VICENDA DA CHIARIRE
La fasanese arrestata in Australia si è avvalsa della facoltà di non rispondere al primo interrogatorio
Elisa Salatino, però, ha tutte le intenzioni di collaborare con la polizia di Melbourne: il suo avvocato d'ufficio deve solo prendere visione degli incartamenti
FASANO - Elisa Salatino, la 39enne insegnante fasanese arrestata il 12 febbraio scorso all'aeroporto di Melbourne, in Australia, con cinque chili di cocaina in valigia, si è avvalsa della facoltà di non rispondere durante il primo interrogatorio in carcere. Ma nessuna questione di reticenza o mancanza di voglia di collaborare. Solo una questione processuale in quanto il suo avvocato d'ufficio australiano era stato nominato poche ore prima dell'interrogatorio stesso e pertanto non aveva ancora avuto tempo di studiare il caso. Infatti la Salatino continua a professare la sua estraneità ai fatti. O meglio non riesce ancora a capacitarsi di come la droga sia finita nel suo bagaglio. Ed è quello su cui stanno indagando ancora gli uomini della Questura di Bari che hanno quasi ricostruito del tutto le ore precedenti dell'insegnante fasanese prima di imbarcarsi, a Fiumicino, per l'Australia.
I poliziotti baresi, coordinati dal procuratore Pasquale Drago, coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari a cui è stata affidata l'inchiesta, hanno appurato che erano due i biglietti prenotati per Melbourne e due le camere d'albergo prenotate per una settimana in un albergo. Questo significa che Elisa avrebbe dovuto viaggiare in compagnia. Forse con il “famoso” amico che, secondo quanto la stessa 39enne ha dichiarato al suo legale fasanese Renzo De Leonardis, le avrebbe donato il viaggio per farla svagare. Ed è con un uomo che la Salatino viaggia sino alla Capitale e arriva all'aeroporto ma alla fine si imbarca da sola. Che fine ha fatto dunque il suo accompagnatore? Una trappola ben architettata con la droga nascosta nel doppiofondo della valigia da persone terze o la donna era cosciente di quello che stava avvenendo? Altro particolare che ancora non quadra è anche il fatto che Elisa Salatino si fosse presa solo due giorni di permesso (ufficialmente per motivi familiari) dall'istituto Marconi dove insegnava a fronte della settimana di prenotazione australiana. L'Antimafia barese sta anche cercando di conoscere maggiori dettagli su come è stata rinvenuta la droga e su cosa contenesse la valigia della docente. Per questo, probabilmente, sarà richiesta una rogatoria internazionale in modo da avere maggiori chiarimenti dalla polizia australiana.
Intanto Elisa Salatino ha già trascorso un mese in carcere. Ha avuto modo di sentire più volte i suoi familiari, fuso orario permettendo, ai quali ha riferito di stare bene anche se è molto scossa da quanto sta accadendo. Telefonate periodiche in cui ha raccontato di come le condizioni nelle carceri australiane siano buone e che è da sola in stanza. Per altro segue anche un programma di lavoro. In tutta questa vicenda di grande dolore emerge anche la dignità della famiglia Salatino che attende con ansia il momento in cui sarà concesso loro il permesso di poter volare in Australia per visitare la 39enne docente. Sarà il fratello Giuseppe a partire alla volta di Melbourne quando giungerà l'okay dalle autorità australiane. Anche l'avvocato De Leonardis attende che si completino le procedure obbligatorie necessarie al confronto con il suo collega australiano che difende d'ufficio la Salatino. Anche per questo pare che la legge australiana sia molto rigida e complessa. Complessa come tutta la vicenda seguita con particolare attenzione dall'Antimafia barese in quanto si ipotizzano nuovi canali di spaccio internazionale di stupefacenti.
di Redazione
12/03/2017 alle 06:15:57
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