ACCUSE PER TRE
Piano di recupero del centro storico: avviso di conclusione delle indagini per Fabiano Amati, Lello Di Bari e Davide Maria Dioguardi
Sono accusati di concorso in abuso d'ufficio mentre all'assessore regionale è contestata anche la falsità ideologica

Lello Di Bari e Fabiano Amati
FASANO – Abuso d'ufficio in concorso. Questo il reato contestato al sindaco di Fasano Lello Di Bari, all'assessore regionale Fabiano Amati e all'architetto Davide Maria Dioguardi dal sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi Valeria Farina Valaori che ha fatto notificare ai tre l'avviso di conclusione delle indagini. Amati è anche accusato di falsità ideologica, La questione riguarda il piano di recupero del centro storico che lo stesso sindaco Di Bari affidò, per seguirne l'iter, ad Amati allora consigliere comunale. I fatti risalgono al 2009 quando Amati, allora consigliere comunale di opposizione, fu delegato da Di Bari a seguire l'iter di definitiva approvazione dello strumento urbanistico che doveva disciplinare gli interventi edilizi nel centro storico della città. Secondo il primo cittadino, avendo Amati svolto nell'Amministrazione precedente, quella guidata da Donato De Carolis, l'incarico di assessore all'Urbanistica, era la persona migliore per redigere uno strumento di tale importanza. Cosa che l'attuale assessore alle Opere pubbliche fece nonostante le tante polemiche di natura politica che un incarico simile scatenò in città. Ma la questione che ha poi portato alla successiva informazione di garanzia riguarda l'eventuale incompatibilità di Amati in quanto non avrebbe potuto occuparsi del Piano di recupero del centro storico in quanto nell'area che lo strumento indica come centro storico lui e i suoi familiari hanno una serie di interessi.
Per questo, nella primavera del 2009, ci furono anche due ricorsi al Tar di Lecce: uno presentato da Saverio Potenza, ed uno da Maria Rosiello, Francesco e Vincenzo Saponaro. I due atti avevano un comune denominatore: puntavano il dito contro il consigliere Amati. Ma i giudici amministrativi respinsero le due istanze in quanto non hanno ritenuto il piano di recupero “non viziato da alcuna irregolarità, senza violazioni di legge e dei principi di materia di pianificazione urbanistica”. I ricorrenti sostenevano che Amati non avrebbe potuto occuparsi del Piano di recupero del centro storico in quanto nell'area che lo strumento indica come centro storico lui e i suoi familiari, come detto, hanno una serie di interessi.
Ma lo stesso Amati, in una relazione presentata in consiglio comunale e al Tar, dimostrò come ben 24 consiglieri comunali avevano proprietà nel perimetro delimitato da quello che viene considerato il centro storico di Fasano (delimitato da via Roma, via Mignozzi, corso Perrini e via Nazionale dei Trulli) e che quindi se proprio doveva esserci obbligo d'astensione sul provvedimento sarebbero stati davvero tanti i consiglieri a doverlo attuare, compreso il sindaco. Ma il Tar spiegò che per i piani generali non c'era obbligo d'astensione. Ora ecco la conclusione delle indagini.
L'assessore Amati è accusato di abuso d'ufficio e falsità ideologica «perché, anche al fine di conseguire i vantaggi di cui al capo che segue, quale Consigliere presso il Comune di Fasano, attestando falsamente nella seduta del Consiglio comunale del 2 settembre 2008, riunitosi per “L'approvazione definitiva del Piano di Recupero Centri storici. Esame, osservazioni e controdeduzioni”, nella qualità di Relatore – che le “modifiche opportune nemmeno lambiscono la modifica sostanziale del P.P.R. adottato, spiegandosi sull'eliminazione d'errori, incongruenze legislative e norme di legalizzazione ed accelerazione del procedimento amministrativo, restando immutate tutte le norme e le previsioni in materia di destinazioni, indici e parametri, notoriamente assoggettate al sistema della pubblicità a mezzo di pubblicazione” (contenendo invece il Piano di Recupero proposto profili di variante sostanziale sia rispetto al Piano di Recupero già adottato sia rispetto ai criteri e alle previsioni pianificatorie fissati nel vigente PRG e dunque assoggettato al sistema della pubblicazione) determinava con l'inganno il Consiglio comunale ad approvare il Piano di Recupero dei centri urbani di Fasano, Savelletri e Torre Canne con la deliberazione nr. 56 ideologicamente falsa nella parte in cui si riporta la sopra indicate affermazioni del relatore”. Inoltre “in violazione di norme di legge e di regolamento, omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio e dei prossimi congiunti avrebbe provocato ingiusti vantaggi patrimoniali consistenti nella edificabilità con permesso di costruire relativo ad un immobile ubicato nel centro storico di Fasano e nella possibilità di aumentare la volumetria del piano attico di un altro immobile sempre ubicato nel centro storico, vantaggi conseguiti mediante la falsa delibera nr. 56 del 2.9.2008 di cui al capo che precede e arrecavano al comune un danno ingiusto, consistito nella liquidazione in favore dei tre professionisti esterni la somma di euro 92.026,17, nonostante il Piano approvato con la falsa delibera n. 56 del 2.9.08 avesse in realtà stravolto (ed in parte non considerato) quello adottato con la delibera n. 36 del 26.4.07, da loro redatto; in particolare ponendo in essere le seguenti condotte:
Dioguardi, depositando il 16.7.2007, con timbro di protocollo generale ma senza quello dell'Utc, le “Osservazioni” al Piano adottato, sostanzialmente riscrivendo le NTA (in particolare gli artt. 21 e 42) senza essere titolare di un interesse legittimo ovvero un contro interessato (osservazioni rispetto alle quali, peraltro, mancava il parere del Dirigente dell'Utc, a differenza di quelle presentate dagli altri soggetti interessati o controinteressati); Amati: ottenendo il rinvio della seduta del Consiglio comunale riunitosi l'8.5.2008 per approvare il Piano di Recupero, in ragione di presunte contraddizioni tecnico-normative contenute nelle NTA allegata agli elaborati grafici di progetto da lui stesso sollevate; Di Bari: delegando il 12.5.2008 con atto di protocollo avente per oggetto: “Piano di Recupero del centro storico: conferimento di delega speciale ai sensi dell'art. 64 dello Statuto comunale”, il consigliere Amati “all'esercizio delle competenze di indirizzo e controllo sull'iter di approvazione definitiva del Piano di Recupero del Centro Storico di Fasano, Savelletri e Torre Canne, con l'obbligo di tenere costantemente informato lo scrivente”; Amati: quindi, dopo il 12.5.08 e prima del 2.9.2008, apportando ulteriori modifiche sostanziali alle variazioni già introdotte da Dioguardi rispetto al Piano adottato dai tre professionisti esterni (di fatto introducendo la possibilità del permesso di costruire diretto ed estendendo tale strumento anche agli edifici caratterizzanti) ed ancora, nel corso della seduta del Consiglio comunale del 2.9.2008 riunitosi per “L'approvazione definitiva del Piano di Recupero Centri storici. Esame osservazioni e controdeduzioni”, quale consigliere relatore, commettendo il falso di cui al capo 1 di imputazione: così giungendo alla approvazione del piano di recupero mediante la falsa delibera n. 56 del 2.9.2008> in violazione ad una serie di disposizioni di legge e regolamenti".
Amati, Di Bari e Dioguardi ora dovranno spiegare al giudice la loro estraneità. Altrimenti il pubblico ministero potrebbe chiederne il rinvio a giudizio.
di Redazione
12/12/2012 alle 08:15:28
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