ESTREMO SALUTO
'Il tuo sorriso non si è spento': dolore e lacrime ai funerali di Leo Orlandino
Tantissima gente ha voluto tributare l'estremo saluto al giovane fasanese deceduto nel gravissimo incidente avvenuto sabato sulla Statale 379
FASANO - Lacrime e dolore. Un'ondata di tristezza ha invaso Fasano questo pomeriggio (lunedì 14 dicembre) durante lo svolgimento dei funerali del 21enne Leo Orlandino, il giovane rimasto vittima, insieme ad altre quattro persone, nel terribile incidente avvenuto sabato scorso sulla Statale 379 all'altezza di Torre Spaccata. La sua Peugeot 107 è rimasta schiacciata dal rimorchio impazzito di un autotreno il cui autista ne aveva perso il controllo. Tantissima gente si è radunata, nel primo pomeriggio, davanti alla chiesa di S. Francesco d'Assisi dove la salma del giovane era vegliata da ieri. Leo era il portiere del Real Paradiso Brindisi, formazione militante in Prima Categoria. E i suoi compagni, visibilmente distrutti come tanti altri parenti e amici del ragazzo, erano tutti lì, attorno al feretro. Tanti altri calciatori e dirigenti di società del territorio non hanno voluto mancare all'ultimo viaggio dello sfortunato collega. Proprio i calciatori del Brindisi hanno portato fuori la bara: sopra di essa una maglia dell'Inter, la squadra del cuore di Leo, e una sciarpa della Bs Soccer Team Fasano, la scuola calcio dov'era cresciuto. Pressoché assenti le istituzioni: unico presente consigliere provinciale Bebè Anglani in rappresentanza dell'ente presieduto da Maurizio Bruno.
Il corteo funebre, preceduto da una foto del ragazzo in veste da portiere e da tanti fiori, si è poi spostato nella più grande chiesa di S. Antonio dove altre centinaia di persone hanno tributato un applauso all'entrata del feretro nel luogo sacro. A celebrare il rito funebre è stato don Giorgio Pugliese. "Siamo qui con l'animo costernato, con i genitori di Leo, la sua famiglia, l'innumerevole schiera di amici che lo hanno conosciuto, amato e apprezzato - ha esordito nell'omelia il parroco -. Viviamo insieme questo momento difficile. Ci dia consolazione e forza il non saperci soli nel portare il dolore della morte del caro Leo. E' un momento difficile perché alla notizia dell'incidente siamo stati devastati tutti da sentimenti, pensieri contrastanti, da inevitabili domande, dai dubbi, anche per le altre vittime. E' un momento difficile perché siamo davanti ad un mistero grande, quello della morte improvvisa e assurda. E inutilmente cercheremo una spiegazione, una logica. Siamo nella condizione di non poter soddisfare questo desiderio che potrebbe riappacificare il nostro cuore. Mentre dobbiamo rimanere in silenzio, senza sprecare inutili parole e accettare di stare in questa condizione. E' un momento difficile perché vorremmo dire ai familiari di Leo delle parole che possano arrivare demtro al loro cuore straziato dal dolore e invece balbettiamo appena qualche espressione di consolazione. Forse siamo anche dilaniati dall'interrogativo sul senso d'inutilità dell'impegno, dell'affetto, della condivisione. A che servono queste cose se poi nulla cambia nella vita, nella vita di Leo. La parola che abbiamo ascoltato è la parola di Dio che ha per noi, oggi, ci è stata data. L'accogliamo così, come tale, come aiuo a stare in questa fatica, in questo dolore, con la dignità di figli di Dio. Non è che la parola di Dio, la fede ci renda più facile capire. Piuttosto ci aiuta a guardare alla nostra vita, alla vita di Leo, anche alla sua morte, con uno sguardo e un pensiero che ci fa domandare: in questo momento com'è la vita di Leo? Com'è la morte di Leo? Per noi è importante perché ci permette di uscire dal falso moralismo, dalle semplificazioni e visioni unilaterali. Abbiamo ascoltato l'episodio della prima lettura del profeta Elia che restituisce alla vita il figlio di una vedova. Ci colpisce che il profeta Elia si sia chinato su quel ragazzo morto per rianimarlo. Ma non ci siamo accorti che ancora prima di chinarsi su quel ragazzo il profeta si è chinato sulla donna, sulla mamma. Segno per i genitori, segno per il fratello, per i parenti, per ciascuno di noi, per l'umanità intera che davanti alla morte avverte l'acuto senso dell'impotenza. Del senso di colpa. La morte rimane con tutta la sua forza nella nostra vita ma sappiamo, come cristiani e come credenti, che Dio non è indifferente neanche davanti a questa morte. Perché si china sulle nostre fragilità per aiutarci a guardare dento l'assurdità della morte di un figlio, di un ragazzo di 21 anni che ci pare insensata. Una morte che è arrivata quando Leo, da quello che abbiamo capito, avesse ragginto un capitolo di vita che gli dava soddisfazione e gioia".
Don Giorgio, nella sua omelia, fa anche un riferimento a Fabrizio De Andrè poi, però, riprende a parlare di Leo. "Sono certo che il Signore Iddio soffocherà nelle sue braccia il singhiozzo di Leo - continua -. Non c'è vita che non sia cara a Dio. La vita di Leo, così brutalmente strappata ai suoi cari e ai suoi amici, quella morte che l'ha strappato ai suoi sogni, non è persa. Il suo sorriso non si è spento, il suo sguardo è ancora rivolto a noi oggi per continuare a credere che la vita è un dono grande e che l'amore e la solidarietà valgono la pena di essere vissuti. Anche solo per un istante. Ma tu dove sei Leo? La curiosità è comprensibile ma dobbiamo fidarci di Dio e di affidare a lui i nostri cari e Leo".
Altri intensi momenti di commozione si sono vissuti quando due amici hanno voluto ricordare con alcuni pensieri il 21enne. "Ciao Lè, anzi uè frat come mi chiamavi tu - ha esordito il primo -. Ancora stento a crederci che mi sia accaduta una cosa del genere. Per la seconda volta ti sei portato via un pezzo del mio cuore con te. Devi darci tu la forza adesso.Evi farlo per noi, i tuoi amici, per Carmelo, tuo padre nonché tuo idolo. Per la tua mamma e soprattutto per il tuo fratellino che sono convinto già sapesse tutto. Eliseo che hai cresciuto come un figlio, badavi a lui e dicevi: 'Leo, oggi non esco, devo badare ad Eli. Ero orgoglioso di te, anzi sono orgoglioso di te. A me non imprtava che ti fidanzassi e che mi lasciassi da parte. Losapevo che tu eri felice così, con la tua ragazza. Ed io ero felice per te. Un vero amico fa così. Ne abbiamo combinate tante insieme. Eravamo sempre noi, i due Leo. Ovunque andavamo ci conoscevano. Facevamo la gara per chi usciva con più ragazze e mi dicevi che tu eri Leo 1 e io Leo 2. Avevi ragione. Tu sei il numero uno, in tutto. avevi persino chiesto a Carmelo di prendermi a lavorare con te perchcé così eri più tranquillo. Avevi me vicino. E sapevi che ci potevi mettere due mani sul fuoco. Come quando ti coprivo da tuo padre per le tue marachelle che combinavi. Io non so se sono stato un buon amico per te, non so se sei orgoglioso di me ma di una cosa sono certo. Io ce l'ho messa tutta affinché tutto potesse andare al meglio e non ce l'ho fatta perché al meglio non è andato proprio nulla. Spero che un giorno mi perdonerai fratello. Hai parato tutto nella tua vita, sei il nostro acchiappasogni. Forse però questo rigore era così forte, angolato e sotto all'incrocio che non ce l'hai fatta. Ci rincontreremo un giorno e quel giorno non ci lasceremo più. Aspettami che arrivo. Ti amo Lè, ti prego dacci la forza".
"Ciao Lè - ha invece letto tra le lacrime un altro amico -. Non è facile scriverti in questo momento perché gli occhi si riempiono di lacrime e la mano comincia a tremare. Ci sono tante cose che vorremmo dirti ma il dolore prende il sopravvento. Chi l'avrebbe mai detto che oggi ci saremmo ritrovati qui, per ricordare ciò che eri e quanto sei stato importante per noi e noi per te. I tuoi amici, la tua famiglia e la tua amata Mavy. Chiunque pensi a te inevitabilmente pensa alla tua risata inconfondibile e contagiosa, al tuo sorriso sempre stampato sul viso. Eri un pazzo Orla, uno di quelli che non aveva paura di niente che entra nella tua vita, come un uragano svalvolato e folle, in grado di farti ridere fino a farti piangere. Per essere felice ed amare ti bastava un pallone, due guantoni, una serata con amici e guardare il mare. Quanto ti piaceva. Quando sei arrivato nella vita di ognuno di noi hai lasciato un segno indelebile e quando sei andato via, quel maledetto giorno, ti sei portato via un pezzo di storia di ogni persona qui presente. Ci hai anche donato una grande forza, la stessa che cacciavi fuori quando eri tra quei due pali. Difendila sempre quella porta, proteggi il tuo Eli, la tua mamma di cui eri follemente innamorato, tuo padre, il tuo unico e vero grande amico. E continua ad amare Marvy come hai sempre fatto. Per uno come te la vita era sempre un'avventura che purtroppo ti è stata strappata troppo presto. Ciao Acchiappasogni. La partita più importante tu l'hai già vinta".
L'uscita del feretro è stato accompagnato da un nuovo, sentito applauso e dal lancio di palloncini biancazzurri verso il cielo. Fasano piange un altro giovane figlio ma questa volta è ancora più dura farsene una ragione.
di Alfonso Spagnulo
14/12/2015 alle 18:54:53
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