PER NON DIMENTICARE
40 anni fa la strage di via Fani: a Roma ricordato anche il fasanese Francesco Zizzi
La sorella e la nipote del poliziotto ucciso dalle Brigate Rosse ricevute dalla sindaca di Roma Virginia Raggi: oggi cerimonia col presidente della Repubblica
FASANO - "Piazza Ciaia, i corsi principali, il centro storico. Fasano è un immenso tappeto umano. Almeno diecimila persone, forse di più, sono stipate come sardine per l'ultimo saluto al vicebrigadiere di polizia Franco Zizzi. È il 19 marzo 1978, una domenica triste, una indimenticabile giornata di lutto e angoscia. Sono passati quaranta anni ma in molti, a Fasano, ricordano quel tragico 16 marzo 1978. Attorno alle 10 radio e tv interrompono i programmi per dare la tragica notizia: a Roma, in via Fani, rapito Aldo Moro, trucidati cinque agenti di scorta. Firmato: Brigate Rosse. Anche a Fasano la gente si riversa in strada. In molte aziende, uffici, scuole, tutto si blocca. È mobilitazione totale: partiti, sindacati, associazioni, istituzioni pubbliche. A mezzogiorno è ormai certo che tra le vittime c'è un fasanese: il vicebrigadiere di P.S. Franco Zizzi, 30 anni, aggregato alla scorta di Moro, per una fatale coincidenza, solo il giorno precedente, in sostituzione del brigadiere Gentiluomo, fermo per un turno di riposo. Non doveva essere lì “Cuoricino” (come veniva chiamato, per via della sua bontà, Zizzi dagli amici)". Scriveva così, qualche anno fa, il mensile cittadino Osservatorio ricordando via Fani.
In occasione del 40° anniversario sono volate a Roma la sorella di Franco, Adriana, e la nipote, Valentina Mauriello. Tante le iniziative per ricordare quel tragico evento. Ad esempio ieri i familiari degli uomini della scorta di Aldo Moro sono stati ricevuti dalla sindaca della Capitale Virginia Raggi. «Eravamo in tredici, familiari delle cinque vittime della scorta – raccontano le due nostre concittadine -. E' stata una cosa bella. Intanto per la novità. Siamo stati ricevuti da molte persone ma mai un sindaco, per giunta della Capitale, ci aveva accolto con tanta semplicità parlando non di ciò che è stato ma di ciò che avverrà». Oggi invece cerimonia in via Fani per scoprire la nuova stele (sarà il Presidente della Repubblica a farlo) voluta sempre dalla prima cittadina di Roma al posto di una targa ormai illeggibile. «Certe sensazioni non muoiono mai e anzi si rinnovano – spiega Adriana Zizzi -. Io ho sempre cercato in questi anni di partecipare agli eventi istituzionali ma è un peso molto forte. Tutti abbiamo momenti di dolore nella vita ma traumi così violenti è davvero difficile superarli. La nostra presenza è per preservare la memoria e anche se ci costa tanto sono eventi che rincuorano». La sorella di Franco Zizzi ricorda anche quel fatidico giorno. «Era un giorno qualunque per me – precisa -. Ero un'insegnante ma quel giorno non ero andata a scuola. Stavo svolgendo normali mansioni domestiche quando venne a trovarmi mio suocero che mi spinse ad accendere la tv in quanto raccontava di un grave evento accaduto a Roma. Franco era a Roma già da qualche settimana ma non sapevamo fosse stato aggregato quel giorno alla scorta di Moro. E' noto che fu un qualcosa dell'ultimo momento. Mio fratello credeva nel lavoro che faceva ed era orgoglioso di svolgerlo. Anche scortare Moro, una persona importante impegnato in un dialogo politico molto forte, lo inorgogliva come ci ha raccontato anni dopo la sua fidanzata. Appresi la notizia così, dalla tv, in modo brusco e con un'aspirapolvere in mano. E poi la nostra vita è cambiata. Il nostro viaggio a Roma fu comunque di speranza in quanto Franco fu l'unico a non morire in via Fani ma in ospedale. Ma giunti al Gemelli ci fu data la notizia».
«Questa vicenda non appartiene più solo a noi, non è più familiare – sottolinea Valentina Mauriello, nipote di Franco Zizzi -. Anche io faccio l'insegnante e l'ho raccolta come un dono. Il nostro scopo è stato trasformare questa tragedia in bellezza e il dolore in valore. Fasano è stata colpita molto duramente nella sua storia: Franco Zizzi ma non dimentichiamoci di Palmina Martinelli e Valerio Gentile. Vorrei che si utilizzassero queste figure per iniziare dei viaggi più profondi che non siano solo ricordi di morte e di lutti ma azioni concrete per educare i giovani alla legalità nel caso di Zizzi, alla lotta alle mafie quando parliamo della Martinelli e al senso di rispetto della persona e di civiltà nel caso di Valerio Gentile. Mi piacerebbe che Fasano cogliesse il bello che c'è in queste storie. Tornando a Franco Zizzi la sua storia si collega alla Costituzione. Quel giorno non è morto tanto per. Bisogna capire che quelle cinque persone trucidate in via Fani sono morte per noi, per difendere appunto la Costituzione. In quegli anni si sapeva che il rischio di morire era molto alto se si prestava servizio a Roma. Ma quei ragazzi lo fecero a cominciare da mio zio. C'era il senso dello Stato. Se noi oggi possiamo parlare liberamente, esprimere un'opinione o dissentire in pubbliche manifestazioni è perché quel 16 marzo, che è stato il nostro 11 settembre, qualcosa è accaduto e quei 5 uomini sono morti, ribadisco, per noi. Questo, purtroppo, si fatica ancora a comprendere ».
A Roma, intanto, l'altro ieri, è stato presentato un nuovo libro sugli uomini della scorta di Aldo Moro: si chiama “Gli eroi di via Fani” ed è stato scritto da Filippo Boni. Quest'ultimo, proprio su iniziativa di Adriana Zizzi e Valentina Mauriello, sarà a Fasano il prossimo aprile per parlare nelle scuole. Non è il solito libro sui misteri e su quanto accaduto ma parla ai giovani e di memoria. Nel corso degli anni Fasano non ha mai dimenticato questo suo eroico figlio arruolatosi in Polizia nel 1972. Gli ha dedicato una piazza, la palestra dell'Alberghiero e ogni anno, il 16 marzo (quest'anno rinviata al 19 marzo per ovvi motivi), c'è la solenne cerimonia al cimitero con la deposizione di fiori sulla tomba-monumento voluta dalla famiglia. «40 anni: più di una generazione, circa mezza vita, il tempo esatto per entrare nella Storia – scrive invece il sindaco di Fasano Francesco Zaccaria in occasione del 40° anniversario della strage di via Fani -. Ma, stavolta, la Storia non ci ha ancora dato tutte le ragioni del sacrificio di Franco Zizzi, dei suoi colleghi, e di Aldo Moro; ciò rende questo sacrificio ancora più duro da capire, più ingiusto da accettare, più difficile da spiegare. La difficoltà più grande è senz'altro quella di far comprendere, ai giovani del XXI secolo, il motivo per il quale studiare questo tremendo fatto di ieri ci aiuta a capire i gravi problemi dell'oggi: i presupposti sono diversi, ma i nostri timori pressoché gli stessi. Oggi come ieri, tuttavia, a guidarci nello sforzo di comprendere i fatti, di onorare il sacrificio, e superare i timori, devono essere i princìpi della nostra Costituzione e il senso del dovere: valori da riscoprire in un tempo in cui la politica come studio e comprensione dei problemi viene accantonata, per fare spazio all'uso strumentale delle paure e delle incertezze del nostro tempo, alla rabbia, al vuoto culto dell'immagine. Nel secolo scorso, il terrorismo politico fu battuto non con leggi eccezionali o con la sospensione della democrazia, né con la sottrazione dei diritti, ma con la Costituzione, con i codici, con le leggi e, soprattutto, con la dedizione di donne e uomini dello Stato che fecero per intero il loro dovere, come Franco Zizzi. Quella grande lezione è ancora più che valida: oggi come allora non ci dobbiamo abbandonare alla sfiducia né alla paura, perché, come proprio Aldo Moro ha detto nel suo ultimo discorso, “Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato, con tutte le sue difficoltà”. Tutti uniti, e convinti dei valori della Repubblica, supereremo sfiducia e paura: è il miglior modo per ricordare e onorare gli eroi del dovere come Franco Zizzi.».
di Redazione
16/03/2018 alle 06:26:24
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