TEMA SCOTTANTE
Gioco d'azzardo, ludopatia e criminalità organizzata nella terza edizione di 'Mafie' LE FOTO
L'appuntamento organizzato dall'associazione "Le Nove Muse" ha offerto uno spaccato a 360 gradi su temi di grande attualità
FASANO – “Vogliamo ricordare tutti quelli di cui conosciamo il nome e quelli di cui non siamo ancora riusciti a trovare informazioni sufficienti. A tutte le vittime della violenza mafiosa va il nostro omaggio e la nostra promessa d' impegno”. Con questa frase impressa sullo schermo della sala del Laboratorio Urbano e alcuni esponenti di “Libera” che hanno letto i nomi del lungo elenco di vittime delle diverse mafie (tra cui quello della fasanese Anna Pace) è stato dato il via, questa sera (giovedì 21 marzo) a “Mafie – Gioco d'azzardo e risvolti di criminalità organizzata”, evento organizzato dall'associazione fasanese “Le Nove Muse” in occasione della 18esima giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Dopo la visione di “Crock” (cortometraggio di Luca Nestola che pone l'attenzione sul fenomeno ormai dilagante della diffusione capillare delle slot machine) l'avvocato Giusy Santomanco, a cui è stata affidata la moderazione della serata, ha invitato, per un saluto a nome dell'assessore, l'assessore Renzo De Leonardis. «Il fenomeno del gioco rappresenta un drammatico termometro del Paese – ha esordito il giovane amministratore -: si accresce in misura proporzionale alla crisi economica e finanziaria. La conseguenza è l'assurda contraddizione per cui la ricchezza prodotta dalle attività del settore corrisponde ad un impoverimento sociale. Auspichiamo interventi istituzionali che incentivino l'educazione al gioco, soprattutto nelle scuole e nelle fasce d'età più giovani. Intanto condividiamo positivamente il progetto portato avanti da “Le Nove Muse” in questi anni su questi temi di importanza sociale».
Dopo di che è toccato ad Attilio Chimienti, responsabile Beni Confiscati per Libera Puglia, ad illustrare il dossier “Azzardopoli” con dati e statistiche dei fenomeni criminogeni. Dati poco confortanti dell'Italia, che conta 800mila persone dipendenti da gioco d'azzardo e quasi 2 milioni di giocatori a rischio. Con un provento legale di 76,1miliardi di euro ed uno illegale di circa 10 miliardi, quella dell'azzardo è la terza impresa italiana, l'unica con un bilancio sempre in verde e che non conosce crisi. Perciò l'Italia, con le sue 400mila slot-machine, risulta essere il primo Paese in Europa ed il terzo su scala mondiale tra quelli che “azzardano” di più. Maggiormente esposti al fenomeno della ludopatia sono i minorenni e i soggetti con una struttura della personalità di tipo dipendente, ad esempio chi fa uso di stupefacenti. Uscirne è possibile, ma solo con la presa di consapevolezza di quanto si è manipolati e comprendendo che il fattore del “ti piace vincere facile” non rispecchia la realtà. Chimienti ha fatto, coraggiosamente, anche nomi e cognomi di diversi esempi di intrecci tra gioco e malavita organizzata puntando il dito soprattutto nel Salento, territorio che conosce molto bene.
Lo psicologo Pietro Trisciuzzi, invece, ha prima elencato una serie di benefici che il gioco, se ben utilizzato, può portare alla persona, soprattutto agli anziani: integrazione sociale, riduzione di ansia e stress. Poi, però, è passato a spiegare il livello patologico che molti, tra uomini e donne, raggiungono a causa della ludopatia. Un intervento tecnico approfondito che ha fatto capire come il “vizio del gioco” non debba mai essere preso sottogamba. Vito Alò e Giusy Santomanco hanno anche intervistato, per l'occasione, don Andrea Gallo. Una chiacchierata registrata in un video e trasmessa in due parti. E i temi sono stati presi di petto dal focoso sacerdote che nonostante l'età non le manda a dire a nessuno. Chiesa, politica, scuola: tutte queste componenti, secondo don Gallo, devono fare la propria parte per arginare questo fenomeno che va sempre più allargandosi fomentato dallo stato di crisi occupazionale in cui vive il nostro paese.
Ai raggi X anche il ruolo che l'informazione ha ricoperto negli anni della lotta alla mafia e dei processi condotti dai magistrati Falcone e Borsellino. Secondo Loris Mazzetti, capostruttura di Rai 3, il giornalismo di oggi non racconta, non spia e non denuncia più la criminalità organizzata come negli anni '80, incentrando l'attenzione prettamente su politica e cronaca nera. «Occorre che tutti noi – ha concluso Mazzetti – nel nostro piccolo, riuscissimo a fare qualcosa affinché l'attuale situazione cambi. Non basta l'ottimo lavoro delle forze dell'ordine che pur danno sicurezza ai cittadini ma occorre una forte presa di coscienza da parte di ognuno, un maggiore senso di moralità. Io sono molto fiducioso e questa mi riviene dal fatto che incontro molti studenti. Io sono assolutamente positivo nei confronti dei giovani. E questi ultimi sono molto interessati e la conferma giunge dal fatto che molte associazioni sono composte da giovani. Il problema vero della società è la nostra generazione. Abbiamo preso in mano una società ricca e non siamo stati in grado di riuscire a fare quello che invece hanno fatto i nostri genitori e i nostri nonni. Abbiamo peggiorato la società. E questo perché siamo diventati professionisti di tutto. Abbiamo fatto sempre molto di pancia e molto meno di cuore. Forse dovremmo tornare a riscoprire valori e sentimenti e tornare a parlare di morale»
di Alfonso Spagnulo
21/03/2013 alle 22:11:56
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