MUSEO DI EGNAZIA
Archeologia per non esperti: Egnazia si è raccontata
Nell’incontro di ieri 1° marzo, organizzato dalla redazione di Osservatorio a Palazzo di Città, la prof.ssa Cassano, il prof. Mastrocinque e il direttore Galeandro hanno relazionato sulle campagne di scavo appena concluse
Fasano - Non basta un incontro per relazionare sulla ricchezza di Egnazia. Come ha ben rimarcato il direttore del Museo e Parco Archeologico di Egnazia, il dott. Galeandro, ciò che Fasano possiede è un tesoro senza eguali. Il Progetto Egnazia dell'Università di Bari, partito nel 2001, continua a riportare alla luce frammenti utili a ricostruire la lunga storia di questo sito.
Di questo progetto e delle recenti campagne di scavo si è relazionato ieri 1 marzo, nella Sala di Rappresentanza di Palazzo di Città a Fasano; l'incontro, organizzato dalla redazione di Osservatorio con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura, ha visto argomentare il direttore del Museo e Parco Archeologico nazionale di Egnazia, dott. Fabio Galeandro, il direttore emerito del Progetto Egnazia dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, la prof.ssa Raffaella Cassano e l'attuale direttore del Progetto Egnazia, prof. Gianluca Mastrocinque. Ha moderato l'evento la dott.ssa Marica Mastrangelo, archeologa e giornalista.
Il sindaco Zaccaria ha aperto l'incontro, sottolineando il sostegno dell'amministrazione comunale alle campagne di scavo e alla valorizzazione del sito archeologico. A tal proposito anche l'Assessore alla Cultura, Cinzia Caroli, ha voluto ribadire l'eccezionalità di Egnazia e ha elogiato l'iniziativa di coinvolgimento diretto delle scuole negli scavi.
Egnazia è un luogo magico in cui tempo e spazio si perdono nell'incanto di una città da ricostruire; la sua storia è lunga ben diciannove secoli e l'impegno degli archeologi nella sua definizione ha un anno spartiacque: nel 2001 prende avvio il Progetto Egnazia dell'Università di Bari con a capo la prof.ssa Raffaella Cassano. Come lei stessa ha raccontato durante l'incontro, gli obiettivi che si era posta erano molteplici. Dapprima, un ruolo eminente l'ha avuto la ricerca, che fosse sul campo oppure in biblioteca; in secondo luogo, lo scavo doveva servire a storicizzare la città, a costruire un contesto e ad analizzare i dati in tempo reale. L'impronta che la prof.ssa Cassano ha voluto dare al Progetto è stata indirizzare l'indagine archeologica sulla città e sull'edilizia. È stata proprio lei ad aprire gli scavi agli studenti delle scuole superiori: un'idea di grande successo che riscuote ancora oggi il favore dei ragazzi. Il punto forte del Progetto è stata sicuramente la sperimentazione tecnologica per un'archeologia viva e piena di idee: Egnazia, insomma, è stata per lei e per il suo gruppo di studiosi una palestra di ricerca.
Entrando nel merito delle campagne di scavo appena conclusesi a Egnazia, il prof. Mastrocinque ha mostrato al pubblico i nuovi reperti e le novità archeologiche che il Progetto Egnazia ha portato alla luce. Il professore ha voluto sottolineare l'importante sostegno dell'amministrazione comunale che finanzia il progetto, insieme all'Università. Interrogando i dati in modo diverso e sfruttando le nuove tecnologie per realizzare rendering 3D delle strutture edilizie, il gruppo di studenti universitari, ricercatori e liceali ha contribuito alla ricostruzione storica del sito. Partendo dalla casa indigena, il professore si è soffermato sulle recenti scoperte in merito al culto di Demetra che sinora era noto dalle sepolture (basti pensare alla Tomba delle Melagrane): adesso si hanno anche gli elementi per determinarne il culto domestico. Demetra era una divinità che segnava i passaggi fondamentali della vita, come il matrimonio o la nascita dei figli: nella casa romana, impostata su quella indigena, è stata infatti rinvenuta la statua di Demetra, una delle recenti acquisizioni del Museo. Accanto agli ambienti in cui si abitava si seppellivano i defunti della famiglia: il primo nucleo di cui ha parlato il prof. Mastrocinque sembra occupato solo da tombe di bambini. Nella campagna del 2022, infatti, sono state evidenziate le sepolture infantili, tra cui una sepoltura in enchytrismòs, ovvero un tipo di sepoltura in cui il corpo del bambino veniva adagiato in un contenitore. In un altro nucleo, prettamente funerario, sono state rinvenute tombe a semicamera dipinte con un motivo a benda, simile a quello ritrovato in una tomba di Ugento datata nel V secolo a.C.; in questo Egnazia, ancora una volta, è inaspettata: la tomba di Egnazia è databile alla fine del IV secolo a.C. a significare la particolare continuità di vita di questo motivo a benda. Dai corredi funerari molti sono stati i ritrovamenti di vasi in ceramica di Gnathia, tipica proprio della città di Egnazia che in questo periodo ha anche un interlocutore privilegiato, Taranto. Molte altre novità sono state riportate dal prof. Mastrocinque; in particolare, è stata mostrata in anteprima assoluta la ricostruzione 3D del quadriportico e del sistema di raccolta dell'acqua.
A chiudere l'intenso incontro è stato il direttore del Museo e Parco Archeologico di Egnazia, il dott. Fabio Galeandro. Il direttore ha illustrato i principali cambiamenti che hanno riguardato il Museo in questi ultimi anni: la struttura, infatti, ha modificato la sua veste, divenendo più accessibile e più “moderna”, con l'ausilio di tecnologie che consentano ai visitatori di vivere un'esperienza più immersiva. Soprattutto, il direttore ha mostrato la nuova sezione sul rapporto tra Egnazia e il mare, in cui troneggia il recentissimo acquario archeologico, un unicum nel settore.
Invitando tutti a visitare il sito, il direttore ha voluto sottolineare il grande lavoro di squadra che c'è dietro ogni intervento, che sia lo scavo o l'organizzazione dei depositi del museo.
di Sara Altamura
02/03/2024 alle 11:11:38
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