DECISIONE TRIBUNALE
Assolti due carabinieri dall'accusa di peculato: prestavano servizio a Fasano
I fatti accaddero nel gennaio del 2013: alcuni colleghi dei militari scagionati li avevano accusati di aver fatto sparire alcune taniche di gasolio
FASANO - Due carabinieri accusati di peculato sono stati assolti per non aver commesso il fatto. I due militari, nel gennaio del 2013, erano in servizio presso il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Fasano e vennero messi di guardia ad un deposito a Pozzo Faceto dove era stato individuato un mezzo rubato. Furono gli stessi colleghi ad accusare i due di aver fatto sparire tre taniche di gasolio agricolo da 30 litri ciascuna e un set di chiavi a bussola, attrezzi poi ritrovati assieme ad una delle taniche in un casolare nei pressi dello stesso deposito.
Ma oggi (lunedì 11 maggio) è arrivata la sentenza. Il presidente della sezione penale del tribunale di Brindisi, Domenico Cucchiara, dopo aver ascoltato le richieste di assoluzione presentate dagli avvocati Vittoriano Bruno e Francesco Saponaro, ma anche dal pm di udienza, Milto De Nozza, ha ritenuto i due militari non responsabili del fatto.
Tutto, come detto, avvenne l'11 gennaio del 2013. L'intervento del vicebrigadiere Carlo Legrottaglie, 50 anni, e dell'appuntato Antonello Zurlo, di 40 anni, fu richiesto dai militari della Compagnia di Fasano che avevano effettuato la ricognizione del luogo, fotografando tutto ciò che si trovava all'interno ed all'esterno del capannone, una struttura che si trovava al di sotto del piano stradale, a Pozzo Faceto. Nelle foto comparivano anche le tre taniche di gasolio agricolo oltre agli attrezzi. Ma quando i militari tornarono sul posto, dopo che il capannone era stato affidato alla guardiania di Legrottaglie e Zurlo, ecco la sorpresa: mancavano le taniche e le chiavi a bussola. Legrottaglie e Zurlo negarono subito ogni addebito mentre i tre operai che si trovavano nel capannone al momento dell'arrivo dei carabinieri andarono via. Una rapida ricerca nella zona consentì di ritrovare una delle tre taniche e gli attrezzi, abbandonati in un casolare poco distante che invece si trovava al livello stradale. I due legali degli imputati hanno concentrato la propria attenzione su una circostanza precisa, rilevata anche nel corso di un sopralluogo per indagini difensive: la presenza di una impalcatura che consentiva di raggiungere agevolmente dal livello del capannone quello del piano stradale. Quindi le taniche potevano essere state spostate da terze persone, non viste dai due carabinieri.
Questa tesi è stata ritenuta valida dal giudice che ha scagionato completamente i due carabinieri.
di Redazione
11/05/2015 alle 19:56:35
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