FESTIVAL TEMPESTE
Abbandonare l’io per il “noi”: il “Povero Ulisse” di Gasparini al Teatro Sociale
Ieri 22 novembre, per il Festival Tempeste è andato in scena un monologo pregevole di Marco Bonini e interpretato da Paolo Gasparini
Fasano - Catapultati in una lezione di epica greca, un professore appassionato di barche s'interroga sul viaggio di Ulisse per mare, incaponendosi su una semplice domanda: davvero il multiforme Odisseo, dalla sottile intelligenza, non è riuscito ad arrivare a Itaca in tempo dopo la guerra di Troia? Facendo qualche calcolo da marinaio, il protagonista sostiene che ci sarebbero voluti tre giorni di navigazione per tornare a casa, a partire dal punto in cui l'eroe omerico ha perso la rotta. Dunque, cosa è successo?
Con Povero Ulisse di Marco Bonini e interpretazione di Paolo Gasparini, il sesto appuntamento del Festival Tempeste ha portato al Teatro Sociale una riflessione sul viaggio, questa volta discostandosi dal tema caratterizzante la kermesse. Prima dell'inizio, un saluto istituzionale dall'assessora alla Cultura Cinzia Caroli e dal consigliere Donato Marino, che da cinque edizioni organizza in festival.
Paolo Gasparini, nelle vesti di professore, è partito dal XXVI canto della Divina Commedia, in cui il Sommo Poeta incontra l'eroe greco sottoforma di lingua di fuoco. Nel canto Dante ripercorre il viaggio di Ulisse che culmina in quel desiderio di oltrepassare la Colonne d'Ercole, metafora della conoscenza umana, che si concretizza in un folle volo. Eppure, in tutta l'Odissea il protagonista epico ribadisce la sua nostalgia di casa e, soprattutto, di Penelope alla quale – si sottolinea nello spettacolo – Ulisse è stato fedele nei pensieri, ma non nei fatti. Così sul palco Gasparini alterna le giocose riflessioni sui tradimenti di Odisseo alle angosce della moglie a Itaca, concludendo il monologo con un paragone puntuale: Ulisse è metafora del maschio occidentale moderno. Tale nesso logico è presto spiegato: l'eroe è un uomo integro, fedele, risoluto, ma al contempo non è esente da vizi, è emotivo e irrazionale, caratteristiche – quest'ultime – che si riferiscono alla sfera femminile dell'essere.
Povero Ulisse, dunque, si è posto l'obiettivo di trasmettere un invito non scontato: abbandonare la dicotomia tra maschile e femminile. A sottolineare ciò il ricordo del mito della mela di Platone: gli androgeni, “gli uomini palla” divisi in due da Zeus, vanno alla ricerca dell'altro per completarsi, perché in ogni di noi convive il duale, “il doppio”.
Il prossimo appuntamento teatrale con il Festival Tempeste è per domani, domenica 24 settembre, ore 20:30 al Teatro Sociale con Izzera (va alla Merica), ingresso gratuito.
di Sara Altamura
23/11/2024 alle 08:35:05
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