INCHIESTA OSSERVATORIO
Il mondo dei social attraverso gli occhi degli “influencer”
Uno sguardo sul complesso mondo della visibilità sui social: diventare famosi attraverso musica, cibo e comicità
Fasano - Il mondo dei social è esploso in maniera eccezionale durante la pandemia: Instagram, Facebook, Tik Tok sono tra i social più utilizzati da utenti di tutte le età. Ed è proprio sulle età che bisogna fare chiarezza perché negli ultimi tempi sono diventate comuni delle parole che categorizzano interi gruppi di persone accumunate dalla loro età. Infatti, da un punto di vista generazionale bisogna distinguere i Boomers, i Millennials e la Generazione Z. Chi rientra in queste categorie? Per rispondere a questa domanda ci siamo documentati e nelle grandi definizioni delle generazioni del Novecento individuiamo anche la Greatest generation (1908-1927), coloro che hanno combattuto la Seconda Guerra Mondiale e la Silent Generation (1928-1945), cresciuti nel clima della Grande Depressione. Nel dopoguerra inizia la generazione dei Boomers che comprende i nati tra il 1946 e il 1964: sono i figli del boom economico, della ricostruzione post-bellica, dell'avvento della televisione come primo mezzo di comunicazione di massa. A seguire ci sono stati i Generazione X (1965-1980) che hanno vissuto l'inizio della globalizzazione e della rivoluzione informatica. A questi seguono i Millennials (1981- 1996) che ha visto l'imporsi dei sistemi informatici e delle società multietniche. La Generazione Z è cominciata nel 1997 e si prolunga sino al 2012 e ha visto il salto di Internet da pc fissi a portatili con il lancio di una serie di dispositivi elettronici (smartphone, laptop e tablet) e l'esplosione della lotta alla crisi ambientale anche attraverso i social network.
Proprio con la situazione vissuta a partire dal 2020 sono esplosi nuovi modi di lavorare attraverso i contenuti creati e diffusi sui social. I contenuti realizzati vanno dal cibo alle produzioni artigianali, dalla musica alla comicità.
In questo 2023, come lo scorso anno per le professioni più richieste, attraverseremo questo universo del mondo dei social attraverso alcuni “influencer” made in Fasano o in Puglia.
La prima figura che approfondiamo è quella del food blogger che negli ultimi anni si è molto affermata. Tra cui ricordiamo: Chiara Maci, Sonia Peronaci, Benedetta Rossi e Marco Bianchi su tutti perché ormai sono volti conosciuti del mondo tele- visivo. Il food blogger descrive ricette, prova e recensisce locali, diventa una guida per coloro che cercano una de- terminata tipologia di cucina. Grazie all'esplosione mediatica di queste fi- gure lavorative ne sono nati molti, più o meno seguiti. Anche in un'ottica più regionale, ci sono food blogger molto conosciuti e apprezzati con un grande seguito. In questo primo appunta- mento del 2023 abbiamo incontrato una food blogger molto famosa su Instagram per le sue descrizioni e recensioni di locali e ristoranti a Bari e in tutta la Puglia, ovvero “MimangioBari”.
Chi è Donatella Nitri?
«Donatella è una ragazza di 45 anni che nella vita fa l'impiegata e nel tempo libero (che ormai ne ha ben poco) coltiva una delle sue grandi passioni, il cibo – spiega Donatella a Osserva- torio –. Sin da piccola mi piaceva mangiare e in effetti non sono mai stata magra, ho delle foto che mi ritraggono intenta a divorare focaccine e cornetti già dall'età di tre anni. Da allora non ho mai smesso. Sono una super curiosa per cui amo molto viaggiare, conoscere gente e scoprire posti nuovi che ovvia- mente per quello che faccio si traduce anche in assaporare e gustare nuovi piatti da inserire poi nei miei social e nel mio blog. Mi definisco una persona molto impegnata, ma del resto amo esserlo perché mi tiene viva».
Come nasce il blog gastronomico “MimangioBari”?
«MimangioBari nasce in un periodo non felice della mia vita, dove mi sentivo legata e stretta in alcune situazioni che non mi appartenevano. Dovevo far qualcosa per uscirne e ho messo in campo un'idea che in realtà aleggiava nella mia testa da molto tempo: quella di diventare una sorta di punto di riferimento di guida per tutti quelli che volessero consigli su dove mangiare bene in città. Il nome “MimangioBari” mi è venuto così per caso passeggiando, mi è sembrato davvero azzeccato per quello che volevo realizzare e a tutt'oggi ricevo molti complimenti in quanto in tanti lo trovano originale. Ho promesso a me stessa però di essere sempre sincera, sono conosciuta per dire ciò che penso senza paura di critiche. Non mi piace parlare bene di qualche locale solo per soldi o per accaparrarmi un “cliente”, è una cosa che non mi appartiene e che mi differenzia da molti altri. C'è chi sceglie la strada più facile dicendo che è tutto buono o tacendo quando va tutto male, io invece ho scelto quella più complessa facendo tutto il contrario. A di- stanza di quattro anni credo che sia stata la chiave del mio “successo”, i miei follower ormai hanno fiducia in me così anche i locali con cui collaboro che spesso mi chiamano anche solo per un consiglio sincero su qualche loro nuova creazione da mettere in menù».
Come è cambiato il modo di utilizzare i social dopo la pandemia?
«Secondo me, dovremmo fare un passo indietro e chiederci come sono cambiati durante la pandemia. È proprio in quel periodo che molti profili sono cresciuti incredibilmente, visto e considerato che dovevamo stare tutti in casa e in qualche modo dovevamo passare il tempo. Tutti noi eravamo sui social, molte piattaforme sono esplose, come Tiktok, e anche chi non è più giovanissimo ha scoperto un nuovo mondo e un nuovo modo di comunicare anche con i propri cari lontani a causa delle restrizioni. Ma finita la vera emergenza è tornato tutto come prima. Non vedo proprio differenza: chi già utilizzava i social per lavoro come me ha ripreso normalmente a farlo come sempre. I social sono una grandissima invenzione, se usati bene sono una fonte immensa di informazioni da cui at- tingere. Posso dirti cosa non mi piace vedere sui social, però: l'ostentazione a una vita che non è la tua, il far entrare troppo i follower nella tua vita rivelando anche particolari personali che, secondo me, è giusto tenere per sé. Va bene condividere le tue esperienze con loro, ma fino a un certo punto, altrimenti entri in un circolo vizioso da cui non riesci più a uscire».
Il tuo blog ha aperto un'importante finestra anche sulla gastronomia della Valle d'Itria. Cosa pensi sia poco valorizzato e cosa troppo?
«Io sono innamorata della Valle d'Itria e non ti nascondo che uno dei miei sogni sarebbe proprio quello di mollare tutto in città e abitare lì. Negli ultimi anni la zona è esplosa anche per ovvie ragioni perché, secondo me, è una delle zone più belle della Puglia e dal punto di vista gastronomico è ricco di prodotti di altissimo livello. Come tutte le esplosioni improvvise c'è sempre il rovescio della medaglia. Molti si sono improvvisati ristoratori con risultati davvero deludenti sia dal punto di vista della qualità che da quello del rapporto, a volte disatroso, con il cliente, in questo caso turista specialmente straniero. Quello che manca, e che io valorizzerei, è proprio il rapporto con la terra e con la ruralità, che solo chi è del posto può avere. Ecco perché lascerei da parte ristoranti wine bar ecc per aprire le porte di home restaurant dove vivere la vera esperienza con il territorio. Io spero che questa zona rimanga sempre genuina e non cada nel tranello della commercializzazione come è accaduto un po' nel Salento».
A pochi passi dalla Valle d'Itria c'è Fasano. In alcune occasioni hai visitato dei suoi ristoranti?
«Fasano è una perla da scoprire dal punto di vista culinario. Ci sono alcuni posti davvero incredibili che sto tentando di recensire ma non riesco in quanto, credetemi, sempre pieni. Non credevo che a Fasano potessi trovare una così alta qualità e innovazione, la cosa bella è che in quelli che ho provato la materia prima è sempre del posto o comunque delle vicinanze e se ne sente la differenza».
Nella tua classifica Top 2022 hai inserito un ristorante fasanese nella categoria “Best non pensavo fosse così buono 2022”...
«E qui ritorniamo alla domanda precedente, al fatto che Fasano mi ha piacevolmente stupita. “Ardecuore” è un grande esempio di come dei ragazzi giovani possano creare un locale di successo dove nel menù, che è davvero fantastico, riescano a unire innovazione e tradizione locale. Piatti di sostanza non certo delle mini porzioni come piace a tutti noi, diciamolo. Ancora ricordo il loro uovo croccante e sono passati mesi da quel giorno per farvi capire quanto ho apprezzato quel pranzo. Vi racconto un aneddoto: quel giorno era il compleanno di mia madre e prima di arrivare a loro avevo fatto un giro di telefonate ad altri ristoranti trovandoli tutti, e dico tutti, pieni. Alla fine ho provato a chiamare loro e avevano un tavolo libero. Non solo: “Ardecuore” è un locale dog friendly, quindi sono riuscita a portare anche la mia cagnolina con me. Insomma, credo proprio che sia stato il de- stino a portarmi lì».
Nella primavera scorsa hai avviato una collaborazione con l'artigiana Stefania Calefati di Puglia di stoffa?
«Avevo già notato Stefania su Instagram e le sue creazioni mi hanno colpita fin da subito, sono così ben fatte che molte volte pensavo che il suo cibo di “stoffa” fosse reale. Ad Ania ho voluto dedicare da subito un articolo sul mio blog, perché la ritengo un'innovatrice e da lì è nata anche un'amicizia tanto da portarmi in primavera a richiederle una linea speciale dei suoi portachiavi focaccia in edizione limitata. Dieci pezzi che sono stati venduti in tre giorni e tanti mi hanno chiesto di rifarli nuovamente. L'idea è piaciuta a molti ed è andata benissimo. Spero di riuscire presto ad andarla a trovare nel suo negozio in centro a Fasano per ammirare le sue novità e discutere di qualche idea con lei».
Oltre i Top, ci sono stati locali “flop” o che non ti abbiano soddisfatta per niente?
«Certo, ma non tantissimi in proporzione a quanti ne ho girati. Devo dire che quest'anno ho valutato, oltre che la qualità, anche il rapporto del prezzo che è un elemento molto importante da considerare. Io non sono mai stata una persona attenta ai prezzi, ma negli ultimi tempi anche io ho imparato a fare i conti nel piatto e molti locali che ho inserito come flop lo erano sia perché in realtà la cucina non era all'altezza sia perché avevano dei prezzi spropositati rispetto a quello che poi ti veniva portato. Sono consapevole che ormai non ci sono più ristoranti “economici”, perché tutto è aumentato, ma quando noto che l'aumento è esagerato non lo ritengo corretto. Vi assicuro che molti, soprattutto nelle zone turistiche, ne hanno molto approfittato; infatti, la Puglia è risultata una delle zone più care».
Quali sono i tuoi progetti per il 2023? Non ti piacerebbe scrivere una guida per il turismo gastronomico?
«Sicuramente posso dirvi che mi piacerebbe visitare e recensire le parti della Puglia che non ho ancora toccato come il Gargano e la parte di Taranto e poi cercare di fare qualche puntatina a Roma e a Napoli, per assaporare i veri sapori della cucina romana e partenopea. Scrivere un libro? Sì, ci penso spesso e non vi nascondo che mi piacerebbe tantissimo, ma al tempo stesso non saprei proprio da dove cominciare».
di Marica Mastrangelo
12/02/2023 alle 05:40:45
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