BRUTTA FACCENDA
Non aveva riversato nelle casse comunali i ticket mensa: condannata a 4 anni esercente di Fasano
La vicenda era emersa nell'ottobre del 2016: a settembre scorso era cominciato il processo che si è concluso nei giorni scorsi
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FASANO - Quattro anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e pagamento delle spese processuali. Mano pesante del giudice del Tribunale di Brindisi nei confronti della 22enne di Fasano accusata di peculato per non aver riversato le somme dei ticket mensa incassati. La vicenda era emersa nell'ottobre del 2016. La somma indebitamente trattenuta dalla giovane è di 47.633 euro. A rendersi conto che qualcosa non quadrava proprio gli uffici comunali di competenza. Infatti da Palazzo di Città erano partite segnalazioni verso i cittadini morosi che invitavano gli stessi a regolarizzare la posizione. Ma molti di questi, già inseriti nella lista nera, avevano mostrato, ricevute alla mano, di aver pagato regolarmente i ticket per i propri figli. Ma dei soldi versati, nelle casse comunali, non era arrivato un euro. Partì quindi una verifica più accurata e ci si rese conto che il "buco", circa 47mila euro, rinveniva tutto da una esercente che aveva sì incassato non riversando successivamente il denaro nelle casse comunali. Da Palazzo di Città partì l'invito bonario all'esercente di saldare il conto ma i tentativi andarono a vuoto tanto che il Comune di Fasano presentò un articolato esposto alla Procura della Repubblica di Brindisi.
Nel gennaio 2017 la stessa Procura concluse le indaginie con la Guardia di Finanza che notificò l'avviso alla stessa esercente che nel marzo 2017 venne rinviata a giudizio. Nell'udienza preliminare avvenuta il 19 settembre il Comune di Fasano, difeso dal capo dell'Avvocatura comunale, si costituì parte civile. Il processo si è svolto con rito abbreviato e alla fine la richiesta del pubblico ministero era stata di 3 anni e 4 mesi di condanna mentre la difesa aveva chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussite o, in subordine, il minimo della pena. Ma, a leggere il dispositivo di sentenza, il giudice ha invece calcato la mano condannando la 22enne a 4 anni di reclusione ritenendola "immeritevole del riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche" sia per il numero di episodi commessi, perl'estrema gravità del fatto commesso e del comportamento processuale complessivamente assunto. La 22enne, infatti, aveva chiesto e ottenuto un rinvio di un'udienza in quanto asseriva di voler restituire la somma al Comune di Fasano ma successivamente, non avendo ottemperato alla restituzione, aveva chiesto il rito abbreviato.
di Redazione
03/03/2018 alle 06:19:55
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