Nessuna truffa ai danni dello Stato: assolti due imprenditori fasanesi

FASANO – Nessuna truffa ai danni dello Stato. Per questo Pietro e Giovanni Di Pierdomenico, figlio e padre, rispettivamente di 43 e 79 anni, imprenditori fasanesi molto noti a in città, hanno incassato dai giudici di appello l'assoluzione, perché il fatto non sussiste, dall'accusa di truffa in danno dello Stato per aver beneficiato dei fondi stanziati con la legge 488 del 1992. In primo grado i due imprenditori, che sin dall'inizio della vicenda giudiziaria si sono sempre professati innocenti, erano stati condannati ad un anno e sei mesi di reclusione ciascuno (pena sospesa) e al risarcimento al  ministero dello Sviluppo economico di 266mila euro.

Dopo il verdetto di primo grado, emesso il 16 dicembre del 2011, che aveva assolto gli altri imputati nell'ambito dello stesso procedimento e condannato Pietro e Giovanni Di Pierdomenico, i due imprenditori non si erano dati per vinti e con il loro legale, l'avvocato Umberto Sforza, avevano affilato le armi in vista dell'appello. La sentenza dei giudici di secondo grado, giunta la scorsa settimana ma le cui motivazioni verranno rese note tra qualche settimana, gli hanno dato ragione. L'avvocato Sforza è riuscito a convincere i giudici di appello che i suoi clienti non avevano messo in piedi nessun meccanismo di truffa finalizzato all'ottenimento di finanziamenti dal ministero per lo Sviluppo economico, prospettando “la falsa intenzione di avviare un centro congressuale, utilizzando documentazione attestante falsamente la realizzazione dell'opera da adibire allo svolgimento dell'attività finanzianda”, come recitava il decreto di citazione in giudizio dei due imprenditori fasanesi.

Gli imputati inizialmente erano, in tutto, cinque (tutti fasanesi), ma tre di loro avevano incassato l'assoluzione già in primo grado e avverso quel verdetto la Procura non aveva inteso proporre appello. Diverso il discorso per Pietro e Giovanni Di Pierdomenico, che in primo grado erano stati condannati a 18 mesi di reclusione. Ora la sentenza di appello favorevole ai due imprenditori.