ATTUALITà
Treno della Memoria 2025: il diario di viaggio dei ragazzi del Da Vinci
Alcuni studenti del liceo fasanese all’11 al 18 gennaio si sono recati a Cracovia partecipando ad una serie di attività e visitando alcuni tra i luoghi più simbolici della tragedia dell’Olocausto
Fasano - Come ogni anno, anche in questo 2025 il “Da Vinci” ha partecipato con una propria rappresentanza di studenti e studentesse al progetto “Treno della Memoria”, che dall'11 al 18 gennaio si sono recati a Cracovia partecipando ad una serie di attività e visitando alcuni tra i luoghi più simbolici della tragedia dell'Olocausto, tra cui la Fabbrica di Schindler, oggi museo, ed il campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau e Plaszow.
L'esperienza, molto forte, ha segnato in maniera tangibile i ragazzi e le ragazze accompagnati nella circostanza dalla prof.ssa Marcella Carbonara, che racconteranno quanto vissuto sia nell'evento organizzato dal Comune di Fasano, che si terrà nella Sala consiliare di Palazzo di Città alle ore 10 di lunedì 27 gennaio, sia nel corso dell'Assemblea d'Istituto del “Da Vinci”, in calendario mercoledì mattina nel Teatro Kennedy.
«Partecipare al progetto del “Treno della Memoria” – dichiara Alessandro – significa essere catapultati in un altro periodo storico, fisicamente e mentalmente: poter vedere con i propri occhi tutti quei luoghi che sono stati tanto descritti da film, documentari, libri di storia, simboli di uno degli eventi più tragici e sconvolgenti nella storia dell'umanità, è stata un'opportunità unica di riflessione. Talvolta la realtà che si è chiamati a testimoniare è talmente assurda e inumana che diventa naturale, per la propria mente, ricercare una riduzione del pensiero per sfuggire al dolore e all'angoscia causati dalla realizzazione. La consapevolezza e la sensibilità che necessariamente derivano da questa esperienza spronano chi l'ha vissuta a non essere mai indifferenti rispetto a qualsiasi cambiamento, ad essere attivi e a combattere sempre per difendere i propri valori e ciò che si ritiene essere giusto».
Sulla stessa linea Brigitta: «Se dovessi descrivere tutto ciò che questa esperienza mi ha permesso di vedere con i miei occhi, userei la parola “disumanizzante”. Sono giorni intensi in cui si ha la sensazione di essere in un mondo parallelo dove l'uomo non è altro che una macchina volta ad umiliare e abbattere la dignità. Giorni in cui ci siamo avvicinati così tanto al passato a tal punto da concretizzarlo, da aver quasi paura della mente umana. Il “Treno della Memoria” rappresenta un'opportunità che, tramite la consapevolezza, spera in un domani migliore>>.
Simona si è invece soffermata su un momento specifico dell'esperienza: << Arrivati al campo di Płaszów, appena scesi dal pullman si viene travolti dal freddo. Mentre si cammina in quel campo c'è un silenzio assordante, solo il rumore impercettibile della neve che cade. Lì in quel campo non si vede quasi più nulla, c'eravamo solo noi, la neve, il silenzio. Lì la nostra storia si è intrecciata alla storia di tantissime anime spezzate. Lì dove è difficile immaginare la crudeltà che l'uomo ha potuto raggiungere e si ha paura a farlo. Paura dell'indifferenza dell'essere umano, paura di ciò che un solo uomo in pochi anni è riuscito a creare. A casa ho portato con me la forza del coraggio, l'importante della libertà, il peso dei privilegi, il potere dell'istruzione, il valore del dibattito, la grandezza della memoria».
Per Marialaura « il “Treno della Memoria” è un'esperienza ricca di emozioni contrastanti, perché da un lato ti mette realmente davanti all'orrore delle deportazioni e dei campi di sterminio e dall'altro lato ti permette di condividere questa esperienza unica con tante persone fantastiche, come i miei compagni, gli educatori che ci hanno accompagnati e guidati e gli attori che ci hanno seguito nelle varie tappe del viaggio. Per me il momento più significativo è stato l'arrivo al campo di concentramento di Birkenau, perché arrivato lì ti ritrovi davanti a questo spazio sconfinato, nel nostro caso anche ricoperto dalla neve, davanti al quale ho provato una sensazione di vuoto e importanza. Camminare vicino al famoso binario e tra le baracche è stato davvero un pugno allo stomaco, perché, secondo me, solo in quel momento prendi totale consapevolezza di dove ti trovi, e pensare di camminare dove 80 anni fa venivano sterminate centinaia di persone fa davvero male. Il momento peggiore sicuramente è stato quando abbiamo visto le camere a gas e quando la guida ci ha spiegato il modo davvero subdolo con cui gli ebrei venivano fatti entrare in esse L'intero viaggio è stato impegnativo a livello emotivo, ma è sicuramente un'esperienza significativo che secondo me bisogna vivere almeno una volta nella vita, perché veramente ti fa fermare e ti fa realmente riflettere su quanto noi siamo fortunati e privilegiati rispetto a quello persone e questo pensiero un po' ti cambia anche nel modo di approcciarti alle cose più semplici».
<«Avrei voluto partecipare al “Treno della Memoria” già anni fa – dichiara invece Yiyang – e sono felice di averla potuta vivere, visitando e approfondendo quello che era impossibile immaginare».
« Durante la visita ai campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau – afferma invece Ilaria – mi ha colpito la tranquillità disarmante che avvolge qui luoghi, il silenzio assordante, il silenzio di persone a cui è stata tolta la voce, il silenzio di migliaia di storie non raccontate. E soprattutto mi hanno colpita i disegni dei bambini. Disegni realizzati da bambini innocenti che ritraggono la realtà in modo semplice e vero, una realtà crudele che gli ha tolto la voce, la dignità, l'umanità, una realtà che gli ha strappato via il futuro».
Legati alle sensazioni uditive anche i ricordi di Pierumberto: <<Di questa esperienza tante cose mi rimangono, tra tutte l'idea di quiete, pace e purezza che solitamente dà la neve, calma che lì diventa un silenzio assordante, se si immaginano la paura e le urla che si diffondevano in reazione a tanta violenza. E ancora, quel corridoio pieno di volti fotografati nelle più diverse espressioni, chi mostrava rassegnazione, chi sembrava impazzito dopo pochi giorni dall'essere stato separato dai propri cari, consapevole di quella che doveva essere la sua fine, chi quasi accennava un sorriso. Chissà che l'essere stati lì non ci faccia guardare con occhi diversi alla nostra vita e a quello che abbiamo>>.
A chiudere la serie di riflessioni è Valentina, che racconta: «Il “Treno della Memoria”, grazie alla preparazione impeccabile e alla spiccata sensibilità degli educatori e delle guide che ci hanno accompagnato tutta la settimana, è stata un'esperienza totalmente formativa che ha contribuito senza dubbio ad un arricchimento del mio bagaglio culturale. Essa mi ha permesso di percepire in maniera diretta, accurata ed empatica tutte le brutalità, i soprusi, le ingiustizie e l'odio ingiustificabili commessi dai nazisti nei confronti di persone innocenti che, soltanto perché giudicate "inferiori", hanno dovuto subire un vero e proprio "schiaffo" alla loro dignità e ai loro diritti, totalmente dimenticati, calpestati e recisi. Una volta varcato il cancello con la frase "Arbeit macht frei", il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau appare un luogo terribilmente reale, immerso in un silenzio che, così assordante, lascia navigare liberamente l'immaginazione: iniziano a sopraggiungere alla mente tutte le voci, i pianti, le sofferenze, il dolore e le speranze spezzate di milioni di uomini, donne e bambini senza colpa, spogliati di ogni briciolo di dignità, umanità e libertà con una ferocia, aggressività e intolleranza inaudite. Auschwitz ci ricorda che la cattiveria umana, manifestata in ogni forma e violenza possibili, non ha alcun limite e che, tutto ciò, è reso attuabile dai "mostri" prodotti dal "sonno della ragione" e, soprattutto, da una netta mancata presa di posizione. Dopo questa avventura, mi impegnerò attivamente a tenere vivo il ricordo di uno dei capitoli più bui della storia umana; racconterò a tutti la mia testimonianza diretta e, soprattutto, cercherò di non rimanere nella "zona grigia" e di protendere verso la "zona bianca", abbattendo, così, il muro dell'indifferenza. Perché "il mondo è un posto pericoloso, non a causa di coloro i quali compiono azioni malvagie, ma per quelli che osservano senza fare nulla” (Albert Einstein) e perché "chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo” (George Santayana)».
Proprio l'essere testimoni in ottica di cittadinanza attiva è uno degli scopi principali a cui mira questo progetto, che certamente continuerà ad essere importante anche per il “Da Vinci”, nella ferma convinzione che solo una consapevole conoscenza di ciò che è stato possa guidare le giovani generazioni a non ripetere gli errori del passato.
di Redazione
24/01/2025 alle 07:07:50
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