EVENTO ECCEZIONALE
Canonizzazione Papa Giovanni XXIII: suor Adele da Fasano a Roma come testimone di un miracolo
La caposala dell'ospedale 'Umberto I' è stata convocata nella Capitale perché testimone della miracolosa guarigione di suor Caterina Capitani per intercessione di papa Giovanni XXIII

FASANO – 27 aprile 2014: una data che passerà alla storia. Proprio oggi, infatti, tutte le attenzioni del mondo sono puntate su Roma perché due papi viventi, Francesco e Benedetto XVI, provvederanno alla canonizzazione di altri due amatissimi papi, Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Per l'evento, la Capitale è stata letteralmente invasa da fedeli, pellegrini, capi e rappresentanti di governo: via della Conciliazione è, da ieri, un vero e proprio accampamento per le migliaia di persone che hanno deciso di essere presenti al momento sacro. Nell'intera Città sono stati sistemati maxischermi per seguire in diretta le celebrazioni, soprattutto dal momento che piazza del Vaticano potrà accogliere solo un milione di visitatori.
Tra i fortunati che siederanno dirimpetto alla basilica di san Pietro, vi è la fasanese suor Adele, al secolo Natalizia Labianca, stimata caposala del nostro ospedale “Umberto I”: la donna è stata testimone, nel 1966, della miracolosa guarigione di suor Caterina Capitani per intercessione di papa Giovanni XXIII e, per raccontare la portentosa esperienza, giovedì ha relazionato nella sala stampa del Vaticano e nei giorni scorsi è stata intervistata dai programmi Rai che si sono occupati di ripercorrere il cammino di beatificazione dei due papi emeriti.
In particolare, suor Adele ha scritto: «Suor Caterina (infermiera che allora operava con la caposala fasanese nell'ospedale psichiatrico “Lina Ravaschieri” di Napoli, ndr), nel marzo del 1964, fu colpita da una imponente emorragia gastrica notturna. Si sospettava una forma di tubercolosi polmonare. Il 30 ottobre 1965 entrò in sala operatoria per essere sottoposta a laparotomia esplorativa per sospetta ipertensione portale. L'intervento durò 5 ore e furono asportati i tre quarti dello stomaco; la ragazza aveva appena 23 anni. Sia prima che dopo la degenza, eravamo abituate a recitare il rosario in suffragio di papa Giovanni XXIII, morto il 3 giugno 1963».
La cronaca di quel periodo prosegue con una morte preannunciata: le condizioni di suor Caterina peggioravano a vista d'occhio e nessuna operazione chirurgica riusciva ad arginare il suo male. Poi, il prodigio: «erano le 14.40 del 25 maggio 1966 – continua suor Adele – , si alza all'improvviso e, fra lo stupore generale, le sorelle incredule riunite in preghiera la vedono comparire esultante in cappella. “Sono guarita” ripeteva nella commozione».
Il miracolo, riconosciuto anche nei referti medici, è stato rievocato al Tg1, al Tg3 e nella puntata de “La vita in diretta” di venerdì. La caposala fasanese, figlia della Carità (come ama definirsi) e instancabile messaggera di Cristo, ha messo, ancora una volta, la propria parola devota a servizio del popolo di credenti, per dimostrare quanto è grande il bene che si può ottenere con la preghiera. Il suo intervento in Vaticano si è concluso con un messaggio lasciato da suor Caterina: “Fa', o Signore, che io apprezzi ogni gesto di bontà, che sappia ascoltare le ansie degli altri, che sappia anche sorridere”.
Ecco la sua relazione integrale:
di Antonella Argento
27/04/2014 alle 02:54:53
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