DECISIONE ATTESA
Comune di Fasano contro Enel: la sentenza d'appello vale due milioni di euro
Si è celebrata a Lecce il 6 giugno scorso l'udienza conclusiva del processo che vede di fronte l'ente comunale e la società erogatrice di energia elettrica
FASANO - Bisognerà attendere la fine di luglio o al massimo settembre per conoscere le decisioni della Corte d'Appello di Lecce circa la controversia che vede contrapposti il Comune di Fasano e l'Enel. Il 6 giugno scorso, infatti, si è tenuta l'ultima udienza del processo d'appello e i giudici si sono riservati qualche settimana per la decisione. In appello erano ricorse “Enel spa” e “Enel Sole spa” dopo essere state condannate, in primo grado, dal Tribunale di Brindisi, a rimborsare al Comune di Fasano 2.007.528,80 euro (di cui 1.716.540 di capitale e 290.888,80 euro per interessi maturati dal 2005, ossia dall'inizio dell'azione giudiziaria intrapresa dal Comune). La condanna al rimborso stabilita dal Tribunale di Brindisi, con sentenza depositata il 5 aprile del 2013, dopo il giudizio promosso dal Comune di Fasano nel 2005 tramite il capo dell'avvocatura comunale Ottavio Carparelli.
Qualche settimana dopo l'ente comunale e l'Enel raggiunsero un accordo di massima: quest'ultima versò nelle casse del Comune fasanese 850mila euro rinunciando, contestualmente, all'istanza, già depositata presso la Corte di Appello di Lecce, con la quale chiedeva la sospensione dell'esecuzione della sentenza di primo grado. Quindi ora si attende l'esito dell'appello che risulterebbe di vitale importanza per il Comune, in entrambi i casi. In caso di sentenza favorevole arriverebbero altre risorse fresche in cassa mentre in caso di sentenza negativa l'ente si ritroverebbe a restituire anche gli 850mila euro.
I fatti. Nel 2003 la dirigente dei Servizi finanziari del Comune di Fasano (all'epoca Anna Carmen Picoco, attuale dirigente dei Servizi finanziari della Provincia di Brindisi), nell'esaminare attentamente le fatture emesse da “Enel spa” nei confronti del Comune di Fasano, si accorgeva che, in forza di quanto previsto da alcune convenzioni stipulate negli anni 80', nelle medesime fatture era sistematicamente contemplata, a carico dell'Ente locale, una voce, “manutenzione rete”, che incideva sull'importo complessivo di ogni singola fattura, mensilmente, per un importo di complessivi 27.000.000 delle vecchie lire (circa 14mila euro). In considerazione del non secondario importo mensile richiesto da “Enel spa”, la dirigente disponeva i tempestivi ed opportuni accertamenti, sia tramite l'Ufficio tecnico, che attraverso la Polizia municipale, per verificare se la società elettrica svolgesse effettivamente attività manutentiva (sostituzione corpi illuminanti, tiranti, lampade, ecc.) su tutti gli impianti di pubblica illuminazione esistenti nell'intero territorio comunale (Fasano centro e frazioni). Da tali accertamenti emergeva che, in realtà, l'attività manutentiva non era stata svolta, o, in alcuni casi, soltanto parzialmente svolta. Aveva inizio una fitta e formale corrispondenza fra Comune e “Enel” con la quale l'ente locale inoltrava richiesta di restituzione delle somme pagate senza giustificazione. Si tenevano, così, a Palazzo municipale, diversi incontri tra dirigenti “Enel” e rappresentanti dell'Amministrazione comunale finalizzati anche a valutare ipotesi di accordi bonari; tuttavia, tali incontri non avevano esito, in ragione della modesta entità delle somme offerte, volta per volta, da “Enel”. L'Amministrazione comunale del tempo (sindaco De Carolis), con provvedimento di giunta, confermato dalle successive Amministrazioni (sindaci Ammirabile e Di Bari), incaricavano una società specializzata nel settore, onde effettuare ulteriori accertamenti sull'effettivo svolgimento o meno dell'attività di manutenzione degli impianti di pubblica illuminazione da parte di “Enel spa”; anche da tali accertamenti risultava che l'attività manutentiva, nel decennio dal 1990 al 2000, non era stata effettuata, ovvero era stata solo parzialmente effettuata, e che, conseguentemente, il Comune di Fasano aveva corrisposto a “Enel spa” e, in parte, a “Enel Sole spa” (nel frattempo succeduta alla prima società), una somma più o meno pari a 1.800.000 euro. Sicché, dopo ben 7 atti di diffida rimasti senza riscontro da parte di “Enel spa”, il capo dell'Avvocatura comunale Ottavio Carparelli, nel 2005, su espresso incarico conferitogli dall'allora sindaco Vito Ammirabile, confermato dalle Amministrazioni successive, dava inizio all'azione giudiziaria. Nel corso della causa sono state depositate, in ben 6 faldoni, tutte le fatture emesse da “Enel” nei confronti del Comune di Fasano nel decennio 1990-2000 (ricercate e individuate con lavoro certosino negli archivi comunali dai dipendenti comunali), contenenti la – non dovuta – voce “manutenzione rete”. Inoltre, sono stati sentiti più di 10 testimoni, tra cui dirigenti e tecnici comunali, titolari delle imprese che hanno effettuato lavori di manutenzione sugli impianti di pubblica illuminazione quali aggiudicatarie di gare di appalto, nonché diversi vigili urbani che, non solo sono intervenuti nei diversi casi di cattivo funzionamento degli impianti di pubblica illuminazione, di blackout, e di incendi di cabine elettriche, ma che hanno anche potuto verificare, in sede di ripetuti sopralluoghi, che, ad esempio, alcune lampade non funzionanti, non risultavano sostituite da “Enel” nemmeno a mesi di distanza.
di Redazione
29/06/2016 alle 04:56:48
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