BRUTTA VICENDA
Violenza sessuale e atti persecutori: chiesto il rinvio a giudizio per un bidello fasanese
I fatti risalgono al febbraio 2012 quando l'uomo, impiegato in una scuola materna, avrebbe importunato una giovane mamma
FASANO – Una storia venuta fuori nel febbraio del 2012 che ora segna l'ennesima puntata giudiziaria. Il pubblico ministero Pierpaolo Montinaro ha chiesto il rinvio a giudizio, con le accuse di violenza sessuale e atti persecutori, per un bidello di una scuola materna di Fasano. Il giudice per le indagini preliminari Paola Liaci ha ora fissato per il 3 febbraio 2015 l'udienza preliminare. I fatti, come detto, risalgono al febbraio di due anni fa quando una giovane donna fasanese (difesa dall'avvocato Bernardino Turchiarulo), esasperata, presentò una denuncia ai Carabinieri di Fasano in cui accusava il bidello della scuola dove accompagnava la figlia di attenzioni morbose.
Una storia di stalking di breve durata ma che ha provocò ansia e agitazione nell'animo della giovane mamma che per non incontrare più l'uomo preferì, all'epoca, ritirare la bambina da scuola. La donna, secondo quanto riportò nella sua denuncia, accompagnava la figlioletta in una scuola materna fasanese. Come era solita fare, una volta all'interno del plesso scolastico, seguiva con lo sguardo la piccola fino a quando quest'ultima non entrasse nella sua aula. Nel frattempo, però, la donna venne avvicinata da uno dei bidelli della scuola, con cui prima di allora aveva avuto solo rapporti di tipo formale limitati allo scambio di saluti, che le rivolse un apprezzamento. Imbarazzata e altresì stupita la giovane mamma, facendo finta di non aver sentito, si avviò verso l'uscita quando, percorsi pochi metri, ecco che si sentì afferrata alle spalle venendo spinta verso un angolo buio, tra l'ingresso e il corridoio di accesso alle aule, dove il bidello tentò di baciarla sulla bocca ma il repentino movimento della stessa donna fece sì che il contatto avvenne solo su una guancia.
La donna, svincolatasi, entrò nell'aula della propria figlia in attesa che l'uomo si allontanasse dopo di che tentò di uscire ma venne nuovamente avvicinata dal bidello. «Ti chiamo dopo dato che ho il tuo numero di telefono» si sentì sussurrare la signora che in effetti, poco dopo ricevette una telefonata da un'utenza a lei sconosciuta e al quale non rispose. Successivamente ci sarà un'altra telefonata ma anche questa non ebbe risposta. La situazione creò un forte stato ansioso nella donna tanto da renderla insonne. Il mattino seguente la donna si fece accompagnare da un'amica e non accade nulla ma su consiglio di amici si recò dalla dirigente scolastica per presentare le sue rimostranze tra cui anche l'acquisizione abusiva del numero di telefono da parte del bidello. La stessa dirigente rassicurò la mamma dicendo che avrebbe preso provvedimenti. Qualche giorno dopo la donna portò la sua bimba a scuola, al mattino, sempre in compagnia di amici ma, purtroppo, non potendosi rivolgere a nessuno per andare a riprendere la piccola ecco che ci andò da sola. Mentre si avviò all'uscita con la bambina il bidello tornò all'attacco. Una frase mise ansia alla donna che accelerò l'andatura ma si ritrovò il cammino ostacolato dall'uomo che, afferrandola per un braccio, la spinse nuovamente verso l'angolo buio del corridoio invitandola a prendere dalle sue mani un biglietto. Presa dal panico la giovane mamma si divincolò e cominciò a correre verso l'uscita sempre tenendo per mano la bambina. Nella corsa la piccola, oltre tutto, perse l'equilibrio e cadde.
Appena fuori la donna venne presa da una crisi di pianto che coinvolse anche la bambina. Su consiglio di un amico, nel frattempo intervenuto, mamma e figlia vennero accompagnate al Pronto Soccorso dove viene diagnosticato loro un forte stress emotivo. Ma da quel momento in poi la vita della mamma cambiò in quanto il perenne stato di angoscia e frustrazione in cui cadde dopo questa vicenda fece sì che la prima decisione presa fosse quella di non portare più la bambina a scuola. Ma i presunti gravi atti persecutori di cui sarebbe rimasta vittima la spinsero anche a rivolgersi all'avvocato fasanese Bernardino Turchiarulo. E proprio accompagnata dal suo legale (che vide nel comportamento dell'uomo ipotesi di reato che vanno dalla violenza privata agli atti persecutori fino a giungere alla molestia) si recò alla caserma dei Carabinieri di Fasano per presentare formale denuncia-querela ai danni del bidello “manesco” che fece partire le indagini.
Qualche giorno dopo l'avvocato difensore del bidello sotto accusa smentì ogni addebito. Ora, a distanza di oltre due anni, ecco arrivare la richiesta di rinvio a giudizio ma se ne riparlerà nel 2015.
di Redazione
19/07/2014 alle 07:37:47
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