STRUGGENTE ADDIO
'Ciao Michelone': l'estremo saluto ai funerali del 23enne cadetto di Pezze di Greco
Tantissima gente si è stretta attorno alla famiglia di Michele Antonio D'Amico e tra questa numerosi compagni di corso del giovane morto dopo un'immersione
PEZZE DI GRECO DI FASANO – Tanti fiori bianchi, tanto dolore, tante lacrime. L'ultimo saluto al 23enne Michele Antonio D'Amico, il cadetto di Pezze di Greco, morto venerdì mattina (15 giugno) mentre effettuava un'immersione di pesca sportiva ha coinvolto non soltanto la comunità di Pezze di Greco. Il sindaco di Fasano Lello Di Bari ha portato il cordoglio dell'intera comunità fasanese alla famiglia. Come previsto erano presenti tutti i suoi compagni di corso all'Accademia di Livorno. Una fiumana di divise bianche che si sono strette attorno alla famiglia dello sfortunato giovane. Hanno formato due cordoni, quasi a voler proteggere il compagno di corso. Al fianco del feretro un picchetto e subito dietro papà Mimino che stringeva con una mano la foto del suo amato figliolo e con l'altra sosteneva la moglie Grazia che a sua volta era abbracciata dall'altra figlia Giuditta. Volti pietrificati da un dolore che lascia il segno, che non passa mai.
Il corteo, lunghissimo, aperto da una corona inviata dall'Accademia Navale di Livorno, ha attraversato la centrale via della frazione sino alla chiesa della Madonna del Carmelo. Ad attendere la bara, coperta dalla bandiera della Marina Militare e seguita da un cadetto che sosteneva il cappello e lo spadino di Michele, davanti al luogo di culto, un picchetto del Battaglione S. Marco. Poi la celebrazione in una chiesa stracolma di gente. Il rito funebre è stato concelebrato da don Leonardo Sgobba e don Aldo Nigro (cappellano dell'Accademia Navale di Livorno). Presenti tante autorità militari tra cui anche il comandante stesso dell'Accademia, l'ammiraglio di divisione Giuseppe Dragoni. Uno squillo di tromba (una costante durante la celebrazione in quanto dava l'attenti ai cadetti presenti) ha dato il via alla messa funebre. Sin dalla prima lettura l'emozione è stata tanta: a leggerla lo zio del ragazzo deceduto, Giovanni Cisternino.
Poi l'omelia di don Leonardo Sgobba. «Sia la parola del Signore a dare consolazione ai genitori, alla sorella e a tutta la comunità parrocchiale per la scomparsa di Michele – ha detto il parroco frazionale -. Siamo riuniti qui, ammutoliti e con gli occhi pieni di lacrime, davanti alla bara di Michele. Non ci sono parole da dire in questi casi. C'è il gemito del dolore per la perdita improvvisa e poi il gemito dei perché. Perché a soli 23 anni? Perché proprio lui? Perché così improvvisamente? Perché proprio alla fine dell'Accademia? Ma c'è anche il gemito di un senso che c'è ma che oggi non riusciamo ancora a trovare. Michele ha lasciato la sua casa terrena per ritrovarne un'altra, accanto al Signore, dove un giorno lo raggiungeremo». Poi un messaggio ai giovani cadetti. «Cari ragazzi, la vita è bella – ha continuato don Sgobba -. Questo è l'insegnamento che Michele ci ha lasciato. La vita è preziosa e va valorizzata al massimo. Ogni momento è importante. Affidiamo con gli occhi gonfi fi lacrime Michele a Dio».
Nei tanti pensieri letti in chiesa da diversi amici l'affetto che gli stessi nutrivano per il Guardiamarina scomparso: “Per il nostro Michelone. Vegliaci da lassù ora che sei diventato il nostro angelo custode” ha letto una giovanissima appartenente all'Azione Cattolica di Pezze di Greco. E in chiusura ha preso la parola don Nigro. «Non è facile dirti arrivederci – ha esordito il cappellano dell'Accademia Navale di Livorno -. Ma dobbiamo farci forza e questa forza ce l'hanno data i tuoi genitori. Il nostro cuore invoca la consolazione di Dio. Senza di questa i giorni a venire saranno pesanti». Dopo di che un cadetto ha letto la “Preghiera del marinaio” prima che nella chiesa risuonassero le note del “Silenzio” tra la commozione generale.
Commozione che è continuata anche all'uscita del feretro dalla chiesa quando è partita la canzone “How you remind me” dei Nickelback, la canzone preferita da Michelone. La bara, portata a spalla, è rimasta ferma fino a quando il brano non è finito. Poi un lungo applauso come saluto finale. “E così che mi ricordi, per cosa sono veramente” cita il testo della canzone. E Michelone resterà nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo.
di Alfonso Spagnulo
18/06/2012 alle 14:05:55
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