AULE DI TRIBUNALE
Abuso d'ufficio sul piano di recupero del centro storico: attesa per oggi la sentenza per Di Bari e Amati
I due esponenti politici avevano chiesto il rito abbreviato dopo la contestazione di reato: una vicenda che risale al 2009
FASANO - E' attesa per questa mattina la sentenza, con rito abbreviato così come richiesto, sulla vicenda relativa al piano di recupero del centro storico di Fasano in cui sono coinvolti il sindaco di Fasano Lello Di Bari e il consigliere regionale Fabiano Amati. Abuso d'ufficio in concorso: questo il reato contestato ai due dal sostituto procuratore della Repubblica Valeria Farina Valaori.
La questione riguarda, come detto, il piano di recupero del centro storico che lo stesso sindaco Di Bari affidò, per seguirne l'iter, ad Amati allora consigliere comunale. I fatti risalgono al 2009 quando Amati, allora consigliere comunale di opposizione, fu delegato da Di Bari a seguire l'iter di definitiva approvazione dello strumento urbanistico che doveva disciplinare gli interventi edilizi nel centro storico della città. Secondo il primo cittadino, avendo Amati svolto nell'Amministrazione precedente, quella guidata da Donato De Carolis, l'incarico di assessore all'Urbanistica, era la persona migliore per redigere uno strumento di tale importanza. Cosa che l'ex assessore regionale alle Opere pubbliche fece nonostante le tante polemiche di natura politica che un incarico simile scatenò in città.
La vicenda poi finì anche nella aule dei tribunali amministrativi per una presunta incompatibilità di Amati che non avrebbe potuto occuparsi del Piano di recupero del centro storico in quanto nell'area che lo strumento indica come centro storico lui e i suoi familiari hanno una serie di interessi. Per questo, nella primavera del 2009, ci furono, come detto, due ricorsi al Tar di Lecce: uno presentato da Saverio Potenza, ed uno da Maria Rosiello, Francesco e Vincenzo Saponaro. I due atti avevano un comune denominatore: puntavano il dito contro il consigliere Amati. Ma i giudici amministrativi respinsero le due istanze in quanto non hanno ritenuto il piano di recupero “non viziato da alcuna irregolarità, senza violazioni di legge e dei principi di materia di pianificazione urbanistica”.
di Redazione
17/12/2013 alle 08:20:59
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