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Processo d'appello per Amati e Di Bari: confermata la data del 10 novembre
Il consigliere regionale e il sindaco di Fasano confidano nell'assoluzione per tornare, in toto, alle rispettive cariche
FASANO - E' stato confermato per il prossimo 10 novembre, davanti alla Corte d'Appello di Lecce, il processo d'appello a carico del consigliere regionale Fabiano Amati e del sindaco Lello Di Bari condannati, il 13 febbraio, in merito alla revisione e approvazione del centro storico di Fasano. In primo grado Amati era stato condannato ad un anno e otto mesi mentre Di Bari a otto mesi. I due esponenti politici, in fasi diverse dopo la condanna, sono incappati nella Legge Severino e sono stati sospesi dalle loro rispettive cariche.
Gli avvocati difensori dei due esponenti politici (Massimo Monfreda per Amati e Dino Musa per Di Bari) ora confidano, così come i loro assistiti, in un esito diverso rispetto al primo grado che permetterebbe ai due di poter tornare a svolgere regolarmente il ruolo di consigliere regionale (Amati) e sindaco (Di Bari). Fu il gup Maurizio Saso, il 13 febbraio scorso, ad emettere la condanna in primo grado in relazione alla questione del piano di recupero del centro storico di Fasano. Il pm Valeria Farina Valaori aveva chiesto per Amati una condanna per tre anni e due mesi e per Di Bari a 2 anni.
I fatti risalgono al 2009 quando Amati, allora consigliere comunale di opposizione, fu delegato da Di Bari a seguire l'iter di definitiva approvazione dello strumento urbanistico che doveva disciplinare gli interventi edilizi nel centro storico della città. Secondo il primo cittadino, avendo Amati svolto nell'Amministrazione precedente, quella guidata da Donato De Carolis, l'incarico di assessore all'Urbanistica, era la persona migliore per redigere uno strumento di tale importanza. Cosa che l'ex assessore regionale alle Opere pubbliche fece nonostante le tante polemiche di natura politica che un incarico simile scatenò in città. La vicenda poi finì anche nella aule dei tribunali amministrativi per una presunta incompatibilità di Amati che non avrebbe potuto occuparsi del Piano di recupero del centro storico in quanto nell'area che lo strumento indica come centro storico lui e i suoi familiari hanno una serie di interessi. Per questo, nella primavera del 2009, ci furono, come detto, due ricorsi al Tar di Lecce: uno presentato da Saverio Potenza, ed uno da Maria Rosiello, Francesco e Vincenzo Saponaro. I due atti avevano un comune denominatore: puntavano il dito contro il consigliere Amati. Ma i giudici amministrativi respinsero le due istanze in quanto non hanno ritenuto il piano di recupero “non viziato da alcuna irregolarità, senza violazioni di legge e dei principi di materia di pianificazione urbanistica”.
di Redazione
28/07/2014 alle 16:30:40
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