INTERVENTO TELEVISIVO
Fabiano Amati ospite a La7 per parlare della sua sospensione
Il consigliere regionale fasanese è intervenuto, per un confronto tra la questione De Magistris e la sua, nella trasmissione 'L'aria che tira' condotta da Myrta Merlino
FASANO – Passaggio televisivo quest'oggi (giovedì 6 novembre) per il consigliere regionale fasanese. Fabiano Amati che ha partecipato, come ospite, a La7, alla trasmissione “L'aria che tira” di Myrta Merlino. Argomento trattato, in un più ampio discorso sulle strane decisioni dei Tribunali Amministrativi regionali che in alcuni casi rischiano di bloccare l'intera nazione, la disparità di trattamento, nell'attuazione della Legge Severino, tra il suo caso e quello del sindaco di Napoli. La conduttrice, introducendo il caso De Magistris, ne narra la storia: la condanna del sindaco napoletano, la sospensione per la legge Severino, il ricorso al Tar del primo cittadino partenopeo e la sospensione della sospensione.
«Alla luce di tutto questo – ha così detto la Merlino – ci siamo detti: “benissimo, il Tar deciderà sempre così”. E invece ci siamo sbagliati perché abbiamo trovato il caso interessante di un consigliere regionale pugliese che si chiama Fabiano Amati. Amati, per dare qualche informazione in più sul personaggio, è un signore che in Puglia fa politica da molto tempo, ha avuto un sacco di voti, ha fatto l'assessore, si parlava di lui del dopo-Vendola. Insomma aveva una carriera politica lanciata, non era uno qualunque. Ebbene, ha avuto anche lui una condanna per abuso d'ufficio. Dopo questa condanna è stato sospeso, ha fatto ricorso al Tar e cosa è capitato?».
A questo punto il microfono passa ad Amati. «Tengo a precisare – ha esordito il consigliere regionale fasanese – che parlo del mio caso non perché tenga alla poltrona e voglia conservarla. Per esempio questa sera mi trovo molto più a mio agio tra il pubblico, su uno sgabello. Io ero l'assessore regionale che ha aperto più cantieri, in Italia, in materia di mitigazione del rischio idrogeologico. Quello di cui si è parlato all'inizio della trasmissione, prevenzione insomma, rendendo la Regione Puglia, in Italia, campione per cantieri aperti. Solo che io non posso continuare quel lavoro e non posso essere invitato in trasmissione a parlare di quell'argomento perché quando ero consigliere comunale d'opposizione della mia città, nel 2008, approvammo un piano di recupero del centro storico, che non vi racconto nel dettaglio anche perché ho proposto appello e spero ovviamente nell'assoluzione. In primo grado sono stato condannato per abuso d'ufficio. Condannato per lo stesso reato del sindaco De Magistris, sospensione condizionale della pena come De Magistris, non menzione come De Magistris. Uguale.
Ho presentato – continua Amati – prima di De Magistris, perché sono stato sospeso prima, ricorso al giudice civile perché il Consiglio di Stato, sulla vicenda del presidente del Molise Iorio, aveva declinato, come si dice tecnicamente, la sua giurisdizione. Per noi mortali significa “no, non devo decidere io giudice amministrativo. Deve decidere il giudice ordinario”. E allora io ho visto questa sentenza della suprema corte amministrativa e ho detto “sarà così”. Sono andato così al giudice civile e ho presentato il mio ricorso. Ho aspettato il 23 settembre per l'udienza ma in quel giorno il tribunale si è riservato sulla decisione. Nel frattempo è stato sospeso De Magistris che ha invece impugnato al Tar. I motivi per cui l'ha fatto e non è andato dal giudice ordinario appartengono a valutazioni dei suoi difensori. Non è questo il nostro argomento. A me è stata respinta la questione di legittimità costituzionale. I ricorsi erano identici anche perché il collega che difende De Magistris mi ha anche consultato per capire qual era lo stato del mio ricorso. Quando in conferenza stampa De Magistris ha scherzato dicendo che Berlusconi doveva scegliere i suoi di legali, io, altrettanto ironicamente, ho detto ai miei che loro non avevano i baffi. Da noi al Sud si dice che gli avvocati buoni hanno, appunto, i baffi. E sono anche stato condannato a pagare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri le spese processuali. Naturalmente mi interessa la vicenda giudiziaria perché per me è una questione d'onore. Dato che io faccio l'amministratore pubblico e non il politico, mi piace definirmi così, per me la questione è l'onore. Questa vicenda sottolinea comunque come ci sia una questione giustizia in Italia».
di Redazione
06/11/2014 alle 20:43:30
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