a San Paolo la sua parola. Se avessi la capacità di parlare la lingua degli angeli non riuscirei a tradurre in parole, caro Marcello, la fiumana d'amore che in questi giorni si è riversata su di te, sul tuo papà, sulla tua mamma, su Manuela, su Maurizio. Nè riuscirei a interpretare i sentimenti d'amore profondo che hanno sconvolto Orio, Ombretta, Manuela, Maurizio, i tuoi cugini, i tuoi zii, i tuoi amici, i tuoi, compagni di classe, i tuoi professori e anche me. Io non so di quale Marcello parlare. Se parlare del Marcello che i miei occhi hanno fissato per l'ultima volta venerdì. E anche a Marcello voglio chiedere in prestito alcune sue parole. Seduto sul divano mi fa: "Tonio, mammia mia quanti simboli che stanno dietro di me". "Si, è vero" dissi. Dietro di lui c'era il volto di un uomo, S. Francesco d'Assisi, la semplicità, l'umiltà. Poi mi fa Marcello: "Alla mia sinistra Tonio vedi cosa c'é? Un ragazzo che stringe in mano una pietra e la vuole lanciare contro l'oppressione. Alla mia sinistra c'è una piazzetta con una chiesa che sembra una fortezza". La chiesa della natività di Betlemme. E sopra, alzò la testa e disse "C'è l'armonia musicale". Ma io voglio parlare soprattutto di un Marcello che tante volte mi è sembrato uscisse con forza da alcune pagine della letteratura o del pensiero umano. Versi foscoliani della borosa corrispondenza tra amorosi sensi che ci fa essere al fianco dell'amico estinto. Marcello, tante volte hai sfondato la porta che teneva prigioniero il no che volevi dire alle norme, alle convenzioni ma soprattutto, Marcello, ti voglio ricordare come uscito da una pagina che è sicuramente la più alta. Stavi parlando con me dell'essenzialità della vita e mi dicesti "Si Tonio, anche a me piacciono le scarpe firmate, i giubbotti firmati, ma siamo stupidi, Ci preoccupiamo delle cose di cui mangeremo o di cui ci vestiremo. Che ne pensi Tonio?". Mi sembrò che il mondo mi cadesse addosso perché non avevo la capacità di rispondere a tale domanda e mi ricordai che sulla porta di casa c'è un passo del Vangelo di Matteo: "Guardate i passeri del cielo, non seminano, non mietono eppure il Padre vostro che è nei cieli li sfama. Guardate i gigli nei campi. Neppure Salomone, nella sua bellezza, vestiva vestiti così regali". E perché vi affannate di ciò che mangerete o di ciò che vestirete? "Oh - fa Marcello stupito - credo anch'io questo. Oggi pomeriggio, prima di studiare, voglio scrivere questo passo". Il papà e la mamma glielo hanno infilato nella sua giacca. Io sono convinto, mio caro Marcello, che in questi giorni, avresti composto anche tu una canzone per ricordare un muro caduto sei anni prima che tu nascessi. Ne sono convinto Marcello. Come sono convinto di tante altre cose. Beati i puri di cuore poiché vedranno Dio. E tu eri un puro di cuore. Beati i miti perché erediteranno la terra. E tu erediterai la terra e l'amore di tutti perché eri un mito. E un muto anche. Non era facile capirti qualche volta Marcello. Ma non è facile capire le persone che guardano al di là del quotidiano, al di là di ciò che c'è più vicino. Ci sono persone che anche nel loro silenzio riescono a guardare oltre l'eternità e per me tu eri uno di quelli. Anzi sei uno di quelli. Non mi va di usare il tempo passato perché sicuramente, caro Marcello, continuerai a vivere in tutti e in me".
di Redazione
10/11/2014 alle 13:51:04
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