Era accusato di omicidio: 47enne fasanese assolto in appello per non aver commesso il fatto

FASANO - Nessuna condanna per omicidio. Ribaltata in appello la sentenza per il 47enne fasanese Giuseppe Lapadula che in primo grado era stato condannato, dalla Corte d'Assise di Trani, a 28 anni di reclusione perché ritenuto uno degli autori dell'omicidio della 40enne marocchina Lakbyra El Hayi, detta "Nora", avvenuto a Canosa nella notte tra il 29 e 30 aprile del 2011. La sentenza di assoluzione, con la formula "per non aver commesso il fatto", è arrivata qualche giorno fa. 

La Corte d'appello di Bari, acogliendo in tutto e per tutto le tesi dei difensori di Lapadula ha ribaltato il verdetto di primo grado dunque. Il 47enne era stato arrestato l'11 settembre del 2012 dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Bari che trovarono nella sua abitazione, nei pressi della stazione ferroviaria, una pistola calibro 38 Smith e Wesson con matricola abrasa e cinque proiettili dello stesso calibro. Il revolver era nascosto in camera da letto, sotto il materasso. Per la detenzione della pistola, un'arma clandestina, il fasanese ha successivamente rimediato, in sede di patteggiamento, una condanna a due anni di reclusione. 

Dalle indagini sull'omicidio emerse che la badante non era la vittima designata dai sicari che invece avevano avuto incarico di uccidere il compagno della donna, il 50enne Cosimo Damiano Pastore. I Killer spararono all'impazzata e l'unica a restare uccisa fu la 40enne marochina mentre Patore si salvò. Nel luglio del 2011 i poliziotti arrestarono i presunti sicari e successivamente venne arrestato anche Lapadula che si è sempre professato innocente. Ora i giudici della Corte d'Appello gli hanno dato ragione.