INDAGINI IN CORSO
Morte Nicola Miceli: eseguita autopsia sul corpo del pensionato fasanese
L'esame autoptico, disposto dal pubblico ministero Iolanda Chimienti, è stato eseguito dal medico legale Antonio Carusi
FASANO - Neanche l'autopsia ha chiarito i dubbi relativi alla morte del 69enne Nicola Miceli, l'imprenditore edile nato a Fasano ma da tempo residente a Locorotondo, ritrovato cadavere, all'interno del bagagliaio della sua auto, la mattina del 4 giugno. L'esame autoptico è stato eseguito, nell'obitorio del cimitero di Brindisi, su disposizione del sostituto procuratore Daniela Iolanda Chimienti, dal medico legale Antonio Carusi nella serata di mercoledì e si è conclusa in piena notte. Secondo alcune indiscrezioni non sarebbero state riscontrate tracce di violenza sul corpo del Miceli. Le uniche ferite sono quelle causate dalle tre fascette di plastica autobloccanti che ne avrebbero provocato la morte. L'autopsia, inoltre, ha constatato che l'uomo non era affetto da alcuna grave patologia e che quindi, se di suicidio si è trattato, una delle prime ipotesi viene a cadere.
Si è ancora in attesa, però, degli esami dei tessuti e del sangue che dovranno, nel caso, evidenziare la presenza di narcotici o altre sostanze tossiche che porterebbero a pensare che Miceli possa essere stato portato a Savelletri da altre persone. Insomma, un mistero fitto anche perché, a detta dei suoi familiari e dei suoi tanti amici. il 69enne era una persona gioviale e non aveva mostrato alcun segno di insofferenza. Pare non avesse alcun debito e nei giorni precedenti la tragedia era sembrato tranquillo come al solito. Ecco quindi come proprio i figli (Miceli era comunque vedovo da tempo) non si capacitino del gesto autolesionistico del congiunto e vogliono vederci chiaro in questa vicenda.
Come detto il corpo di Miceli è stato rinvenuto nel bagagliaio della sua Opel Astra nera furgonata parcheggiata sulla scogliera a Savelletri. La macabra scoperta era stata fatta da alcuni bagnanti che a prima ora si erano recati al mare. L'uomo era riverso, in posizione supina e con le gambe penzoloni fuori dall'auto. Scattato immediatamente l'allarme sul posto si portarono i Carabinieri della Compagnia di Fasano coordinati dal capitano Pierpaolo Pinnelli che effettuarono i rilevamenti per cercare di capire se l'uomo si fosse tolto davvero volontariamente la vita o se si tratti d'altro. La scientifica cercò tracce, analizzato impronte, perlustrato l'auto in cerca magari di qualche bigliettino che giustificasse l'insano gesto ma Miceli non ha lasciato nulla. Nell'auto sono stati ritrovati tutti gli effetti personali dell'imprenditore, compreso il portafogli. Il sostituto procuratore Chimenti dispose l'autopsia anche alla luce della posizione in cui fu ritrovato il cadavere e delle modalità scelte, eventualmente si sia trattato di suicidio, dal Miceli per togliersi la vita. L'utilizzo di fascette autobloccanti di quelle utilizzate nel settore edilizio e dagli elettricisti non è proprio frequente.
Un pescatore fasanese avrebbe testimoniato ai militari dell'Arma che l'auto era già lì intorno alle 4 del mattino. In un primo momento si era pensato ad un uomo che dormisse in auto però, alle prime luci del giorno e con l'arrivo sul luogo del ritrovamento di due sub ecco che la scena fu molto più chiara. I figli di Miceli, intanto, si sono costituiti parte civile affidando l'incarico all'avvocato Vittoriano Bruno. Anche loro vogliono la verità su quanto accaduto dato che non si spiegano l'insano gesto del congiunto.
di Redazione
10/06/2016 alle 04:47:32
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