SPETTATORE D'ECCEZIONE
Il sarto Raffaele Acquaviva in visita al Museo delle antiche arti fasanesi
Uno degli artigiani di Fasano più bravi e longevi non ha voluto mancare alla campionaria in corso di svolgimento a Selva di Fasano
FASANO - “Non credevo ai miei occhi, - afferma Palmina Cannone, curatrice del Museo delle arti antiche fasanesi, annesso alla 43ª Mostra artigiana - quando tra i numerosi visitatori ho riconosciuto il maestro sarto Raffaele Acquaviva dell'omonima antica e prestigiosa sartoria di Fasano, accompagnato dalla sorella Maria. Novantadue anni portati alla grande e capace di raccontare anedotti legati alla sua professione. Increduli i presenti, quando l'ho presentato e ho spiegato che un tight con soprabito esposto nel museo era stato confezionato ad arte proprio da lui, come dimostra l'etichetta”. Raffaele si è commosso anche nel vedere le due macchine da cucire, provenienti dal suo laboratorio: una ottocentesca, che era stata di suo zio e di suo padre Francesco, e l'altra dei primi del Novecento, usata da lui. In bella vista pure gli utensili: forbici, ferro da stiro e quant'altro, nonché riviste di moda, anche femminili, del 1909 fino agli anni Sessanta. In più un registro sul quale annotava i nomi dei clienti, appartenenti alla borghesia fasanese e non. Tra gli altri nomi spicca quello dell'avvocato Ciccio Di Bari, già sindaco di Fasano, padre dell'attuale primo cittadino, dott. Lello. Tutto questo i visitatori possono ammirare nella sezione museale del tessile: “Il matrimonio di una volta raccontato dai laboratori sartoriali e di ricamo di Fasano”, che ospita altresì preziosi abiti nuziali, tra i quali uno del 1886, un altro tight griffato Ciccio Dell'Anno, paramenti liturgici d'epoca, tra cui una pianeta donata da Pio IX alla Confraternita de La Salette e di San Francesco da Paola, nonché altre antiche macchine da cucire, riviste di moda e cabrei, pervenuti da collezioni private, dopo una certosina ricerca, selezione e catalogazione.
Palmina lo ha poi accompagnato per il museo, facendogli ammirare la scultura in pietra incompiuta del cav. Vito Belfiore, e visitare i pettìche (le bottegucce artigiane). In quella del vasaio gli ha mostrato un capasone e “capase” di diversa foggia usate per contenere ricotta forte, fichi secchi, acciughe sotto sale, e ancora piatti e altro. Nella sezione del ramaio Raffaele ha potuto vedere utensili e suppellettili in rame rosso e alluminio martellati a mano, una pigiatrice e perfino il tamburo usato dal banditore, quando girava le strade del paese per annunciare gli eventi cittadini. Nella bottega del mastellaio ha rivisto con nostalgia un mastello a doghe, una botte e un torchio; in quella del barbiere gli antichi attrezzi, tra cui un “lavacapelli” e una doccetta. Tanti ricordi si affastellavano nella sua mente, ricordi di povertà e di benessere. Ha molto apprezzato il segmento museale degli artistici manufatti in ferro battuto, tra cui un cancello con grappoli e tralci d'uva; e altri del falegname, dell'ebanista e del carradore, in cui troneggia un meraviglioso calesse, griffato Buongiorno e Cofano, della scuola del maestro Giuseppe Palazzo. Ha letto anche qualcuna delle schede esplicative afferenti la cultura materiale di Fasano.
di Redazione
22/08/2013 alle 07:39:53
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