ATTUALITà
Quando l’inclusione viene dal cuore: l’esperienza di Claudio a Canne Bianche
Il fasanese Claudio Stomeo, affetto dalla sindrome di Down, è stato assunto dal resort di Torre Canne – Prima esperienza per entrambi
Dal Mensile di settembre:
Fasano - Di belle parole sono tutti capaci. In tanti riempiono i propri profili social con frasi a effetto, parole importanti come rispetto e uguaglianza, ma in pochi mettono davvero in pratica il nobile principio dell'inclusione. E forse, purtroppo, ancora meno sono le realtà lavorative che fanno di questo principio un fondamento. Le mosche bianche, però, ci sono e sono anche vicine; il colore è sempre il bianco: l'hotel a cinque stelle Canne Bianche, a Torre Canne, è un esempio di come fare inclusione sia davvero facile e, soprattutto, ha dimostrato che le persone affette da disabilità sono una risorsa di valore come tutti gli altri e non un peso. L'esperienza di Claudio Stomeo, giovane fasanese di ventotto anni affetto dalla sindrome di Down, è una concreta prova di tutto ciò. Grazie al Job Day organizzato dall'amministrazione comunale nell'ambito del progetto “Il Turismo è lavoro” lo scorso 5 marzo, Claudio è stato assunto da Canne Bianche per la stagione estiva 2024 come barista e barman. Questa è stata la prima esperienza “inclusiva” per l'hotel, ma è anche stata la prima esperienza “regolare” per Claudio.
Abbiamo raggiunto lo staff di Canne Bianche, Claudio e mamma Patrizia per farci raccontare di questo meraviglioso esempio di inclusione positiva e, soprattutto, sincera.
Il punto di vista di Canne Bianche La redazione di Osservatorio si è interfacciata con la dott.ssa Gabriella Pizzigallo, social media manager dell'hotel, con la dott.ssa Silvia Lacitignola, responsabile Risorse Umane, e con il dott. Gianvito Mangano, direttore e proprietario di Canne Bianche.
Come Canne Bianche è stata messa in contatto con Claudio? «Occupandomi di Risorse Umane per l'hotel Canne Bianche – ha dichiarato la dott.ssa Silvia Lacitignola – ho partecipato al Job Day organizzato dal Comune di Fasano lo scorso cinque marzo, una giornata in cui i cittadini hanno potuto incontrare le strutture alberghiere del territorio; è un evento che serve molto a noi per conoscere i cittadini, è un'esperienza di scambio. Durante questa giornata, Claudio si è personalmente avvicinato alla nostra postazione, chiedendo di poter fare un colloquio con Canne Bianche. Fu autonomo e indipendente e io fui ben felice di ascoltarlo; al termine del colloquio sono rimasta particolarmente colpita, perché Claudio si è dimostrato – a differenza di altri ragazzi – assolutamente determinato e sicuro di sé, una caratteristica che mi ha sorpreso. Aveva intenzione di lavorare nell'hotel, in particolare al bar, e la sua specialità erano i cocktail, tanto che mi elencò tutti gli ingredienti e il procedimento per preparare lo Spritz! (sorride). Al di là della simpatia, ciò che mi stupì fu che di fronte a me non avevo un ragazzo con una disabilità, ma avevo di fronte un ragazzo e basta, con la de terminazione di voler fare questo lavoro.
Al termine del colloquio, sono tornata in struttura e ho raccontato l'episodio; devo dire che sia il dott. Antonio Mangano che il dott. Gianvito Mangano hanno accolto subito l'idea di far entrare Claudio nel nostro team, dopo aver sentito anche il parere del Bar Manager. Ci tengo a precisare che Claudio è stato assunto con contratto regolare part-time, lavorando come tutti gli altri, non ha avuto agevolazioni o “corsie preferenziali”: lui stesso voleva essere considerato esattamente come tutti gli altri, dalla divisa agli orari alle mansioni».
Per quanto tempo e quali esperienze lavorative ha svolto Claudio in hotel?
«Il contratto è durato dai primi di maggio ai 31 agosto 2024. Solitamente svolgeva un turno dalle undici della mattina alle prime ore del pomeriggio. Si occupava di caffetteria, servizio ai tavoli e
preparava soft drink, supervisionato dai colleghi del bar».
Con chi si è relazionato all'interno della struttura?
«È stato messo sotto l'ala del Bar Manager, Riccardo Bertoldo, un ragazzo molto sensibile alle tematiche sociali – ha continuato la dott.ssa Lacitignola – Riccardo si è davvero preso cura di lui, ma devo dire che tutto il team l'ha supportato e gli ha voluto bene. Anzi, allargherei questa considerazione a tutto lo staff: Claudio, infatti, è un ragazzo celiaco, quindi anche la cucina si è messa a disposizione, coccolandolo anche un po' con qualche dolcetto in più. A tal proposito, vorrei condividere con voi un messaggio che Riccardo Bertoldo ha scritto sull'esperienza con Claudio: “Per me e il mio staff, l'inserimento di Claudio è stata una cosa normale, un passo naturale. È così che dovrebbe essere: offrire a chiunque, indipendentemente dal grado di disabilità, le stesse opportunità. Lavorare con lui è stato bello, gratificante e impegnativo, proprio come accade con tutti i nostri colleghi con cui collaboriamo ogni giorno. Claudio ci ha in segnato che la volontà e la passione
possono superare qualsiasi ostacolo. Noi saremo sempre pronti ad accogliere chi merita attenzione, senza alcuna distinzione”».
Dal punto di vista umano, che cosa Claudio ha insegnato allo staff?
«Dal punto di vista umano – ha affermato il dott. Gianvito Mangano –, Claudio ci ha insegnato, o almeno ci ha ricordato, quanto semplice sia fare inclusione: Claudio ci ha dimostrato di essere una risorsa a tutti gli effetti, che non deve essere giudicata come “di meno valore” rispetto ad altri. Anche da parte di tutto il team è stato accolto con gioia, nonostante le preoccupazioni iniziali: ci ha fatto molto piacere notare che lo staff ha preso a cuore Claudio e le difficoltà sono state superate. Quando si lavora bene in un team così ampio e così variegato come quello di Canne Bianche è bello avere questo tipo di feedback da parte dello staff».
Quali, invece, sono state le difficoltà?
«Sono state difficoltà legate a delle abitudini che Claudio ha nella sua vita privata, come l'uso del cellulare, ma siamo riusciti a farlo entrare nelle dinamiche lavorative. Altre difficoltà sono state legate al modo corretto di fare servizio al tavolo. In ogni caso, sono davvero irrisorie rispetto a ciò che si potrebbe immaginare. La cosa più bella è stata capire che, in realtà, queste difficoltà non esistono: è solo una questione di volontà. C'è da dire che non è facile trovare queste esperienze in strutture di lusso a cinque stelle; questo ha fatto molto piacere a noi, alla famiglia di Claudio e a Claudio stesso che si è sentito ancora più motivato e più determinato. Inoltre, abbiamo avuto un ottimo riscontro da parte degli ospiti che hanno apprezzato non solo l'inclusione, ma anche i buonissimi cocktail che Claudio ha preparato (soprattutto i suoi fantastici Spritz!)».
L'inclusività e l'accoglienza sono valori fondanti per Canne Bianche?
«Sono due valori che fanno parte della filosofia di Canne Bianche sin da quando mio padre ha posato le prime pietre – ha concluso il dott. Gianvito Mangano –. Noi contiamo circa centodieci dipendenti in alta stagione per quarantanove stanze; pertanto, abbiamo conosciuto molte persone e ognuna di queste ci ha lasciato qualcosa: Claudio non è da meno. Anzi! Claudio è stata la nostra prima esperienza in questo senso, ma non l'ultima: ci siamo lasciati con un arrivederci al prossimo anno».
Il punto di vista di Claudio e di mamma Patrizia
Ascoltare i protagonisti delle storie è il principale lavoro del giornalista; per questo, riportare l'esperienza lavorativa dal punto di vista di Claudio è un atto dovuto. Claudio è un giovane attento, determinato e sicuro di sé, appassionato del suo lavoro.
Claudio, da dove è nata la tua passione per il bar?
«Quando ero piccolo, con mio papà andai in un centro benessere vicino Castellaneta Marina e lì c'era un bar in cui preparavano dei cocktail. Ho pensato: e se lo facessi anche io? Da lì è iniziato tutto. Ho frequentato l'istituto alberghiero “G. Salvemini” di Fasano, specializzandomi in sala bar e mi sono diplomato nel 2016. Ho iniziato prima con la caffetteria, poi con il cocktail bar. Dopo il diploma ho fatto altri corsi, per esempio un corso di bartender nel 2019 e uno di manager di Food&Beverage nel 2023. Mi piace molto preparare i cocktail e la mia specialità è lo Spritz. Nell'estate del 2023 ho lavo-
rato in un bar a Torre Canne; una sera un cliente ordinò un “americano”, i colleghi prepararono un caffè americano, ma in realtà il cliente si riferiva al cocktail. Fui l'unico ad aver capito e glielo servii! In verità, a me piace molto il cocktail bar (anche se il piano bar mi piace ancora di più). Per preparare i cocktail prima li studio, poi applico dei metodi per metterli insieme: ad esempio, faccio raffreddare il bicchiere con il ghiaccio prima e poi inizio a versare gli ingredienti».
L'incontro con Canne Bianche è avvenuto durante il Job Day.
«Sì, esatto. Intanto, mi preme ringraziare la dott.ssa Silvia Lacitignola – ha affermato mamma Patrizia –; se lei non avesse creduto in Claudio, tutto questo non sarebbe successo. Dopo aver fatto un giro in quasi tutti i bar di Fasano a distribuire il suo curriculum, senza ricevere alcuna risposta, abbiamo deciso di tentare con il Job Day. Il primo posto in cui Claudio ha deciso di presentarsi è stato Canne Bianche, uno dei primi stand. La dott.ssa Lacitignola ci disse che il personale bar era al completo, ma
disse a Claudio di lasciarle comunque il suo curriculum per avere un parere da parte del Bar Manager. Il giorno dopo lei stessa ci ha ricontattato! Riccardo Bertoldo poi ha voluto conoscere Claudio per capire la sua preparazione professionale e ci disse che, dopo aver parlato con il dott. Mangano, voleva che Claudio facesse parte del team. Voglio sottolineare che Canne Bianche è stata l'unica struttura ad assumere Claudio regolarmente con uno stipendio».
Claudio, qual è stato il tuo rapporto con i colleghi?
«Il mio manager è stato Riccardo Bertoldo, che mi coordinava, ma ho conosciuto quasi tutto lo staff, anche perché grazie all'orario di lavoro ho avuto la possibilità di conoscere chi smontava la mattina e chi iniziava il pomeriggio: quindi, un po' tutti! Ho stretto più amicizia con il bar manager, ma anche con gli altri tra cui Gilda, Angela e Giuseppe. Mi sono trovato molto bene! Mi hanno insegnato a preparare nuovi cocktail e caffè, come il caffè greco o quello brasiliano. In realtà, prima di iniziare il lavoro, ad aprile, ho frequentato un corso con Lavazza sempre insieme ai colleghi di Canne Bianche. Per il resto, rifacevo ciò che vedevo preparare dagli altri».
Cosa ne pensi dell'esperienza con Canne Bianche, Patrizia?
«È stato un bel salto di qualità. Il senso di inclusione percepito è stato sincero, tutto lo staff ha questo modo d'essere: l'inclusione non è stata un “voler dimostrare”, ma è venuta dal cuore. Non solo i colleghi del bar, ma tutti l'hanno coccolato: chi lavorava in cucina, i pasticceri… Hanno cercato di andargli incontro sempre, a partire dalla scelta del l'orario per favorire la sua inclusione o ad esempio non l'hanno fatto lavorare nei giorni festivi; o ancora: nei giorni di pioggia, quando era possibile che Claudio si annoiasse, gli concedevano di restare a casa. L'hanno accolto come ci si accoglie in famiglia, perché loro sembrano una famiglia. Se stai bene con le persone, il lavoro non è un peso».
Claudio, rifaresti questo lavoro? Quali sogni hai nel cassetto?
«Se loro mi aspettano, sì! In realtà, il prossimo inverno vorrei andare a Torino dalle mie cugine e cercare lavoro lì, per poi ritornare qui in estate. Ho anche il desiderio di aprire un bar tutto mio. Vorrei ringraziare intanto tutti i colleghi di Canne Bianche, tutti mi hanno voluto bene. Non è scontato!».
di Sara Altamura
24/10/2024 alle 07:12:05
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