BEGA SANITARIA
Ago e filo di nylon dimenticati nella gamba di un paziente: rischiano il processo due medici di Fasano
Notificato ai professionisti un avviso di conclusione delle indagini preliminari: il fatto accaduto all'ospedale di Ostuni nel 2013
FASANO - Rischiano il processo il primario e tre medici del reparto di Ortopedia dell'ospedale di Ostuni per aver dimenticato, secondo l'accusa, un ago e un frammento di filo in nylon nell'anca di un paziente appena operato. Per i quattro l'accusa è di lesioni colpose gravi. Si tratta di Francesco Loconte, di Fasano, Giovanni Manfredi, anch'egli di Fasano, Donatello De Vita, di San Vito dei Normanni, e Massimiliano Di Viesto, di San Vito dei Normanni ai quali è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari. Sono difesi dagli avvocati Mario Guagliani, Giacomo Serio, Carmela Roma.
La vicenda si sarebbe verificata nel 2013 all'ospedale di Ostuni. È stato il paziente, attraverso i suoi legali, a sporgere querela e a opporsi all'iniziale richiesta di archiviazione del pm Antonio Costantini. Dopo l'esecuzione di ulteriori accertamenti tecnici, disposti dal gip dopo la camera di consiglio, la procura di Brindisi ha continuato quindi a indagare. Stando alla ricostruzione riportata nell'avviso di fine inchiesta, i quattro, in cooperazione fra loro, avrebbero agito con “imprudenza, negligenza e imperizia”. Si parla di una “colposa dimenticanza” dell'ago con filo che avrebbe creato un perdurante dolore all'uomo. E di una “malattia e incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni” per un tempo superiore a quaranta giorni. L'intervento chirurgico era stato previsto per la sostituzione di uno stelo protesico, in seguito alla frattura del femore sinistro. L'ago e il filo sarebbero rimasti nei tessuti molli della gamba operata. Ne sarebbe conseguita una infezione che avrebbe quindi determinato un ulteriore intervento per la rimozione. Gli indagati hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o per presentare memorie, con la propria ricostruzione dei fatti. Dopodiché la procura deciderà se chiederne o meno il rinvio a giudizio.
I difensori sono convinti di poter dimostrare che nessuna condotta negligente sia stata messa in atto dai professionisti, durante l'operazione chirurgica. E di poter documentare il rispetto di tutte le procedure che limitano ogni rischio per i pazienti. Dal canto suo il paziente sostiene di aver subito traumi gravi, delle conseguenze che a lungo hanno pesato sul suo stato di salute complessivo. Dalla querela sporta non molto dopo i fatti è partita l'inchiesta. In un primo momento, stando alla prima rappresentazione dei fatti, il pm aveva ritenuto che non vi fossero estremi per procedere. Che la condotta dei medici non fosse stata penalmente rilevante, quindi degna di un eventuale approfondimento. Aveva invocato l'archiviazione alla quale l'avvocato della persona offesa si è opposto, chiedendo di discutere la questione nel merito in camera di consiglio, dinanzi al gip. Il giudice ha quindi rinviato gli atti al pm, perché conducesse ulteriori indagini che sono ora terminate. Con tanto di capo d'accusa.
di Redazione
24/01/2017 alle 06:35:34
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